L’ATLANTE DELLE ONDE E DEL VENTO DEL MEDITERRANEO
– È il rapporto dettagliato delle caratteristiche del moto ondoso e del vento in ogni mese dell’anno, per oltre 200 punti del Mediterraneo. “Questo atlante è molto più aggiornato di quelli finora disponibili”, ha osservato Luigi Cavaleri, dell’Istituto di scienze marine del CNR di Venezia che ha realizzato l’atlante sulla base di una statistica relativa agli ultimi dieci anni. “Normalmente questi si basano soprattutto sui dati riportati visivamente dalle navi, raccolti ed elaborati dal Servizio meteorologico olandese (KNMI) e pubblicati sotto forma di tabelle per ampie zone di mare. A parte l’approssimazione intrinseca nei dati originali, alcune aree dei mari italiani come l’Adriatico risultano praticamente scoperti”. Le sole informazioni da satellite, invece, non riescono a illustrare la grande varietà di clima esistente lungo le nostre coste. Il CRN, in collaborazione con la Marina militare italiana, greca e francese ha affrontato il problema facendo uso di tutti i dati disponibili provenienti sia dal Centro meteorologico europeo (l’ECMWF di Reading, in Gran Bretagna) sia dalle misure ottenute lungo le coste e tramite i satelliti artificiali. “Il risultato – ha rilevato Cavaleri – è una griglia che descrive il clima marittimo di tutto il bacino mediterraneo attraverso parametri dettagliati, come altezza, periodo, direzione delle onde, intensità e direzione del vento”. Grazie all’atlante sarà possibile pianificare un viaggio basandosi, oltre che sulle previsioni meteorologiche, sulla possibilità di conoscere in anticipo le condizioni del vento e delle onde lungo la rotta prevista e potrà essere utilizzato anche per progettare porti e difendere le spiagge. È disponibile anche in CD-ROM.
PESCATORI E AMBIENTALISTI LANCIANO UN PREMIO PER UN NUOVO ATTREZZO DI PESCA
– Centinaia di migliaia di tartarughe, delfini e persino uccelli marini muoiono inutilmente, ogni anno, impigliati in reti e ami calati in mare per prendere tutt’altra specie animale. L’inefficienza e la mancanza di selettività di molti attrezzi da pesca causa così delle stragi inutili, definite dalla Commissione per gli Oceani del governo americano come la minaccia più importante per i cetacei in tutto il mondo, e costosissime sia per l’ambiente che per gli stessi pescatori, che spesso vedono danneggiate le loro reti. Così l’industria della pesca e le associazioni ambientaliste hanno formato un’insolita alleanza e hanno dato vita al concorso “Smart Gear”: ben 25.000 dollari per l’inventore di un attrezzo in grado di ridurre queste morti accidentali conosciute come “bycatch” e che include anche molte specie di pesci, cosiddette “di scarto”, che vengono rigettate in mare ormai morte. Alcuni attrezzi per limitare queste perdite sono già in uso: Il TED, ad esempio, è una sorta di uscita d’emergenza per tartarughe dalle reti a strascico per la cattura dei gamberi. Così l’adozione di ami circolari, invece dei classici ami a “J” riduce la mortalità delle tartarughe. Il limite massimo per sottoporre le proprie invenzioni alla giuria del concorso è il 31 dicembre di quest’anno. Tre le categorie: Cetacei, Tartarughe, Altre specie. I vincitori otterranno anche l’aiuto per trasformare in realtà le proprie invenzioni. Il regolamento si trova sul sito www.smartgear.org.
DALLO SPAZIO LA SICUREZZA PER IL TRASPORTO MARITTIMO
– È uno degli obiettivi del progetto Sestante (Servizi per la Sicurezza del Trasporto su Acqua basati su Navigazione satellitare e altre Tecnologie), progetto preliminare finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Obiettivo principale del progetto Sestante è analizzare servizi e tecnologie innovative basate sull’uso dei futuri sistemi di navigazione satellitare (primo fra tutti Galileo) nel settore marittimo per la ricerca e il soccorso, il controllo del traffico e la creazione di autostrade del mare. Scopo ultimo è preparare la base tecnica e creare le condizioni favorevoli per dare inizio al macro-progetto sulla sicurezza nel trasporto marittimo, che prevede la sperimentazione di applicazioni basate su infrastrutture di navigazione satellitare nel settore marittimo. Il progetto è stato affidato a un consorzio che comprende organizzazioni industriali, piccole e medie imprese, enti di ricerca e pubbliche amministrazioni come la Regione Toscana e la Provincia di Livorno.
RINASCONO I CORALLI ALLE MALDIVE
– “È la prima volta nella storia del nostro arcipelago che si è potuta osservare la riproduzione dei coralli” ha dichiarato il biologo marino Azeez Hakeem, uno dei fortunati che ha potuto osservare, una notte di luna piena, un’ondata di minuscole perline di corallo che si alzava dal reef. Uova e seme maschile, in quantità enormi: la prova tangibile che i reef maldiviani, provati sei anni fa da una moria provocata probabilmente da un fenomeno simile a El Niño, sono finalmente sulla strada della rinascita. Due terzi delle barriere coralline maldiviane, allora, “sbiancarono”: persero cioè le minuscole alghe che vivono al loro interno senza le quali i coralli perdono non solo il colore ma spesso anche la vita.
UNA TARTARUGA VALE TRE VOLTE PIU’ DA VIVA CHE DA MORTA
sostiene il WWF – Che esorta le comunità costiere ad arrestare il declino delle tartarughe marine in tutti gli oceani del mondo con una solida argomentazione economica: le tartarughe attirano i turisti e generano ricchezza. Tutte le sette specie sono pesantemente minacciate: tre sono classificate come “criticamente in pericolo” e altrettante sono “a rischio”, uccise per le loro carni, per il guscio, e raccolte fin da prima della loro nascita perché le uova avrebbero proprietà afrodisiache. La tartaruga Liuto, che può sfiorare i tre metri di lunghezza, è diminuita del 90% negli ultimi venti anni. Anche se poco sensibili a questi dati, e al fatto che la tartaruga Caretta Caretta nuotava negli oceani prima dei dinosauri, politici e responsabili dello sviluppo turistico dovrebbero, secondo l’associazione ambientalista, cominciare a riflettere sul valore economico delle tartarughe e dello sviluppo che potrebbero generare. Da vive. Analizzando 18 siti in Africa, Asia, America Latina e Caraibi, infatti, dallo studio del WWF risulta che il ritorno economico dell’uccisione delle tartarughe è mediamente di circa 582.000 dollari USA l’anno. Mentre dove le tartarughe sono diventate un’attrazione turistica, il ritorno medio è di circa 1.650.000 dollari. Dal 1980, infatti, le escursioni dedicate all’osservazione delle tartarughe sono aumentate enormemente: ora circa 175.000 persone l’anno si dedicano a questa attività in 90 luoghi di 40 paesi, fra cui il maggiore è il Costa Rica.
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