Le canne da traina si differenziano sostanzialmente da tutte le altre, che si impiegano per le diverse tecniche di pesca. Mentre una canna generica può essere utilizzata per diverse tecniche, le canne concepite per la traina sono impiegabili esclusivamente per lo scopo di nascita. La canna si compone di due parti ben distinte: il manico ed il cimino.Il manico è rigido e presenta una parte inferiore in lega leggera o materiale plastico ricoperto di neoprene ed una parte superiore rivestita di materiale morbido dove si dovranno poggiare le mani per effettuare la pompata. Tra queste due parti è collocato l’alloggio per il mulinello, composto da una parte fissa ed una mobile che si blocca con doppia vite di serraggio. Nella parte estrema inferiore del manico c’è una croce che serve per bloccare la canna nel portacanna. Il cimino è la parte che determina la qualità e la potenza di una canna. E’ composto da un fusto che penetra nel manico assemblandosi ad esso. I fusti sono generalmente in fibra di vetro, ma gli attrezzi migliori sono composti in grafite (carbonio) in quanto tale materiale risulta più leggero, più resistente e con una maggiore nervosità, ovvero con una risposta più veloce nel ritornare alla posizione eretta da quella flessa.Le canne da traina hanno i passanti per il filo rivolti verso l’alto, al contrario delle normali canne da pesca, questo perché il mulinello è posizionato al contrario.

I passanti possono essere di due tipi: ad anello o a carrucola.Gli anelli sono realizzati in lega leggera ad alta resistenza meccanica, con l’interno rivestito in pietra dura o in carbonio autolubrificante. Sono di gran lunga più leggeri delle carrucole e si montano in genere su canne di basso libbraggio ( fino alle 30 libbre). La loro altezza è inferiore a quella delle carrucole e quindi dovranno essere di numero maggiore per evitare che il filo entri in contatto con la canna. Le carrucole presentano dei roller interni che facilitano lo scorrimento della lenza. I roller possono essere montati su cuscinetti a sfera o su bronzine, ma in entrambi i casi garantiscono una fluidità diuscita del filo molto maggiore rispetto agli anelli. Le carrucole sono da preferire quando ci si trova a misurarsi con prede molto veloci nella fuga (tonni, palamite e predatori oceanici), in ogni caso sono più resistenti degli anelli pur aumentando il peso della canna.

Le canne da traina si dividono in due grandi categorie: quelle tradizionali e le stand-up. Le canne tradizionali hanno il cimino lungo circa due volte e mezzo il manico. Il mulinello è posizionato al centro del manico, quindi in media la mano sinistra che farà forza sull’imbottitura anteriore al mulinello, dovrà sollevare una leva molto lunga ed affidarsi molto alla capacità di raddrizzamento del fusto. Pescando con canne tradizionali la forza contraria a quella del pesce, viene esercitata con le braccia, tirando verso se stessi l’impugnatura. Le canne tradizionali possono essere ad azione parabolica, a ripartizione o di punta. Le canne denominate stand-up sono facilmente riconoscibili per il cimino molto corto e per il manico che presenta una parte anteriore più lunga rispetto a quella retrostante al mulinello. Sono state inventate per pompare dal fondo i grandi tonni in piedi e sono concepite per un sistema di pompaggio totalmente diverso da quello che si applica alle canne tradizionali. Con la stand-up bisogna utilizzare una cintura da combattimento bassa che poggia sulle cosce ed un renale agganciato al mulinello. La mano sinistra si pone al culmine del manico imbottito e la pompatasi effettua flettendo le gambe e contrapponendo al peso del pesce, quello del proprio corpo. In pratica la leva in questo caso è molto più corta ed in teoria lo sforzo da parte del pescatore è molto minore in quanto anziché pompare con le braccia interessando i muscoli bicipiti e dorsali, si pompa con la schiena e con le gambe, mentre le braccia intrevengono in modo secondario.

Nella maggior parte dei casi le canne stand-up hanno il fusto con azione a ripartizione. Le canne stand-up sono state concepite per perde potenti ed in particolar modo per quei predatori che impostano la propria difesa sul fondo. Nei nostri mari sono eccellenti per i tonni e per le ricciole, ma la pesca in stand-up ha senso dalle 20 libbre in su. Per libbraggi più leggeri è preferibile usare canne tradizionali ad azione parabolica, quanto più lunghe possibile. Come accennato una canna da traina esprime una sua potenza, ovvero contrappone al vettore rappresentato dal pesce, un vettore contrario di una potenza espressa in libbre ben determinata. La potenza massima che la canna esprime si può misurare con un dinamometro fissato mediante un pezzetto di cordino, al cimino. Si deve flettere il fusto fino alla sua curvatura massima, ovvero sia fino a quando non è possibile piegarlo oltre, in questo momento la canna esprime la sua massima potenza. E’ naturale che non faremo mai lavorare una canna alla massima potenza, ma a non più del 75% del suo limite. Questa è la potenza massima della canna, ma la misura (espressa in kg o lbs) del vettore che la canna contrappone al pesce è quello che il fusto sviluppa raddrizzandosi e di conseguenza portando la preda verso di noi. Tale vettore è la risultante della potenza della canna, più la forza impressa dal pescatore, più quella della barca che trascina il pesce. Tali dati non possono essere calcolati empiricamente, ma possiamo basarci all’incirca con un peso statico, da sollevare a terra con la canna, cercando di evitare flessioni eccessive che potrebbero rompere l’attrezzo.
Nei nostri mari si utilizzano canne da traina di potenza massima nell’ordine delle 30 libbre, arrivando fino alle 50 per le grandi ricciole se pescate da neofiti.