Parente stretta della cernia comune (Ephinephelus guaza), la cernia di fondale (Polyprion americanum) presenta delle sostanziali differenze morfologiche. La livrea è omogeneamente grigia, con il ventre più chiaro. Rispetto alla guaza il muso è più sfaccettato e le placche interne alla bocca presentano dei dentini aguzzi. Gli opercoli branchiali sono taglienti e le pinne presentano delle spine molto acuminate. Può raggiungere i 90 chilogrammi di peso, e gli esemplari che sfiorano i 50 non sono affatto rari. La considerazione principale da fare è che una cernia per raggiungere queste dimensioni impiega circa trent’anni, al contrario del tonno e della ricciola che sono molto più rapidi a raggiungere una buona taglia, quindi prelevare indiscriminatamente grandi cernie da una secca, la impoverirà fino alla sparizione di questa specie. Vive prevalentemente a profondità che variano tra i 350 e i 1000 metri, sugli stessi fondali frequentati dagli occhioni, di cui spesso si nutre.

Le grandi cernie si pescano con ami molto robusti, in genere posizionati immediatamente al di sotto della lampada stroboscopica. Danno degli ottimi risultati i Tuna Circle Hook della Mustad. Essendo un predatore, si nutre di pesci e cefalopodi, quindi è possibile innescare: totani interi, polpi, sgombri e maccarelli, sarde a ciuffo, oppure effettuare inneschi misti con la testa del totano e le sarde. Non di rado attacca anche le esche piccole destinate agli occhioni, quindi se si decide di pescare entrambi le specie è necessario utilizzare ami molto robusti anche per i braccioli inferiori (VMC 9260 – Mustad 94151). Molti pescatori, già navigati, per evitare di prendere troppe cernie, utilizzano ami in acciaio, con sezione sottile, che le cernie aprono con facilità, in modo da selezionare le catture e prendere soltanto occhioni e altri pesci di ridotte dimensioni. Questo è un comportamento maturo e sportivo, che evita inutili stragi di grandi cernie.

La cernia quando viene portata in superficie subisce un trauma per il dislivello di pressione, che le porta un dilatamento della vescica natatoria tale da portarla in superficie a causa dell’aria che aumenta di volume con il diminuire della pressione. Ne consegue che se una cernia si slama o rompe, durante il recupero, nove volte su dieci apparirà a galla dopo qualche minuto, in prossimità del punto in cui si è liberata.

Pescando in aree dove la presenza di questi pesci è massiccia, è consigliabile dopo la prima o la seconda cattura, eliminare gli ami grandi da cernia dai terminali, e continuare a pescare soltanto con gli ami piccoli, per altre prede, in modo che si riducano le possibilità di cattura di cernie evitando inutili stragi.