Sommario

  • Nell’editoriale di Nautica di settembre, Lucio Petrone ci parla delle difficoltà del diportista. L’estate volge al termine e come al solito sono venuti alla luce tutti i limiti e gli inconvenienti del sistema nautico italiano: multe milionarie, controlli asfissianti, acque proibite se non si paga, difficoltà e costo esagerato di molti ormeggi, una miriade di documenti di bordo, di dotazioni di sicurezza ecc. ecc.
  • L’utenza. Franco Bechini sul numero di settembre ci suggerisce questa analisi: “Immorale, ingiusto e antidemocratico?”: amministrazioni comunali contro gli scivoli pubblici. Samuele Tassini, da Mantova ha fatto pervenire a “Nautica” questa lettera aperta indirizzata al ministro, on.le Pietro Lunardi. Franco Bechini ne analizza il testo e ci offre le sue riflessioni.
  • Nella rubrica Vela Libera Paolo Venanzangeli si augura che questa volta si tratti proprio del fenomeno vela. Siamo in dirittura d’arrivo, dal primo ottobre, ogni notte si ricomincia con la vela in televisione. La Rai ha acquisito definitivamente i diritti della Coppa America e quindi con il primo round robin della Louis Vuitton Cup, la vela entrerà ancora nelle case di tutti, ma speriamo che questa volta non sia un fenomeno legato unicamente a un nome o a un team, ma alla vela tutta.
  • Record mondiale di velocità sull’acqua. Senza limiti. In questo articolo Dag Pike ci racconta la storia dei record di velocità sull’acqua. Inizia nel 1928, quando George Wood si aggiudica il primo trofeo alla fantastica velocità, per quell’epoca, di 81 nodi. Oggi, grazie alle nuove tecnologie e al coraggio di indomiti piloti, si punta al record delle 400 miglia orarie.
  • Quaderni di Tecnica. L’arte delrimorchio. Roberto Neglia ci spiega che non è solo questione di cime e cavi, tensioni e distanze. C’è la trattativa per il compenso del soccorritore, la contrattazione con l’assicurazione, la dichiarazione in Capitaneria. Insomma il rimorchio di una imbarcazione può diventare un tira e molla da tutti i punti di vista. Ecco come districarsi.
  • Ancoraggi profondi. Ci sono situazioni in cui si rendono necessari ancoraggi ad alte profondità, specie quando si pesca. Vediamo insieme come metterli in pratica correttamente e come salpare facilmente l’ancora.
  • Attrezzature di coperta/6 Elementi complementari. Fanno parte delle attrezzature di coperta e sono spesso chiamati a sostegno di accessori di vario genere. Molti di questi elementi non hanno, invece, alcun compito legato alle manovre veliche, ma sono indispensabili, comunque, per consentire tutta una serie di operazioni tipicamente marinaresche, aumentare la sicurezza e migliorare la vita a bordo.
  • I mostri del mare: cefalopodi. Draghi e Piovre. Scritto, illustrato e impaginato da Silvio Dell’Accio, questo articolo ci racconta che cosa c’è di vero negli incubi dei marinai. I mostri marini oggi sono studiati con nuovi mezzi che hanno portato ad interessanti scoperte. Li vediamo in questi articoli del nostro collaboratore che ha navigato in giro per il mondo, e che ora ci racconta anche le sue storie ed esperienze.
  • Facciamo insieme una breve panoramica su alcune delle offerte del mercato relative alle necessità più comuni.
  • Traina in sintesi/2. Tonnetti a traina. È una delle traine più divertenti e più semplici da praticare. Tuttavia, per avere le massime chance di cattura è neccessario conoscere a fondo la tecnica, qui spiegata nel dettaglio.
  • Regate della Costa Smeralda e meteorologia. La costa e le isole del vento.
  • Il vento è di casa nello splendido arcipelago de La Maddalena: a largo e nelle Bocche solleva grandi onde, sottocosta e tra le isole scende impetuoso dai rilievi e spinge onde corte e veloci, con le creste spruzzate.
  • Coppa America. Fratelli di taglia. Paolo Venanzangeli ci parla dei due team italiani che hanno lasciato le basi toscane e si sono trasferiti in quelle di Auckland, dove hanno iniziato gli ultimi allenamenti.
  • Speciale superyacht. I più importanti saloni dedicati alle imbarcazioni più grandi sono alle porte. Nautica dedica uno speciale a questo affascinante mondo.
  • Nautica ha provato per voi, scoprendone pregi e difetti, le seguenti imbarcazioni: Bavaria Yachts Bavaria 36, Conam Conam 60 Wide Body, Beneteau Antares 13,80, Compositi Costruzioni Navali Composit 41.,5, Primatist by Bruno Abbate G41 Aero Top Evolution, Menorquin Yachts Menorquin 100, Austin Parker Lobster 25 Open.
  • Nautica è andata alla scoperta della Costa Smeralda. Da Porto Rotondo a Porto Cervo. Costa Smeralda tra passato e futuro. Sembra impossibile, eppure fino a pochi decenni orsono, questo angolo di Sardegna era frequentato esclusivamente dai pastori che vi portavano a svernare le loro greggi. Poi, negli anni Sessanta, fu trasformato in un vero paradiso del jet set, mantenendo tuttavia, grazie a un intelligente sfruttamento urbanistico, pressoché inalterate le bellezze naturalistiche di questo splendido tratto di costa.
  • Nautica è andata alla scoperta degli eredi del pirata Morgan. Il “Palio” di Anguilla. Non è solo nel Belpaese che, fin dai tempi dei Comuni, contrade e sestieri si danno festosa battaglia per aggiudicarsi l’ambito trofeo che di anno in anno testimonia la supremazia dei vincitori sui concittadini. Ad Anguilla, con spirito analogo, i piccoli centri dell’isola si sfidano in combattute regate a bordo di particolarissime imbarcazioni, le stesse utilizzate dai contrabbandieri nei secoli passati.
  • Nella rubrica dedicata allo sport il resoconto delle seguenti regate: Circuito italiano Audi Mumm 30, Trofeo Trombini, Coppa dei Campioni in Costa Smeralda. Inoltre, come sempre, notizie dal mondo della vela e della motonautica.
  • La rubrica “Una barca per tutti”, che comprende i piccoli annunci, affronta i seguenti argomenti: il charter: agenzie e proposte di noleggio e itinerario in barca scuole e patenti: indirizzi; Il Consulente l’usato: consigli e suggerimenti sulla manutenzione delle barche, le schede delle barche di una volta e intervista ad un broker; pagine blu.

Editoriale

Che fatica fare il diportista

MA CHE BELLO ANDARE IN BARCA

L’estate volge al termine e, come al solito, sono venuti alla luce tutti i limiti e gli inconvenienti del sistema nautico italiano: multe milionarie, controlli asfissianti, acque proibite se non si paga, difficoltà e costo esagerato di molti ormeggi, una miriade di documenti di bordo, di dotazioni di sicurezza ecc. ecc.
Nato dall’improvvisazione e dall’avventurismo, osteggiato e perseguito politicamente, campo di competizione tra le forze di polizia a mare, il diportismo nautico fatica ancora a trovare rispetto e giusta collocazione.

Abbiamo cantieristica e accessoristica nautica italiane che primeggiano nel mondo, invece l’andare in barca nel nostro paese è ancora faticoso e pieno di difficoltà, tanto da spingere chi può a emigrare in acque più accoglienti.

Abbiamo un gap assurdo rispetto al resto dell’Europa e tutto perché, volenti o nolenti, abbiamo dovuto pagare le colpe di ciò che poteva rappresentare la barca nei confronti di ideologie che non la prevedevano. Noi, un paese basato sull’economia di mercato, che ci vantiamo di essere tra i grandi della Terra.

Ma gira e rigira ci accorgiamo che il nodo gordiano da tagliare è sempre quello, la carenza di portualità turistica. Hanno impedito, per decenni, la costruzione di nuove infrastrutture e tra queste anche di quelle per la nautica, che pure era disponibile a pagarsele totalmente. Le assurdità italiane. Mentre un continuo lavaggio del cervello era svolto nei confronti della gente per convincerla ad acquistare auto incompatibili col sistema viario nazionale e si trasferiva in gran parte il trasporto merci su ruota, per decenni non si sono più costruite strade.

Era una decisione politica, imposta per ottenere la continuità di molti governi, alla quale paghiamo, e pagheremo ancora per molto tempo, un tributo annuale di decine di migliaia di morti, che tutti, invece, cercano di addebitare alla nostra indisciplina al volante. Certo, c’è anche quella componente, ma la realtà è che le strade, dalle autostrade, alle nazionali, alle provinciali, anche senza lavori, sono inadeguate al traffico che vi si riversa; in genere non impediscono lo scontro frontale, non offrono vie di fuga e, ove esistono, presentano corsie d’emergenza strettissime.

Se guardiamo allo stesso problema nella nautica, la carenza di infrastrutture fortunatamente non ha causato morti, ma ha completamente bloccato lo sviluppo del settore, tanto che oggi risultano iscritte, tra registri delle CP e della M.C.T.C., circa 80.000 imbarcazioni, appena una decina di migliaia in più rispetto alla fine degli anni Sessanta. È vero che l’accrescimento del natante, a 7,50 metri a motore e 10 metri a vela, ha portato alla cancellazione di qualche decina di migliaia di unità, ma senza posti barca la nautica da crociera è rimasta bloccata, tanto che si calcolano in almeno 30.000 le barche italiane stazionanti in Costa Azzurra.

La valvola di sfogo sono stati i porti stranieri. Senza strutture non c’è stata crescita ed è mancata una delle regole basilari del mercato, quella della concorrenza.

Così, ogni volta, la nostra stagione ce la dobbiamo sudare, lottando per andare in acqua, per ottenere servizi validi, per limitare esosità e taglieggiamenti ai quali veniamo quotidianamente sottoposti soltanto perché amiamo le barche e il mare.

Certo è una passione che ha dei costi, come qualsiasi attività sportiva e di tempo libero. E contrariamente a ciò che molti credono, tutti noi sappiamo che fino a un certo livello i costi, grazie anche all’usato, sono affrontabili, come dimostra il gran numero di natanti che navigano nei weekend e nei periodi di ferie.

Ma, anche quella minore, è una nautica vissuta nell’improvvisazione, visto che tutti pensano ai famigerati porti turistici e nessuno ai campi boa e agli scivoli. Aumentano solo le spiagge attrezzate, grazie allo spirito imprenditoriale dei bagnini, che comprendono come la loro attività stia cambiando.

Cosa si può fare per migliorare le cose?

Ripetiamo: costruire i porti, specie con escavi, dando spazio ai privati, e riconvertire alla nautica la portualità pubblica in degrado. È compito, invece, dei Comuni provvedere alla viabilità, alle aree di sosta, agli scivoli pubblici e, ove possibile, ai campi boa.

E poiché l’anima dei diportisti è verde, il tutto non va fatto selvaggiamente. I nostri mari e le nostre coste vanno preservate, ma col cosiddetto giuridico buonsenso del padre di famiglia, in un quadro regionale che tenga conto degli interessi nazionali e senza isterismi museali, che vanno limitati dove veramente necessario.

Pensate che quasi tutta la penisola Sorrentina è off limits alle barche da diporto e tutte le unità ivi stanziali gravitano per una gita o un bagno su Capri. E l’Italia è piena di paradossali situazioni del genere. A che può arrivare la politica. Proteggiamo la farfalla e il pesciolino e freghiamo l’uomo. Ma solo per dare dimostrazioni di potere da mettere a frutto, con l’aiuto degli utili idioti.

Come ha confermato il recente rapporto del Censis, perché ci sia sviluppo è necessario che il diportista possa svolgere la sua attività in un contesto più efficiente e meno rischioso, abbia maggiore assistenza e possa disporre di migliori servizi e più ormeggi a costo più contenuto. Per venir fuori da questa situazione occorre che tutti gli addetti, anche gli utenti, si impegnino affinché nelle varie attività cresca la professionalità – e questo fortunatamente nella nautica è un fenomeno in atto – mentre l’associazionismo locale sarà chiamato a svolgere una preziosa funzione di calmiere.

Essenziale sarebbe però, da parte dei sindaci, una visione diversa della nautica, nell’interesse anche delle loro fortune elettorali: il porto deve essere un’invitante entrata nella città e non un centro di potere clientelare o una mera voce di gettito fiscale. Solo allora diventa un volano per lo sviluppo economico.

Frattanto, pungolando il settore da queste colonne, continuiamo ad andare in barca e ad aspettare tempi migliori. Ormai, da decenni, siamo mare-dipendenti.

Questo testo, se non si riferisce al numero di Nautica correntemente in edicola, viene pubblicato esclusivamente a fini storici e le opinioni espresse potrebbero non coincidere più con quelle della Direzione e/o della Redazione di Nautica Editrice Srl

Indice articoli presenti in questo numero

1
Fenomeno vela
rubrica: Vela libera | annata: 2003 | numero: 485 | pagina: 251

2
La Spezia, un marina nel cuore del Golfo per 1.279 barche
rubrica: Approdi e residenze | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 224
3
Lo sviluppo della portualità e delle attività legate al diporto nella provincia di Palermo
rubrica: Approdi e residenze | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 222
4
Che fatica fare il diportista: Ma che bello andare in barca
rubrica: Attualità | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 68
5
Nissan Primera: “Hi-Tec” su quattro ruote
rubrica: Autonautica | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 228
6
Suzuki Liana: l’auto new age
rubrica: Autonautica | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 230
7
Charter all’Elba: L’isola che c’è
rubrica: Broker & Charter | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 308
8
Consorzio di charter
rubrica: Broker & Charter | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 310
9
Dream Sailing Charter: Vacanze da sogno
rubrica: Broker & Charter | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 310
10
Vicina Croazia
rubrica: Broker & Charter | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 310
11
Ancoraggi profondi: Alcuni sistemi semplici e rapidi
rubrica: Didattica e tecnica | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 78
12
Attrezzature di coperta: Elementi complementari
rubrica: Didattica e tecnica | annata: 2002 | numero: 485 | pagina: 82

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