UNA MEGATTERA IN ADRIATICO
– L’hanno seguita e fotografata i ricercatori dell’Istituto Tethys e della Fondazione Cetacea quest’estate al largo di Senigallia. Si tratta di un evento eccezionale: basti pensare che dal 1865 a oggi si contano soltanto cinque avvistamenti di questo cetaceo nel Mediterraneo. L’animale, lungo quasi 9 metri, si sta dirigendo verso sud e non era in buone condizioni di salute. La megattera avvistata era molto magra, non aveva comportamenti naturali e si trova fuori dal suo habitat naturale: di norma vive infatti negli oceani spostandosi da latitudini artiche fino ai tropici. La lunghezza media si aggira sui 13 metri e l’adulto può raggiungere le 30 tonnellate di peso.
IL ROBOT ITALIANO ROMEO SI È IMMERSO IN ARTICO
– È partita la prima campagna sperimentale italiana di Robotica marina in Artico. Il robot Romeo, che si era già messo in luce in precedenti missioni in Antartico, si è immerso a 79° di latitudine Nord, alle isole Svalbard nel Kongsfjord, presso Ny- Alesund, dove si trova la Base CNR intitolata a Umberto Nobile. Il cuore scientifico del progetto E-Robot2 è stata la collaborazione con alcuni ricercatori marini europei che, grazie alla connessione in rete del robot Romeo, realizzata in collaborazione con il CNR-SRT, lo hanno potuto pilotare tramite Internet ed esplorare così l’ambiente sottomarino artico direttamente dai loro laboratori.
DENTI DI SQUALO FOSSILE IN REGALO AI BIMBI
che si recano al Parco Le Navi di Cattolica accompagnati da un adulto. Secondo antiche usanze sciamane, il dente di squalo è un eccezionale portafortuna che protegge e dà forza a chi lo indossa. Quello che viene regalato a tutti i bambini, fino a esaurimento scorte, è un autentico dente fossile appartenuto allo squalo Otodus obliquus, vissuto 60 milioni di anni fa. I denti sono stati raccolti nei ricchissimi giacimenti fossiliferi del Marocco dai paleontologi di Geoworld, lo stesso gruppo che ha allestito nel Parco, per il secondo anno, la mostra “Dinosauri, dominatori del Passato”. Un simbolico amuleto che l’Acquario di Cattolica offre ai suoi giovani visitatori, i più ricettivi e sensibili all’affascinante storia del mare e dell’evoluzione del nostro pianeta.
PREVISIONI METEO PIÙ ACCURATE? LA RISPOSTA FORSE È SUL FONDO DEL MEDITERRANEO
– Ricostruire l’andamento della temperatura superficiale del Mediterraneo negli ultimi mille anni potrebbe consentire di avere finalmente previsioni del tempo più accurate. L’ambizioso progetto è di un gruppo di geologi dell’università di Londra guidato da Michael Kucera che, per tracciare la mappa climatica del Mediterraneo dell’ultimo millennio, intende studiare il plancton accumulato sui fondali nei secoli. Il successo di questo progetto consentirebbe alla meteorologia di fare un incredibile passo avanti, considerando che i modelli matematici utilizzati finora si basano sull’andamento del clima solamente degli ultimi duecento anni.
TRENTADUE TONNELLATE DI PINNE DI SQUALO
sequestrate su un solo peschereccio, l’americano “King Diamond II”: è lo sconvolgente bottino recuperato dalla Guardia Costiera americana a fine agosto in acque internazionali al largo di Acapulco. Trentadue tonnellate di pinne acquistate da pescatori delle isole Fiji e Solomon per 260.000 dollari, che il peschereccio avrebbe venduto in Guatemala per oltre 6 milioni di dollari – una frazione del prezzo che i ricchi “gourmet” asiatici avrebbero pagato per le loro zuppe di pinne di pescecane: 100 dollari a porzione. Trentadue tonnellate di pinne, racchiuse in centinaia di pacchi accatastati sul ponte del “King Diamond II”: 30.000 squali catturati, privati delle pinne, le carcasse mutilate ributtate a mare perché ingombranti e di scarso valore. È lo “shark finning”, una pratica così distruttiva da essere proibita in molti paesi. Dal 13 marzo lo “Shark Finning Prohibition Act” vieta ai pescherecci statunitensi e a quelli stranieri in acque americane di pescare squali e ributtarne in acqua il corpo senza pinne, ma anche di trasportare pinne senza il resto del corpo dello squalo. Il numero di questi predatori, al vertice della catena alimentare marina, sta declinando vertiginosamente in tutti i mari del mondo.
DUE BUONE NOTIZIE PER VENEZIA:
la misurazione più dettagliata della circolazione delle acque lagunari mostra che Mose, la diga che dovrà difendere la città dalle acque alte, non creerà problemi ambientali. E un secondo studio mostra che il riscaldamento globale del pianeta avrà indirettamente un effetto positivo sulla città lagunare, limitando il fenomeno delle acque alte. Lo scorso dicembre il governo ha dato il via al progetto Mose, la gigantesca diga che difenderà la laguna dalle ondate di piena. Il timore che l’acqua della laguna, isolata dal mare aperto, potesse ristagnare e creare notevoli disagi alla città è rientrato dopo la presentazione della ricerca di Miro Gacic e dei ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica di Trieste. L’analisi più dettagliata mai compiuta finora sui movimenti delle masse di acqua lagunari con le maree ha invece dimostrato che il ricambio d’acqua della laguna è rapido e si completa in un sol giorno: sarà quindi sufficiente aprire le chiuse anche solo per qualche ora per rinnovare gran parte dell’acqua della laguna. La seconda buona notizia viene dai climatologi inglesi: Trevor Davies dell’Università dell’East Anglia sostiene, dati alla mano, che il riscaldamento globale ha modificato l’intensità e la traiettoria delle depressioni nel Mediterraneo, in direzioni che non favoriscono l’insorgere dell’acqua alta a Venezia.
PINGUINI RICERCATORI
– Jean-Benoit Charrassin e i suoi colleghi del Museo di Storia Naturale di Parigi hanno chiesto ai pinguini un aiuto per tracciare una mappa accurata della temperatura del mare che circonda le isole Kerguelen, nel Pacifico meridionale.Acque pescosissime ma burrascose e per questo assai poco studiate. Così hanno assoldato diciotto pinguini e li hanno equipaggiati di minuscoli ma sofisticati termometri e profondimetri. “Le navi oceanografiche hanno spesso grandi difficoltà a operare in zone così remote e difficili” conferma Charrasin “in situazioni come questa gli animali marini come i pinguini, che in queste acque sono di casa, si rivelano un aiuto efficace e a basso costo”.
CAPODOGLI CON L’AIRBAG?
Il gigantesco “capoccione” del capodoglio (che nel maschio rappresenta fino a un terzo della lunghezza di tutto il corpo) potrebbe avere la funzione di un airbag, un cuscinetto per attutire i colpi che i maschi si scambiano durante le lotte per assicurarsi i favori delle femmine: è l’ipotesi avanzata da David Carrier dell’Università dello Utah. Altri cetologi sono però scettici e ritengono abbia invece una funzione di galleggiamento e probabilmente anche di “lente acustica” per produrre i suoni con i quali i capodogli tracciano un contorno mentale del fondale marino sottostante.
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