In copertina su Nautica di Febbraio 2020

L’Azimut 78 Fly in navigazione

Atterraggi a rischio

L’ingresso in un porto sottovento a una burrasca rappresenta sempre un rischio. Condizioni meteo, tipo di imboccatura, scelta del momento giusto. Ecco come decidere se atterrare o rimanere fuori.

L’ingresso in un porto sottovento a una burrasca

Un fisherman su misura

Ovvero l’importanza di curare l’allestimento della propria barca per renderla efficiente e funzionale a tutto vantaggio dell’azione di pesca. Fermo restando che ogni tecnica e ogni pescatore ha le sue esigenze.

come allestire un fisherman

A 70 anni alla deriva

L’esperienza a lieto fine di Massimo Vecchietti ci offre spunti su quali tecniche adottare per tornare a casa.

Massimo Vecchietti

Jovanna, una “stranger” a Napoli

Le tracce indelebili che un piccolo yawl costruito nel 1913 su progetto di Albert Strange ha saputo lasciare nelle vicende familiari dei suoi proprietari e nella storia dello yachting.

Jovanna, una “stranger” a Napoli

La capitale della vela

Situata nel cuore dell’arco insulare che separa l’Oceano Atlantico dal Mar dei Caraibi e accarezzata dal soffio costante degli Alisei, Antigua, parte delle IsoleSopravento Settentrionali delle Piccole Antille, con una costa frastagliata quasi interamente protetta dalla barriera corallina, magnifiche baie orlate da spiagge da sogno e porti sicuri, è la destinazione ideale per trascorrere una vacanza in barca al caldo dei tropici tra bagni, sole, feste e regate.

antigua-la-capitale-della-vela

Le nostre prove in mare:

Focus:

  • Discovery Shipyard Southerly 480
  • Dehler Yachts 30 OD
  • Azimut Yachts 78 Fly

Non solo digitale

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L’Editoriale

Pace fatta

Dopo cinque lunghi anni di separazione assai poco consensuale, la nautica italiana (iniziali minuscole) si è ricompattata: lo scorso mese di dicembre, Ucina Confindustria Nautica e Nautica Italiana (stavolta, iniziali maiuscole) hanno fatto pace, mettendo la parola fine a una diatriba che di sicuro non ha fatto bene al comparto, non foss’altro per averne indebolito il potere contrattuale in sede politica.

Tuttavia, volendo rileggere la storia di questo lustro con occhio più ottimistico, un effetto positivo lo si può trovare: tutto il processo di riavvicinamento ha avuto il pregio di dimostrare che la “piccola nautica” e la “grande nautica” – si perdoni la definizione semplicistica, che è puramente dimensionale – hanno indiscutibilmente pari dignità e che quei personalismi
che spesso sono stati alla base delle divergenze non possono e non devono più trovare posto all’interno della famiglia ricomposta, la quale, a sottolineare il fatto che non ci sono né vincitori né vinti, ha già rinunciato alla parte più storica del suo cognome, Ucina, conservando quello più asettico e perciò diplomaticamente conveniente di Confindustria Nautica.

Detto ciò, a noi, che non abbiamo obblighi formali, piace pensare che la riconciliazione abbia in qualche modo rafforzato quella compagine che, per la sua più semplice struttura aziendale e per il minore peso economico, ha più sofferto la crisi del mercato interno, continuando tuttavia a investire – e perciò a credere – in quello che è rimasto il suo più importante paladino: il Salone Nautico Internazionale di Genova.

Questo perché l’aspirazione a un diporto italiano finalmente maturo, non più elitario, non più guardato con diffidenza classista, può trovare il suo punto di forza solo ed  esclusivamente in quella nautica piccola, appunto, essendo quella grande fortunatamente affacciata su ben altri orizzonti. Perciò la nostra speranza è che, almeno quando parlerà Italiano, la neonata Confindustria Nautica vorrà utilizzare un po’ meno parole come “lusso” ed “esclusività”, convinta del fatto che i segnali positivi dei quali parliamo da troppi anni lasceranno il posto a qualcosa di molto più concreto soltanto quando la barca diventerà finalmente un oggetto alla portata di molti.