Sommario
LA GIORNATA EUROPEA DEL MARE A ROMA
– Il mare ha sempre svolto un ruolo fondamentale in Europa. Il litorale del nostro continente si estende per quasi 70.000 chilometri e 22 dei 27 Stati membri dell’Unione europea sono paesi costieri o insulari. Nelle nostre regioni marittime vive il 40% della popolazione; qui si genera il 40% della produzione economica e lavorano circa 5 milioni di persone. L’Europa ha grandi interessi, e un grande debito, nei confronti del mare: se ne è parlato a fine maggio a Roma in occasione della seconda “Giornata europea del mare” istituita dalla Commissione europea lo scorso anno. In tre giorni di lavori, seminari e workshop, gli esperti dell’Unione Europea e di alcuni paesi della regione del Mediterraneo hanno affrontato davanti a un pubblico di addetti ai lavori argomenti come la governance marittima, le tecnologie emergenti, la produzione di energia, la pianificazione dello spazio marittimo, i sistemi di sorveglianza dei mari, il turismo costiero sostenibile, la riforma della politica comune della pesca. Ognuno di questi argomenti – com’è ormai di rigore dal 2007, quando è stata varata la “politica marittima integrata” europea – è stato affrontato in un’ottica multidisciplinare: integrata, appunto. Secondo Joe Borg, commissario europeo responsabile per la pesca e gli affari marittimi, “la politica marittima integrata dell’UE pone i settori marittimi e le regioni costiere, che sono tradizionalmente periferici, al centro di una nuova politica, dinamica e inclusiva, a favore della crescita e dell’occupazione sostenibili. L’UE e i suoi Stati membri sono convinti che si debba tener conto delle specificità di oceani, mari e coste in modo coordinato e coerente. A Roma istituzioni e parti interessate hanno discusso nuovi approcci per garantire una gestione sostenibile dei nostri oceani, dei nostri mari e delle nostre regioni costiere nel quadro di una strategia integrata globale”. “I cittadini europei sono sempre più consapevoli dell’importanza del nostro patrimonio marittimo comune e del suo futuro” ha poi dichiarato il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, anch’egli presente a Roma. “La nostra politica marittima integrata riflette una visione chiara del modo in cui dobbiamo trattare le questioni della prosperità , della sostenibilità e della sicurezza marittime ed è strettamente connessa alla lotta al cambiamento climatico e al recupero della competitività economica dell’Europa”. Integrazione, il mantra della conferenza e delle politiche marittime dell’UE, che hanno l’obiettivo di promuovere sinergie e risolvere potenziali conflitti tra vari settori attinenti alle politiche marittime. In linea con il piano d’azione pubblicato nell’ottobre 2007 la Commissione ha già presentato un pacchetto di proposte volte, ad esempio, a potenziare la ricerca marittima e a sviluppare i porti dell’UE, a promuovere la pianificazione dello spazio marittimo e uno spazio di trasporto marittimo senza barriere e a favorire la produzione di energia eolica offshore. Altre proposte riguardano strategie di adattamento al cambiamento climatico, di sostegno ai lavoratori del settore del trasporto marittimo o di elaborazione di orientamenti per una governance marittima integrata. Nel settore della pesca la Commissione ha presentato una nuova normativa sulla lotta alla pesca illegale e sul miglioramento del controllo e dell’esecuzione e ha inoltre avviato una vasta consultazione a livello europeo su una riforma radicale della politica comune della pesca. Argomento particolarmente importante visto il fallimento delle attuali politiche europee, che hanno consentito che l’88% delle specie commerciali sia sovrasfruttata e alla presenza di una massiccia illegalità nel settore. Presenze di alto livello alla Giornata: dal presidente Barroso al commissario europeo Borg, all’ospite, il Ministro per le infrastrutture e trasporti Matteoli. Per un incontro di tale portata simbolica e pratica, in cui tutti hanno sostenuto più e più volte la necessità di integrare sviluppo e rispetto per l’ambiente, ha sorpreso l’assenza dei ministri italiani per la pesca, Zaia, e l’Ambiente Prestigiacomo.
PESCI AL MERCURIO
– Che le carni dei grandi predatori del mare – tonni, pescispada, squali – fossero ricche di mercurio è cosa nota e provocata dall’accumulo di metallo presente nei pesci più piccoli di cui si nutrono. A parte un naturale inquinamento del Mediterraneo, provocato dalla presenza sui fondali di giacimenti di cinabro, materiale ricco di mercurio, l’origine di questo metallo in mare è antropica: le principali fonti sono le discariche, tramite le quali si inquinano le falde acquifere, e le emissioni delle centrali termoelettriche a carbone, degli inceneritori, nonché delle acciaierie e delle industrie produttrici di vari metalli. “Il mercurio – spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IIA CNR) – si trova in molti prodotti di uso comune, compresi i termometri, ritirati da poco dal commerciò’. Pirrone e i suoi colleghi, a bordo della nave laboratorio Urania del CNR, hanno cercato di comprendere quanta parte del mercurio presente in mare provenga da fonti umane e quanta da quelle naturali. Quando il mercurio arriva nel mare, una parte si sedimenta, una seconda quota resta disciolta, una parte si accumula nei pesci e una quarta porzione torna nell’aria. “I livelli di inquinamento atmosferico in Europa – ha precisato Pirrone – non sono così preoccupanti come in alcune regioni della Cina o del Vietnam in cui il mercurio viene usato come amalgama per l’estrazione dell’oro e vi si trovano miniere a cielo apertò”.
IL CANALE DELLE BALENE
– Sono riprese a maggio, per il terzo anno consecutivo, le ricerche dell’Accademia del Leviatano sui cetacei mediterranei. A bordo dei traghetti della Corsica/Sardinia Ferries i biologi compiranno le loro osservazioni registrando la presenza di balenottere e delfini nel Tirreno centrale. Negli anni passati i ricercatori hanno confermato la presenza dei grandi cetacei, molti dei quali in coppia madre-piccolo, soprattutto all’interno di un “canale” ampio 20-25 miglia al largo delle coste orientali della Sardegna. Fino a settembre compiranno quaranta traversate sulla rotta Civitavecchia- Golfo Aranci, per un totale di circa duecento ore di osservazione. www.accademiadelleviatano.org
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