BENETTI GOLDEN BAY

Non è facile parlare di una grande barca come il 50 metri
Golden Bay di Benetti, soprattutto perché si deve vincere
la naturale supremazia che questi yacht così grandi impongono sugli
osservatori, grazie alle loro dimensioni e alla loro rarità
che li rende vagamente “intoccabili” e comunque tutti bellissimi.

In realtà esistono dei precisi canoni stilistici e delle
tradizioni progettuali che differenziano questi yacht fra loro; inoltre
esistono delle “classi” di dimensione ormai consolidate che
smitizzano un poco il generico termine “superyacht” che spesso la stampa
di settore usa, secondo me, a sproposito. Sotto i 100 piedi,
cioè circa 30-31 metri, molti yacht a motore sono costruiti
da cantieri nautici con modalità e filosofie progettuali di
barche di 22-25 metri, solamente ingrandite un poco. In questo
modo troviamo sul mercato yacht di 28-30 metri spesso costruiti in
vetroresina, di qualità tecnica mediocre naturalmente offuscata da una
dorata apparenza di bellissime rifiniture.

Di “superyacht”
possiamo iniziare a parlare quando questi sono costruiti da
cantieri navali preferibilmente in metallo; una prima classe dimensionale arriva
a circa 50 metri (il caso appunto del Golden Bay) in cui la media
qualità migliora notevolmente: infatti, grazie al limitato
numero di unità in circolazione e al loro prezzo altissimo,
gli armatori richiedono una qualità costruttiva sempre
più alta (per non perdere i propri soldi, naturalmente); oltre tali
dimensioni il termine yacht comincia a perdersi e queste barche diventano
piccole navi passeggeri, specie a causa delle restrizioni degli
enti di classifica che impongono soluzioni molto “navali” per
incrementare il livello di sicurezza. Golden Bay è dunque
una grande barca che si inserisce nella fascia media con i suoi 50
metri. Ha una carena semidislocante che può lasciare il
regime dislocante e avventurarsi nel regime misto a 18 nodi con
velocità relativa di circa Vr=1,4.

Uno degli aspetti
più controversi di questi yacht è lo stile esterno;
esso dipende molto dagli aspetti funzionali e Golden Bay in questo
non fa eccezione. Tipicamente mediterraneo, lo yacht presenta una
prua relativamente bassa sull’acqua a differenza delle costruzioni
nord-americane e nord-europee che, formalmente destinate a mari
più duri, hanno prore più alte e svasate; dico
formalmente perché in realtà molti di questi yacht
navigano poi fra i Caraibi e Saint
Tropez affrontando le traversate con il bel tempo; raramente i
comandanti amano avventurarsi in condizioni dure; tantomeno gli
armatori e le loro pavide mogli. La linea della falchetta del
Golden Bay (meglio sarebbe dire “parapetto”) subisce ben due
abbassamenti verso poppa, cosa questa che francamente non capisco
e non mi piace.Rialzare la falchetta è una operazione
normale per poter
“sorpassare” la sezione dedicata all’armatore quando questa
è a tutta larghezza, come in questo caso. Il farlo due
volte accentua ulteriormente la prua non
altissima e spezza la “potenza” dello scafo. Lo stile esterno di
questo yacht sembra voler nascondere la “marinità” dello
scafo con una serie notevole e un poco confusa di elementi
stilistici che sono in conflitto fra loro: finestrature
rettangolari al ponte di coperta, padiglione “automobilistico” e
arrotondato al ponte superiore che racchiude finestrature
rettangolari, montanti dei ponti con angoli molto inclinati (e mal raccordati
fra loro) che unitamente al roll bar molto aggressivo, tentano di
dare una impressione di grande velocità; ma questo è
uno yacht che va in crociera a 14 nodi non a 35! L’idea poi di usare
plexiglass per delimitare lo spazio poppiero del fly la trovo poco
qualificante per uno yacht che dovrebbe urlare la sua eleganza
italiana nei mari del mondo.


Gli interni compensano gli esterni.
Realizzati in mogano riescono a coniugare quel giusto tocco
di “seriosità navale” che uno yacht così deve avere,
con elementi molto ricercati e talvolta opulenti come le
lavorazioni del marmo nel foyer o nei bagni, che esaltano il lusso
e fanno trasparire la elevata accuratezza della esecuzione. Il lay-out di Golden Bay
è assolutamente classico con il salone principale con
annesso pranzo sul ponte principale dal sapore molto formale e il
salone più privato al ponte superiore, dove si trova fra
l’altro una bellissima libreria studio, trasformabile in cabina di
emergenza: un bello spazio panoramico dove l’armatore può isolarsi dagli ospiti
invadenti, dai probabili rumorosi bambini, dalla moglie e dal
numeroso equipaggio che su queste barche sembra sempre spuntare
con un bicchiere in mano da offrirti.