Con il termine correnti marine viene indicato il movimento di massa d’acqua non collegato alla marea (ovvero le correnti di marea trattate in altra sezione), o al moto ondoso.

Le correnti, di cui il navigante nota solo l’effetto superficiale, esistono lungo tutta la massa d’acqua, e talvolta solo in determinati strati senza causare effetti visibili in superficie. Esse si verificano prevalentemente in acque profonde ed in mari aperti. Inoltre, mentre le correnti di marea hanno un ciclo temporale ben definito, le correnti marine sono permanenti (o stazionarie) oppure stagionali (o semipermanenti).

Esistono diversi tipi di correnti marine e possono essere classificate:

  • in base alle cause che le creano (correnti di gradiente e correnti di deriva)
  • in relazione alla temperatura dell’acqua che si sposta confrontata con la temperatura dell’ acqua che la circonda (correnti calde o fredde).
  • in relazione alla profondità ove si verificano (superficiali se interessano lo strato d’acqua dalla superficie ai 200 metri; interne se interessano lo strato d’acqua al di sotto dei 200 metri; di fondo se interessano lo strato d’acqua vicino al fondale marino).

Il moto orizzontale della massa d’acqua superficiale (o correnti superficiali), è dovuto all’azione combinata di correnti di gradiente e di deriva, ed è quello di maggior interesse per il diportista.
Le correnti di gradiente
Sono dovute alla irregolare distribuzione della pressione sulla superficie del mare, ed alla differenza di densità di masse d’acqua adiacenti.

Queste correnti si generano quando la superficie dell’acqua assume una certa inclinazione, fatto che accade per l’azione del vento, o per la presenza di masse d’acqua contigue di diversa temperatura e salinità. Le correnti di gradiente dovute a diversa pressione atmosferica ed all’ammassamento dell’acqua dovuto al vento, tendendo a ristabilire l’orizzontalità della superficie marina, sono di intensità modesta, e pressoché irrilevanti ai fini della navigazione in mare aperto.

La situazione cambia in prossimità di costa, se il vento che spira verso la costa è di intensità adeguata, si possono ammassare lungo costa notevoli masse d’acqua che, non potendo rifluire verso il largo a causa del vento contrario, danno luogo a forti correnti che scorrono parallelamente alla costa.

Le correnti di gradiente dovute a differenza di densità si presentano soprattutto negli strati interni della massa d’acqua, e hanno effetto apprezzabile sulla navigazione solo nell’esempio sopra descritto.
Le correnti di deriva
Sono dovute all’azione di trascinamento creato dall’attrito esistente tra la massa d’aria in movimento e la massa d’acqua superficiale del mare.

I forti venti costanti come gli alisei che spirano in Oceano Atlantico, ed i monsoni che spirano nell’oceano indiano, sono la causa di gran parte delle correnti di deriva costanti.

Il vento tende a trascinare lo strato superficiale delle acque marina nella sua stessa direzione, il movimento di deriva si trasmette agli strati inferiori con intensità decrescente e direzione man mano variabile; il movimento inizia con ritardo rispetto al momento di inizio dell’azione del vento e solo gradualmente raggiunge la velocità di regime.

Venti leggeri possono generare deboli correnti di deriva in circa sei ore, sono necessarie ben 48 ore di vento forte perché la relativa corrente di deriva raggiunga la velocità di regime.

L’intensità della corrente di deriva a regime è pari a circa l’1,5 {2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} della velocità del vento che l’ha generata, velocità che dipende anche da altri fattori, ed in particolare dall’ampiezza dello specchio d’acqua libero da ostacoli, denominato fetch, esistente nella direzione di provenienza del vento. Fetch limitati non consentono alla corrente di raggiungere velocità della percentuale sopra indicata, anche se il vento spira dalla stessa direzione per periodi di tempo superiori alle 48 ore.

La direzione della corrente

Le forze che mettono in movimento sia le correnti di gradiente sia quelle di deriva, tendono a muovere la massa d’acqua in una ben determinata direzione. Nel caso delle correnti di gradiente dal luogo a livello maggiore verso quello a livello minore, nel caso di correnti di deriva nello stesso senso di propagazione del vento (a meno di una differenza di circa 20°). In effetti le direzioni di propagazione sono sensibilmente diverse da quelle sopra descritte; in particolare le correnti che si propagano nell’emisfero Nord subiscono una deviazione verso la destra rispetto alla direzione di propagazione, quelle che si propagano nell’emisfero Sud subiscono una deviazione verso sinistra.

Le deviazioni sono dovute alla rotazione terrestre che genera una particolarissima forza, detta forza di Coriolis, che agisce su tutte le masse in movimento sul pianeta, ed il cui effetto è più sentito quanto più è grande la massa in movimento.

Oltre alla forza di Coriolis influiscono sulla direzione e sulla intensità delle correnti marine anche altri fattori, natura e vicinanza della costa, presenza di golfi o stretti, maggiore o minore distanza tra la superficie del mare ed il fondo.

Circolazione generale

Le correnti marine così strettamente legate ai fattori meteorologici, sono oggetto di continui studi studi dai quali è stato possibile ricavare dei “modelli di circolazione”, ossia situazioni standard che si verificano in concomitanza con determinate situazioni meteorologiche stagionali. Esistono innumerevoli modelli di circolazione che si applicano ai diversi bacini, da quelli oceanici che hanno validità temporale di mesi a quelli di piccoli golfi di particolare interesse e validi solo per particolari situazioni di vento o insolazione.

In questa sede daremo qualche lineamento generale della circolazione superficiale del Mediterraneo.

Circolazione generale del Mediterraneo

Nel bacino del Mediterraneo le correnti sono solitamente deboli e di direzione variabile. La circolazione superficiale è fortemente influenzata dai venti che al largo possono generare correnti superficiali di intensità fino ai due nodi.

Poiché l’evaporazione dovuta all’effetto del sole è tale da non poter essere compensata dall’apporto di acqua fluviale e piovana, è sempre presente una corrente entrante dallo stretto di Gibilterra. In sostanza il Mediterraneo viene rifornito da acqua oceanica che dopo aver passato lo stretto di Gibilterra fluisce verso Est. In realtà in corrispondenza dello stretto la direzione della corrente non è sempre entrante, ma ciò è dovuto alla sovrapposizione alla corrente di gradiente appena descritta, della corrente di marea che in quell’area ha valori sensibili.

La corrente entrante in Mediterraneo si spinge verso Est dividendosi in un ramo principale ed in altri secondari.

Il ramo principale, sotto l’effetto della forza di Coriolis, dirige verso destra e si addossa alla costa africana perdendo via via intensità fino ad estinguersi. L’intensità della corrente si mantiene fra 0,8 ed 1 nodo lungo le coste dell’Algeria, quindi diminuisce procedendo verso oriente. Nello stretto di Sicilia l’intensità varia tra i 0,4 ed 1 nodo.

A questo andamento generale si sovrappongono numerose e varie situazioni particolari.