Sommario
LA PIÙ GRANDE MATTANZA DI BALENE DAL 1988
– La flotta baleniera giapponese è tornata dall’attività di “ricerca” nel mare del Pacifico settentrionale con un carico totale di 194 cetacei, fra cui 100 balenottere minori, 50 balenottere di Bryde, 39 balene franche boreali e 5 capodogli. E non è finita qui, perché nei prossimi mesi il Giappone ha intenzione di catturare lungo costa altre 50 balenottere minori. Né si trattava delle prime balene della stagione: le 194 balene cacciate nel Pacifico si aggiungono alle 440 già catturate nel mar Antartico e alle 634 nell’Atlantico nordorientale. La Convenzione di Washington (Cites) per la tutela delle specie minacciate protegge sia le balenottere minori che quelle di Bryde, ma da anni il Giappone continua a uccidere le balene con il pretesto della ricerca scientifica.
TUTELA PER IL DELFINO CIECO, L’ORCA E LO SQUALO BIANCO
– Nuova protezione è stata garantita a sette specie di cetacei (la balenottera, la balena di Sei e il capodoglio, oltre alla balenottera acutorostrata dell’Antartico, la balena di Bryde e la balena franca nana), ora inserite nella lista delle specie minacciate d’estinzione e che quindi necessitano di misure di tutela secondo la Convenzione per le Specie Migratorie. Ogni anno il Giappone cattura circa 440 balenottere acutorostrate dell’Antartico. Tra le specie di cui si richiede l’inserimento nell’Appendice II della Cites anche il delfino cieco del Gange e dell’Indù, dotati di un formidabile sonar per navigare nelle acque opache dei grandi fiumi, e l’orca che, essendo all’apice della catena alimentare, è fortemente minacciata dall’inquinamento marino per il fenomeno del bioaccumulo. Anche allo squalo bianco è da ora garantita una maggiore protezione: tutti i paesi firmatari, nelle cui acque nuota queste specie, dovranno ora cercare di difenderli sia dalle catture intenzionali che quelle accidentali.
L’IMMACOLATA CONCEZIONE DI UNO SQUALO
– È quanto sarebbe successo nell’acquario Belle Isle di Detroit, negli Stati Uniti. Isolata per sei anni da qualsiasi contatto con i suoi simili, una femmina della specie chiamata Bamboo shark quest’estate ha dato alla luce tre squaletti. Il curatore dell’acquario, Doug Sweet, non riesce a capacitarsi dell’avvenimento perché in sei anni l’unico squalo che sia venuto in contatto con la madre è un’altra piccola femmina della stessa specie.
NUOVA MINACCIA PER LA GRANDE BARRIERA CORALLINA
– Provata lo scorso anno dalle temperature marine più calde mai registrate, la Grande Barriera Corallina australiana – il complesso vivente più grande del mondo – è di nuovo sotto assedio. I ricercatori dell’Australian Institute of Marine Science hanno infatti scoperto che 33 su 48 reef all’interno dell’area protetta soffrivano della “sindrome bianca”, così chiamata perché alla morte del polipo rende visibile la bianca parte calcarea del corallo. Per una volta l’imputato non sarebbe l’inquinamento, visto che i coralli malati crescono nelle zone più remote del parco. La Grande Barriera Corallina, che si estende per oltre duemila chilometri (la distanza che separa Londra da Palermo), ha sofferto pesantemente per le alte temperature del mare raggiunte lo scorso anno. Quando la temperatura si innalza troppo, infatti, i coralli perdono le alghe con cui vivono in simbiosi e che garantiscono un notevole apporto di cibo e di nutrienti. Lo scorso anno circa il 60% dei coralli della Grande Barriera ha perso le sue alghe simbionti, un fenomeno noto come “bleaching”. E gli scienziati temono che il ritorno de El Niño, che coincide con il riscaldamento delle acque superficiali del Pacifico, possa portare con sé nel prossimo anno fenomeni di bleaching ancora più gravi.
RIMOSSI DALLA CAPITANERIA DI PORTO 66 CORPI MORTI ABUSIVI
– che minacciavano una prateria protetta di Posidonia e di Cymodocea. Sono stati così liberati 20.000 m2 di prateria – l’equivalente di quasi 95 campi da tennis – da 66 blocchi di cemento che la soffocavano e ne provocavano lo sradicamento. Soprattutto durante le mareggiate molto forti, infatti, le imbarcazioni ormeggiate trainavano i massi provocando dei lunghi e profondi solchi che danneggiavano la prateria. La Capitaneria di Porto di Agropoli ha rimosso i corpi morti denunciando poi due persone all’autorità giudiziaria. Le praterie di Posidonia e di Cymodocea sono protette da numerose convenzioni internazionali.
CONTATTO! BASTA UN PO’ DI ELETTRICITÀ PER CREARE UN NUOVO REEF
– È quanto stanno realizzando nell’oceano Indiano il biologo marino Thomas Goreau e Wolf Hilbertz, architetto e ingegnere, specializzati nella costruzione di reef artificiali in tutto il mondo. Il loro metodo è davvero curioso: partono infatti da un’anima metallica, alla quale attaccano qualche pezzo di corallo, e vi fanno passare l’elettricità prodotta da pannelli solari in superficie. Il passaggio di corrente innesca una reazione chimica fra l’acqua marina e il metallo della struttura che in poco tempo si ricopre di un velo di calcare, l’aragonite, che i coralli sembrano trovare irresistibile. Cinque centimetri all’anno è il tasso di crescita dell’aragonite sulla struttura metallica. Dopo pochi anni la struttura viene completamente ricoperta dai coralli, con una varietà del tutto simile a quella dei reef naturali. Questi reef artificiali, sostengono i loro costruttori, sono facili da preparare, poco costosi e si irrobustiscono man mano che passa il tempo. E in un momento in cui le barriere coralline mondiali sono sotto assedio (il Global Coral Reef Monitoring Network stima che più di un quarto delle barriere mondiali sia morto negli ultimi decenni, e che almeno un altro quarto perirà nei prossimi venti anni) questi reef artificiali “elettrici” potrebbero rivelarsi preziosi. Alcuni studi dimostrano che la corrente elettrica fa bene ai coralli e li renderebbe addirittura più resistenti: l’energia risparmiata per la deposizione dello scheletro calcareo verrebbe infatti indirizzata alla crescita e nella riproduzione. Goreau e Hilbertz stimano che la crescita di questi reef artificiali sia tre o quattro volte superiore al normale. “In gran parte dei reef maldiviani, ad esempio, meno del 5% dei coralli è riuscito a sopravvivere al catastrofico evento di “bleaching” del 1998″ afferma Goreau, “mentre nelle nostre strutture più dell’80% dei coralli non solo è sopravvissuto, ma si è anche accresciuto”.
A PASSEGGIO IN UN SOTTOMARINO NUCLEARE
Nel porto di Cherbourg, in Normandia, è nata La Cité de la Mer, un nuovo complesso scientifico e culturale realizzato nell’ambito dell’antica Stazione Marittima Transatlantica. La creazione della Città del Mare, una costruzione in Art Deco unica in Europa, è legata alla storia di Cherbourg, città centrale per oltre un secolo nei collegamenti transatlantici e nell’industria di costruzioni sottomarine. Il complesso, aperto al pubblico nel maggio 2002, è organizzato intorno a 3 principali poli d’attrazione: il sottomarino nucleare “Redoutable”, il batiscafo “Archimède” (che nel 1962 aveva raggiunto la profondità record di m 9.545) e il padiglione delle esposizioni permanenti con il suo acquario centrale di 12 metri di altezza e 10 di diametro. L’acquario della Cité de la Mer è il più profondo d’Europa ed è attraversato da una faglia popolata da specie adatte alla sopravvivenza in profondità abissali. Per maggiori informazioni www.citedelamer.com.
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