In copertina su Nautica di dicembre

Il Bluegame BGX70

60° Fort Lauderdale International Boat Show

Ebbene sì, un po’ di confusione organizzativa, logistica, espositiva c’è stata. Ciò nonostante, il più importante salone della Florida ha dimostrato una volta di più la sua capacità di movimentare un mercato che, per le aziende italiane, ha prodotto oltre 410 milioni di Euro nel solo 2018.

I raduni delle barche storiche

Bella e grande la partecipazione agli appuntamenti – Vele d’Epoca Imperia, Monaco Classic Week e Raduno Vele Storiche Viareggio – che hanno concluso la stagione 2019.

Con le ali nell’acqua

I foil, le ali immerse che hanno fatto volare i catamarani delle ultime America’s Cup e faranno volare anche i nuovi monoscafi, sono ormai una realtà nelle competizioni veliche. Ma per il resto delle barche da diporto, i foil sono utopia o realtà?

L’intervista: Tilli Antonelli

Se lo scorgete per strada e per attirare la sua attenzione lo chiamate Attilio, forse neppure si volta. Il fatto è che per tutti, da sempre, tanto nel privato quanto nel mondo della nautica,
il suo nome è semplicemente “Tilli”.

La Rotta del Corallo

Per due secoli una comunità di pescatori di corallo di Pegli è vissuta a Tabarka, un isolotto tunisino grande poco più di uno scoglio. Una rievocazione storica della loro traversata del Mediterraneo, sull’antica Rotta del Corallo, ha permesso di scoprire, oltre alle antiche vestigia genovesi di Tabarka, la natura inaspettata di una regione che, non a caso, è detta “Tunisia verde”.

Isole Maldive

Alla scoperta di Suvadiva, Fua Mulaku e Addu, gli incontaminati atolli a cavallo dell’Equatore con cui si conclude l’estremità meridionale delle Maldive. Un arcipelago unico al mondo, composto da minuscole isolette di sabbia, perlopiù disabitate, protette da una barriera corallina di rara bellezza dove è possibile incontrare centinaia di pesci dai mille colori, eleganti mante, socievoli tartarughe, squali e molto altro.

Le nostre prove:

  • Beneteau First 53
  • Bluegame BGX70
  • Absolute Yachts Navetta 68
  • Solaris Power 48 Open
  • Gommoni Cabinati Miura 30 Cabin

Focus:

  • Cayman Yachts F520
  • RM Yachts 1180
  • Suzuki DF40A Ari

Editoriale

Popolo della Nautica dove sei?

Le grandi crisi industriali che stiamo soffrendo in questo periodo pongono alla classe politica un problema a due facce: da un lato, il sacrosanto obiettivo di salvare posti di lavoro; dall’altro, l’esigenza di tenere sotto controllo il consenso.

Com’è facile riscontrare, l’energia impiegata a tal fine è quasi sempre direttamente proporzionata al numero che esprime la massa dei lavoratori coinvolti, perciò, anche se può suonare scandaloso, non è azzardato dire che i 12.000 dipendenti dell’Alitalia “pesano” un po’ meno dei 20.000 dell’Ilva.

Insomma, persino agli occhi del buon homo politicus, l’individuo tende a scomparire di fronte alla moltitudine. Viene da chiedersi, perciò, come mai i 200.000 lavoratori della nautica da diporto italiana – ai quali, se possibile, andrebbe aggiunto l’incalcolabile indotto sommerso – non facciano paura a nessuno, nonostante che un’alta percentuale di essi, costituita soprattutto da coloro i quali servono principalmente il mercato nazionale, sia in constante grave rischio da circa undici anni.

La risposta è semplice e disarmante: non fanno paura perché non sono contenuti entro i confini ben individuabili di qualche stabilimento; non fanno paura perché sono parcellizzati in pochissimi grandi cantieri e in parecchie centinaia tra piccole aziende e imprese individuali sparse per il territorio.

Se – poniamo – questi lavoratori si riunissero a Roma, in piazza Montecitorio e dintorni, per protestare anche solo la loro esistenza, a nessun politico di quelle parti potrebbe sfuggirne la consistenza e così, forse, chissà, potrebbe incominciare a impedire ad altri organi dello stato di farne palestra per i loro esercizi di potere. Magari ci si accorgerebbe pure che il mare italiano è troppo vasto e profondo per rientrare nelle competenze di un ministero che si occupa di tutte le infrastrutture e dei lavori pubblici, delle reti di comunicazione stradali, autostradali, ferroviarie, lacuali, aeree e aeroportuali; dell’edilizia residenziale, pubblica e privata; della pianificazione degli appalti pubblici di competenza statale e di tante altre cose.

Per carità, nel goffo tentativo di salvarci la coscienza, evitiamo l’errore di puntare il dito contro l’associazione che dal 1960 rappresenta le industrie e le imprese della nautica da diporto: in questi anni, l’Ucina Confindustria Nautica ha avuto l’innegabile merito di tessere rapporti sempre più frequenti e diretti con i politici competenti (competenti nel significato del loro ufficio, non necessariamente in quello della loro conoscenza), pur avendo sofferto essa stessa di quel brutto difetto – ahinoi, tutto italiano – del non saper fare sistema, come dimostra la diaspora del I settembre 2015 che portò alla costituzione dell’associazione, di fatto antagonista, chiamata Nautica Italiana.

Ma dev’essere ben chiaro a tutti che, agli occhi della classe politica media, le ben educate proteste istituzionali avanzate intorno a un tavolo sono sostanzialmente un fatto formale, poco più di un cortese saluto tra vicini di casa sul pianerottolo: buongiorno, buonasera e poi ciascuno per la propria strada.

Corradino Corbò