Sommario
SEI MILIONI DI OGGETTI GETTATI OGNI GIORNO IN MEDITERRANEO
Occorrono da due a quattro settimane perché un biglietto d’autobus si dissolva in mare; sei mesi per un mozzicone di sigaretta, da cento a mille anni per una bottiglia di plastica, da 200 a 500 anni per una in alluminio e cento per una in ferro. Dei sei milioni di oggetti che si stima siano gettati ogni giorno nel nostro mare, dal 60 al 90% sono di plastica. La circolazione delle correnti in Mediterraneo fa sì che il nostro mare abbia un ricambio d’acqua con l’Oceano Atlantico molto lento: da 70 a 100 anni: ogni oggetto gettato nel nostro mare, vi rimane per un tempo lunghissimo. Nello stomaco di un capodoglio sono stati trovati 50 sacchetti di plastica, in quello delle tartarughe si trovano persino bambole, penne biro e tappi di detersivi.
DEPURATORI RIVOLUZIONARI A GENOVA, UN PROGETTO PILOTA DELL’UNIONE EUROPEA
– Che fine fanno le acque uscite dal depuratore, una volta arrivate a mare? Ci penserà un sonar a stabilirlo, nell’ambito di uno studio pilota finanziato dalla Unione Europea che partirà in questi giorni a Genova. Si parte con il depuratore di Genova-Sturla per arrivare entro il 2002 a coprire l’intero capoluogo; l’obiettivo è quello di valutare l’impatto delle acque reflue sull’ecosistema marino. Il sonar, che estende il suo raggio d’azione fino a 30 metri dalla costa, è in grado anche di evidenziare eventuali occlusioni delle bocche di uscita. Il costo della prima fase del progetto è di un miliardo e mezzo finanziato in parte dall’UE, che fornisce gli strumenti di rilevazione, e per metà dal Comune di Genova, dalla società Amga e un pool di privati. Lo studio pilota si inserisce nel progetto “Life” per il Mediterraneo dell’Unione Europea.
UN SITO INTERNET COMUNITARIO CONTRO L’INQUINAMENTO DEL MEDITERRANEO
– Il Consiglio dell’UE ha approvato la piattaforma d’azione per la lotta contro l’inquinamento marino accidentale nel periodo 2000-2006; per facilitare lo scambio di informazioni fra gli Stati membri è prevista la creazione di un sito internet che permetterà l’accesso ai piani di intervento nazionali e ai principali punti di informazione. L’inquinamento marino accidentale, come definito dal Consiglio, include l’emissione di agenti pericolosi per l’ambiente da parte di navi, piattaforme marine o sulle coste e anche i casi di munizioni e bombe scaricate in mare. Le iniziative per combatterlo saranno finanziate con un fondo speciale annuale di circa due miliardi di lire.
IN SVOLGIMENTO LA QUINDICESIMA SPEDIZIONE ITALIANA IN ANTARTIDE
– Si alterneranno fino a metà febbraio nella base di Baia Terra Nova i 250 ricercatori italiani che prendono parte al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, nato nel 1985 e coordinato dall’Enea con il CNR. I programmi di ricerca comprendono lo studio delle risorse marine (krill e comunità ittiche) del Mare di Ross, e studi paleoclimatici per ricostruire l’evoluzione della calotta est antartica negli ultimi 20 milioni di anni, condotti con partner australiani e tedeschi, e la storia climatica del pianeta negli ultimi 40 milioni di anni. L’obiettivo è capire come si è isolata l’Antartide e come reagisce ai fenomeni di riscaldamento globale e dell’effetto serra. “L’Antartide è la memoria storica del pianeta – sottolinea Giancarlo Spezie, coordinatore delle ricerche oceanografiche in Antartide – nei suoi ghiacci vi sono sedimentate informazioni che ci consentono di studiare il passato, ma anche i segnali più importanti dei mutamenti climatici in atto”. Per le ricerche in Antartide il Ministero dell’Università e della Ricerca ha stanziato 42 miliardi per il 2000, 55 per il 2001 e 52 per il 2002.
TRE MILIONI DI ANNI FA IL PRIMO INQUINAMENTO IN MEDITERRANEO
– Tre milioni di anni fa, ha scoperto un gruppo di ricercatori europei, si è innescato nel Mediterraneo Orientale un processo inquinante che ha generato grandi quantità di idrogeno solforato, una sostanza velenosa di cui si sono trovate tracce a 50-100 metri nel sottosuolo marino. Quel che è peggio, questo fenomeno sembra si sia ripetuto ogni 20.000 anni circa. I geologi delle Università di Utrecht e di Oldenburg hanno esplorato le profondità del Mediterraneo fra la Sicilia e la Grecia per scoprirne le cause. Secondo gli studiosi la causa è da ricercarsi nelle oscillazioni climatiche avvenute a partire da tre milioni di anni fa. L’aumento della temperatura e lo scioglimento dei ghiacci provocò un aumento delle sostanze nutrienti che, portate dai fiumi, sfociavano in mare; di qui una abnorme proliferazione di alghe che, nel processo di decomposizione, impoverivano d’ossigeno il mare e liberavano idrogeno solforato. I sedimenti contengono anche batteri che si nutrono di idrogeno solforato e grandi quantità di pirite, cadmio e nichel, precipitati di una reazione chimica con l’idrogeno solforato. I geologi hanno trovato testimonianze del fenomeno, che interessava tutta la colonna d’acqua sino in superficie, in aree del Mediterraneo molto vaste.
IL WWF LANCIA UNA CAMPAGNA PER I CETACEI NEL MEDITERRANEO.
Durerà cinque anni la campagna di protezione dei cetacei in Mediterraneo lanciata dal WWF e seguirà due strade: stabilire quanti delfini e balene vivono nel nostro mare, quali rotte seguono e dove svernano, e sostenere la lotta contro i fattori di mortalità diretta dei cetacei (pesca, traffico marittimo commerciale e da diporto) e la lotta contro l’inquinamento marino. Il piano d’azione – per cui sono stati stanziati quattro miliardi e mezzo di lire, in parte sostenuti da un istituto privato francese, la Fondazione Natura e Scoperte vuole anche lanciare un forte segnale politico perché diventi finalmente operativo il Santuario marino internazionale per i mammiferi marini.
L’UNIONE EUROPEA FA CAUSA ALLA GRECIA PERCHE’ NON PROTEGGE LE TARTARUGHE
– La Commissione Europea ha denunciato alla Corte Europea di Giustizia la Grecia per non aver implementato le misure di protezione per la Caretta caretta previste secondo le direttive Europee per l’ambiente. Nella baia di Laganas, a Zante, si riproduce l’80% delle tartarughe marine mediterranee, una delle popolazioni di Caretta più importanti e minacciate del pianeta. La baia però è una zona fortemente votata al turismo; le spiagge di deposizione sono attrezzate di ombrelloni e sdraio, si continua a costruire abusivamente sulla costa, la notte l’inquinamento luminoso disturba le tartarughe e disorienta i piccoli attirandoli a terra; infine la baia è percorsa giornalmente da una gran quantità di natanti che spesso causano incidenti con le tartarughe.
LA FOTO PIU’ COSTOSA DEL MONDO? UN’ONDA DEL MEDITERRANEO
– E’ stata scattata nell’Ottocento da uno dei primi fotografi del mondo, la fotografia venduta a un anonimo compratore in un’asta di Sotheby’s per 837.400 dollari americani, dieci volte superiore alla soglia iniziale di vendita. “Grande Vague” (la Grande Onda) fu scattata in Mediterraneo dal fotografo francese Gustave Le Gray nel 1855. Negli anni ’80 il Getty Museum della California decise di costruire il miglior archivio di fotografie storiche del mondo: acquistando collezioni intere da privati, eliminò quasi completamente il materiale del XIX secolo dal mercato.
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