Dopo questo primo esame sommario bisogna innanzitutto controllare la temperatura corporea ed eventualmente mettere in atto le procedure già indicate per abbassarla.Se il paziente presenta perdita di sangue dal naso bisogna bloccare l’emorragia praticando le manovre suggerite negli articoli precedenti.

Subito dopo procedete al controllo degli arti inferiori per verificare se le caviglie e i piedi sono gonfi e se le vene delle gambe sono rosse e dolenti al tatto o spontaneamente.

Se il paziente lamenta difficoltà a respirare, chiedetegli se questa è presente solo quando si muove e compie qualche sforzo, mentre respira normalmente quando sta a riposo oppure se è affannato quando sta sdraiato a letto mentre respira meglio quando sta seduto.

Una volta verificati tutti questi parametri, si potrà avere un quadro più dettagliato della situazione e sarà pertanto possibile praticare le prime cure in attesa di ricevere ulteriori istruzioni dai medici del C.I.R.M., che bisognerà ricordarsi di contattare nel più breve tempo possibile.

La prima cosa da fare se il paziente è in stato d’incoscienza è metterlo in una posizione che chiameremo “di sicurezza” per mantenere libere le vie respiratorie ed evitare che, se dovesse vomitare, questo finisca nell’albero respiratorio ostruendo i bronchi: bisogna pertanto metterlo a pancia in giù col braccio che poggia sul letto e la gamba che sta in alto entrambi flessi per bloccare il corpo, e col capo rivolto di lato. Se invece il paziente è vigile, tenetelo a letto in ambiente ben aerato e ventilato, in posizione semiseduta con due o tre cuscini dietro le spalle.

Subito dopo bisogna abbassare la temperatura corporea applicando una borsa di ghiaccio o delle pezze bagnate con acqua fredda sulla fronte, sotto le ascelle e agli inguini, rinnovandole di frequente. Bisogna dare da bere molti liquidi, iniziando con almeno un litro nelle prime 2-3 ore, diluendovi dentro dei sali minerali, se disponibili a bordo, altrimenti otto cucchiai di zucchero e un cucchiaino di sale. Alternare quest’acqua con tè leggero zuccherato e succhi di frutta. Tutti i liquidi devono essere freschi ma non ghiacciati, altrimenti si rischia la congestione intestinale. Se il paziente lamenta forte cefalea che non passa col solo riposo, somministrate un antidolorifico.

Nel contatto col medico del C.I.R.M. bisognerà riferire i risultati dell’esame clinico cui il paziente è stato sottoposto e i valori dei parametri vitali riscontrati.

Assideramento

Passiamo ora ad analizzare la situazione diametralmente opposta, ovvero l’assideramento o prolungata esposizione al freddo: anche in questo caso bisogna conoscere, ove possibile, il tempo di esposizione al freddo, le condizioni del vento, se c’era, la temperatura esterna, se era ben coperto con indumenti idonei come calze, cappello, guanti, scarpe, se questi erano asciutti o bagnati, se ha avuto la possibilità di bere e mangiare e se ha potuto muoversi facendo della ginnastica, se era cosciente. Bisogna visitare il paziente in ambiente confortevole: metterlo seduto o sdraiato a seconda delle condizioni generali e controllare la temperatura rettale (indispensabile), la pressione arteriosa, il respiro e il polso, se ritmico o no; verificare la quantità di urina emessa.Se i vestiti sono bagnati sostituirli con un cambio asciutto. Assicurarsi se il paziente è vigile e lucido oppure in stato di confusione mentale, se è soporoso o presenta amnesia. Controllare se le estremità, comprese orecchie e naso, sono di colorito normale o cianotico (bluastro) e se la sensibilità al tatto è conservata. Infine bisogna chiedere se lamenta brividi o sensazione di formicolio alle estremità e infine se queste sono gonfie e arrossate o presentano delle vescicole.

Mentre aspettiamo i consigli del medico, dopo aver tolto, come già detto, i vestiti bagnati sostituendoli con altri asciutti e con delle coperte, applichiamo delle borse calde a temperatura fra 38 e 41°C. La cosa migliore sarebbe immergere il soggetto in una vasca da bagno con acqua alla temperatura suindicata, ma capiamo bene che non sempre è possibile sulle imbarcazioni da diporto di dimensioni ridotte. Massaggiamo delicatamente il corpo, specie le estremità, facendo attenzione a non rompere la cute e somministriamo bevande tiepide, non calde, né alcolici. Se il paziente è cosciente, facciamogli muovere tutti gli arti, altrimenti facciamolo noi al suo posto. Se infine il paziente presenta segni iniziali di shock, come calo pressorio o tachicardia, somministriamo un prodotto a base di cortisone per via intramuscolare o, meglio, endovenosa. Anche in questo caso bisognerà comunicare al medico le condizioni esatte in cui si trova attualmente il paziente e come si presentava al momento del rinvenimento.

Annegamento

Altro capitolo importantissimo, forse perché più frequente di quelli affrontati finora, è quello dell’annegamento.Utile sapere per quanto tempo il soggetto è stato immerso in acqua, se l’interessato o chi avesse eventualmente assistito è in condizioni di riferirlo, e inoltre se l’acqua è dolce o salata, calda o fredda e se aveva effettuato un tuffo, battendo eventualmente capo o nuca e collo. Il paziente è cosciente? Mettiamolo subito su un piano rigido e come prima cosa ci preoccupiamo di tenere libere le vie respiratorie; se non avvertiamo battito cardiaco o se non respira iniziamo subito la rianimazione cardio respiratoria. Quando il cuore riprende a battere spontaneamente, innanzitutto controlliamo frequenza e ritmo cardiaco, frequenza respiratoria, pressione arteriosa e colore delle unghie e delle labbra. Subito dopo occorre passare, come nelle situazioni precedentemente esposte, al controllo dello stato di salute mentale del soggetto, specie per quanto riguarda confusione mentale, sopore o amnesia. Occorre prestare particolare attenzione a cianosi delle estremità, tosse o difficoltà respiratoria e vomito perché, se presenti, peggiorano le condizioni dell’annegato.

Come suesposto, se è stato necessario ricorrere alle manovre rianimatorie, appena il paziente si riprende bisogna metterlo in posizione “di sicurezza” e controllarlo continuamente, poiché, se necessario, bisogna riprendere la rianimazione. Inoltre, il piano su cui è sdraiato il paziente deve avere i piedi più in alto della testa per facilitare la fuoriuscita dell’acqua dai bronchi. Se non respira bene, dategli dell’ossigeno (terapeutico, non industriale) se questo è disponibile, altrimenti praticate la respirazione “bocca a bocca”. Bisogna inoltre coprirlo con indumenti asciutti e caldi, perché se l’immersione è stata prolungata può favorire l’ipotermia che a sua volta ostacola la ripresa della funzione cardio respiratoria. Dategli da bere solo bevande tiepide a piccoli sorsi, evitando liquidi bollenti e alcolici. Se è cosciente fategli muovere le quattro estremità, altrimenti fatelo voi. Anche in questo caso è utile il cortisone in presenza di segni iniziali o avanzati di shock. Tutti i dati in vostro possesso vanno riferiti ai sanitari nel più breve tempo possibile.

Incidenti da immersione

Altro capitolo di importanza primaria è quello rappresentato dagli incidenti da immersione. Anche in questo caso è fondamentale cercar di venire in possesso di quanti più dati possibile, tipo durata e profondità d’immersione, se le bombole contenevano O2 o aria compressa e se nella risalita ha rispettato i tempi di decompressione. La temperatura dell’acqua era calda o fredda? Al momento del soccorso era vigile o incosciente?Il paziente deve essere visitato anche in questo caso su un piano rigido; controllare prima di tutto che le vie aeree siano pervie e se non c’è battito cardiaco iniziare le manovre rianimatorie. Alla ripresa del battito cardiaco, controllare frequenza e ritmo cardiaco, frequenza del respiro, pressione arteriosa e riflesso pupillare, stato mentale del paziente, se lucido o soporoso, se presenta lacune di memoria.

Poiché in questo tipo di patologia il rischio più grosso è costituito dai fenomeni di “embolizzazione”, bisogna essere particolarmente attenti a valutare tutti quei sintomi che possono costituirne l’espressione evidente, quindi dolori o formicolio agli arti, difficoltà a parlare, vertigini o capogiri, difficoltà a stare in piedi, perdita di memoria, tosse stizzosa e continua specie se con striature di sangue nell’espettorato, fenomeni convulsivi.

Anche in tal caso, dopo le eventuali manovre di rianimazione, bisogna mettere il paziente in posizione “di sicurezza” e controllarlo di continuo, riprendendo, se necessario, le manovre rianimatorie. Somministrare l’O2 se necessario e coprirlo con indumenti asciutti e caldi. Valgono anche in tal caso le precauzioni sulla somministrazione di cibi e bevande tiepide a piccoli sorsi e l’uso di cortisone in fiale in caso di shock.