È ANCHE ITALIANO IL PIÙ GRANDE SANTUARIO PER LE BALENE DELL’EMISFERO SETTENTRIONALE.
Con la firma dei Ministri dell’Ambiente di Francia, Principato di Monaco e Italia si è definitivamente concluso l’iter per l’istituzione del grande Santuario dei Cetacei del Mediterraneo settentrionale, un’area delimitata da due linee immaginarie tracciate fra Punta Escampobariou in Francia e Capo Falcone in Sardegna e tra Capo Ferro, sempre in Sardegna, e Fosso Chiarone in Toscana. Tredici specie diverse di cetacei – fra cui duemila balene, 30-40.000 delfini e, ancora, grampi, capodogli, zifi e globicefali, oltre a occasionali balenottere minori, orche e pseudorche – nuotano in queste acque, soprattutto d’estate, con una densità superiore da due a quattro volte al resto del Mediterraneo. In questa zona sarà ancor più stretto il controllo alla pesca con le spadare, cancellate per sempre le competizioni off-shore, intensificata la lotta all’inquinamento e promosso il “whalewatching”. Francia, Italia e Monaco promuoveranno attività comuni di ricerca, monitoraggio e di educazione ambientale.
PESCI CORALLINI A RISCHIO NEL SUD EST ASIATICO.
Lo denuncia il rapporto “Fishing for Solutions: Can the Live Trade in Wild Groupers and Wrasses from Southeast Asia be Managed?” del TRAFFIC, organismo congiunto del WWF e dello IUCN, World Conservation Union. I ristoranti di Hong Kong, Cina, Singapore e Kuala Lumpur servono agli avventori una quantità di pesci corallini tale da mettere in pericolo la loro stessa possibilità di sopravvivenza. I pesci sono tenuti vivi in acquario e preparati a richiesta: sono soprattutto cernie e labridi che, stando al rapporto TRAFFIC, sarebbero in rapido declino soprattutto sui reef indonesiani, filippini e malesi. Il rapporto denuncia ancora l’utilizzo del cianuro per catturare le prede: “Il veleno consente di catturare facilmente i pesci, che poi lo eliminano nel trasporto al mercato; il suo effetto sul reef però è pesantissimo” dichiara Chen Hin Keong, direttore di Traffic Southeast Asia. Le esportazioni di pesce dal Sudest asiatico sono salite dalle 400 tonnellate nel 1989 a oltre 5.000 tonnellate nel 1995 per poi declinare del 22% l’anno successivo, un trend comune a tutti i paesi della regione come conseguenza del sovrasfruttamento delle risorse.
È NATA UNA NUOVA COMMISSIONE SUGLI OCEANI E L’ATMOSFERA DELLE NAZIONI UNITE.
Integrare studi e osservazioni dell’atmosfera e degli oceani, per poter poi sviluppare un sistema integrato per il monitoraggio e la previsione simile a quello già esistente per i fenomeni meteorologici, è lo scopo della nuova Commissione Congiunta per l’Oceanografia e la Meteorologia Marina istituita dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) dell’Unesco, l’organizzazione scientifica delle Nazioni Unite. Questo lavoro tenterà anche di prevedere fenomeni ricorrenti come El Nino/La Nina e gli effetti dei cambiamenti climatici. Per maggiori informazioni consultare il sito http://ioc.unesco.org/ioc
ACCORDO EUROPEO PER LA RIDUZIONE DELLA FLOTTA PESCHERECCIA COMUNITARIA
– C’è una novità nell’accordo annuale, il quarto finora, firmato dai Ministri della Pesca dell’UE sull’ammodernamento e riduzione della flotta peschereccia comunitaria. Ai fondi stanziati dall’Unione Europea per la sostituzione dei battelli è stata aggiunta una clausola: i paesi trovati in difetto rispetto alle leggi comunitarie dovranno ridurre la loro flotta del 30%.
TONNO E PESCESPADA MEDITERRANEI IN PERICOLO:
l’83% dei tonni e l’86% dei pescispada sbarcati in Spagna sono sottotaglia, denuncia un rapporto del WWF e del TRAFFIC, programma di controllo del commercio di specie viventi del WWF e dello IUCN, il World Conservation Union. Che sollecita i governi a mettere in atto un piano di gestione degli stock e di recupero per entrambe le specie in Mediterraneo. “I dati mostrano chiaramente che vi sono ampie zone oscure nei regolamenti dell’ICCAT e dell’Unione Europea” sostiene Caroline Raymakers, co-autrice del rapporto di TRAFFIC Europe. “è poi necessario che l’ICCAT stabilisca delle misure rigorose di gestione del pescespada Mediterraneo”
PALANGARI FUORILEGGE NELLE HAWAII
– è il clamoroso verdetto di una causa intentata da due associazioni ambientaliste contro questo metodo di pesca, imputato del massacro di migliaia di uccelli marini, squali e tartarughe. Il giudice federale delle Hawaii, David Ezra, ha deciso che il National Marine Fisheries Service, la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), e il Segretario del Commercio William Daley hanno violato il National Environmental Policy Act (NEPA) consentendo la pesca con palangari senza un adeguato studio di impatto ambientale. Il giudice ha quindi chiuso un’area vastissima di oceano Pacifico (sopra il 28° parallelo Nord e tra i 150° e 168° W di longitudine) alla pesca con palangari finché non sarà pronto lo studio. La flotta hawaiana è composta da 100 battelli che cacciano tonni e pescispada con lenze di 30 miglia di lunghezza innescate con migliaia di ami; oltre alle specie bersaglio i palangari catturano migliaia di esemplari di specie protette fra tartarughe, uccelli marini e squali pelagici.
ORSI POLARI AFFAMATI A CAUSA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE
– Gli orsi polari nell’immensa Baia di Hudson canadese sono denutriti a causa del riscaldamento globale del pianeta, sostengono tre ricercatori del Canadian Wildlife Service. Essendo seriamente sottopeso, gli orsi stanno avendo pochi cuccioli. Lo studio mostra che dal 1981 al 1998 la condizione degli orsi polari è “decisamente peggiorata” nella zona occidentale della Baia di Hudson. Nello stesso periodo lo scioglimento primaverile del ghiaccio che ricopre la superficie della baia è avvenuto con anticipo sempre maggiore. Gli orsi polari, che cacciano le foche dalla piattaforma di ghiaccio, si trovano così isolati sulla costa, nell’impossibilità di raggiungere le loro prede. Gli scienziati hanno registrato nella baia un aumento della temperatura media di 0.2-0.3 gradi per decennio.
SCHEDATI I REEF AMERICANI
– è partita negli Stati Uniti la campagna di mappatura delle barriere coralline del paese che dovrà essere completata per il 2009. Meno del 10% dei reef americani, stima la NOAA (National Oceanographic and Atmospheric Administration), è stato mappato e il suo stato di salute valutato. Le nuove carte forniranno la base per un progetto di controllo a lungo termine utile alla comprensione dei processi ecologici e oceanografici che influenzano la salute dei reef e per evidenziare le tendenze. La mappatura consentirà inoltre di sviluppare una rete di aree coralline protette e di identificare le zone che maggiormente necessitano di protezione e controllo. La mappatura è già in corso da un anno nelle Isole Vergini Americane e a Porto Rico e partirà a marzo nelle otto principali isole delle Hawaii. Per realizzare queste mappe le indagini sul campo saranno integrate con osservazioni via satellite, aeree e navali.
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