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Esistono tantissime tipologie di imbarcazioni, quelle plananti e quelle dislocanti, i catamarani e i trimarani, gli Swath e gli aliscafi. Nonostante ciò, l’imbarcazione che presentiamo questo mese non rientra di fatto in nessuna delle categorie esistenti. Una difficoltà insormontabile anche per i loro ideatori che, per il suo nome, si sono così ispirati a un insetto che pattina sugli specchi acquei, specie quelli lacustri: il gerride. Da lì GerrisBoats.

GerrisBoats

Nato all’interno dell’apprezzato studio di progettazione nautica e navale dell’ing. Massimo Verme, che da molti anni collabora con alcuni dei più importanti cantieri italiani dello yachting, GerrisBoats è il progetto per un’innovativa piattaforma scafo ad elementi mobili e a geometria variabile”. Almeno così lo definiscono. Vediamo allora di capire meglio di cosa si tratta e come funziona questa strana barca.

GerrisBoats

Partiamo dalla piattaforma scafo, la barca vera e propria che ha una carena a sezione ridotta per poter alloggiare ai suoi lati due scafi più piccoli, sempre rientranti all’interno della sagoma dello scafo. In pratica, un trimarano al disotto del quale c’è un’ala verticale (strut) alla quale è collegato un siluro lungo quanto tutta la barca che termina, a poppa, con l’elica propulsiva e il timone.

A basse velocità GerrisBoats può navigare con questa configurazione oppure, se è necessario ridurre il pescaggio, far scorrere lungo i montanti che li attraversano, e verso il basso, i due scafi laterali. In questo modo, scafo e siluro salgono e la barca si trasforma in un catamarano. Il siluro resta sempre sommerso ma ha minor pescaggio, mentre lo scafo è alto sull’acqua come fosse su dei trampoli.

GerrisBoats

Se le due configurazioni descritte, trimarano e catamarano, sono funzionali a lento moto, aumentando la velocità GerrisBoats “decolla” trasformandosi in un aliscafo sostenuto fuori dall’acqua dalla parte orizzontale degli strut (i montanti) sui quali scorrono gli scafi laterali che, di fatto, diventano delle ali, dei foil insomma. In realtà si tratta di un aliscafo un po’ atipico poiché, oltre alle ali, in acqua c’è anche il grosso siluro che lo fa assomigliare al rivoluzionario progetto Aliswath dei cantieri Rodriquez di inizio millennio. È chiaro, ora, a fronte di una geometria così complessa, per di più variabile, perché ancora non è stata trovata una definizione per questa barca.
Passiamo ora ai vantaggi di tante complicazioni, che sono:
• bassa resistenza all’avanzamento che consente elevata autonomia in elettrico;
• limitata formazione d’onda, anche e soprattutto a basse velocità e non solo in volo come i classici scafi con foil;
• grazie ai foil la barca è dotata di una superiore stabilizzazione al rollio all’ancora, ovvero all’imbarco;
• è possibile regolare in altezza la piattaforma scafo portando il piano di calpestio dell’imbarcazione a livello di quasi ogni molo.

Le prime due caratteristiche si sposano perfettamente con una propulsione full-electric che può sfruttare l’alta efficienza idrodinamica, sia alle basse velocità, grazie alla configurazione multiscafo, sia a quelle più alte, grazie ai foil.
Ecco qualche numero a riguardo. A 5 nodi, in modalità trimarano più siluro, l’imbarcazione assorbe il 40{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} in meno rispetto a una carena tradizionale (bassa generazione d’onda) e bastano circa 7-8 kW di potenza propulsiva (da cui un’autonomia di sei ore con un pacco batterie da 45 kWh/300 kg). Invece, alla massima velocità di 15 nodi in regime “foiling” (o semi-foiling, visto che il siluro si prende parte della spinta) ne servono 50 kW. Oppure, bastano degli economicissimi motori da 20 kWh per navigare a 10 nodi, velocità alla quale la barca è già in regime di “volo”, fuori dall’acqua. Senza contare della possibilità di utilizzare l’idrogeno per il quale il siluro immerso rappresenta un naturale serbatoio di stoccaggio.

Riguardo le ultime due caratteristiche, stabilizzazione e altezza della piattaforma barca regolabile, esse sono l’ideale anche per un’applicazione “taxi” che sarà particolarmente stabile e in grado di rendere semplice e agevole l’imbarco/sbarco di persone con disabilità o difficoltà motorie. Non a caso è stata pensata anche la versione idroambulanza, con imbarco laterale facilitato per una barella.

Ovviamente, come ogni tecnologia fortemente innovativa, ci sono delle limitazioni, a partire dai costi che non saranno proprio economici, per arrivare all’altezza rilevante dell’intero mezzo: se da una parte è possibile ridurre il pescaggio, grazie alla mobilità degli scafi laterali, dall’altra, a causa dell’altezza “fuori acqua”, l’imbarcazione potrebbe non passare sotto i ponti di un canale di Venezia o di Amsterdam.

Sono, infatti, le idrovie interne il naturale ambiente per il quale questo mezzo è stato pensato, idrovie dove le velocità non possono essere troppo elevate ma dove è sempre più richiesta la maggiore efficienza che i foil sono in grado di fornire.
In questi contesti, GerrisBoats, con le sue caratteristiche uniche con le quali riesce a sfruttare la tecnologia dei foil senza i limiti dovuti al pescaggio eccessivo, è la soluzione ideale.
Il progetto è oggetto di due depositi di brevetto per invenzione, mentre per il suo sviluppo è stata creata una startup innovativa finanziata, al momento, dagli stessi inventori Massimo Verme e Roberto Rossi.
A breve la compagine sociale sarà estesa a diversi soci sostenitori, da manager dell’industria e della nautica a università e associazioni disabili, senza contare le aziende che sono interessate a sviluppare il progetto.

Caratteristiche tecniche

Lunghezza f.t. m 7,10 – Larghezza m 2,30 – Pescaggio (variabile) m 0,7 – 2,00 – Altezza minima sopra galleggiamento m 2,30 – Motorizzazione elettrica 50 kW – Batterie 45 kWh/300 kg – Velocità max 15 nodi – Autonomia 6 h @5 nodi; 2.5 h @10 nodi
Per informazioni www.gerrisboats.com

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