Tra le componenti che caratterizzano la traina d’altura, la scelta delle esche è sicuramente quella che maggiormente impegna e arrovella i pescatori, sia durante le fasi di preparazione che al momento dell’azione di pesca. Notoriamente si finisce per impiegare le esche che nel tempo hanno dato i migliori risultati, ma con il passare delle ore senza ferrate, la frenesia del cambio dell’esca ha il sopravvento e si iniziano le sostituzioni, adducendo a ogni esca miracolose proprietà catturanti. Chi pesca a traina è perfettamente conscio che ogni esca artificiale, prima di aver catturato qualsiasi pesce, ha già catturato il pescatore al momento dell’acquisto; questo perché, nella maggior parte dei casi, la scelta avviene per il proprio gusto personale e non perché si presume un eventuale gradimento da parte dei pinnuti. Non di rado però le esche scelte per gusto personale funzionano davvero e questo alimenta la propria presunzione di capire quali siano i gusti dei pesci. Il concetto però, è che se non si provassero artificiali nuovi, non si sarebbero mai scoperte alcune esche che al fine pratico sono risultate molto catturanti. Uno di questi casi è quello delle esche composte, ovvero ottenute dalla combinazione di due artificiali differenti.

PICCOLO INNESCO TROPICALE
Il primo innesco che prenderemo in esame è di origine oceanica e rappresenta la variante mediterranea di un classico nella pesca di superficie ai rostrati e altri grandi predatori della traina off shore: il Panama Rig. L’innesco originale si effettua cucendo la pancia del bonito o una striscia di tunnide all’amo e ricoprendo la parte anteriore con un octopus o piccolo kona. La variante utilizzata in Mediterraneo segue lo stesso concetto, ma anziché utilizzare la pancia o la striscia di pesce, utilizza una striscia di calamaro. L’innesco si effettua ritagliando dal dorso del calamaro (fresco o congelato) una striscia a forma di occhio allungato, con la parte posteriore a coda di rondine. All’occhiello dell’amo legato al terminale, si fisserà il capo di un filo di rame lungo una ventina di centimetri. Si passa la striscia di calamaro nella parte piatta, in modo che la punta combaci con l’occhiello dell’amo. Per finire, si assicura la striscia all’amo con il filo di rame, accertandosi che siano ben assemblati tra loro. La striscia di calamaro si copre davanti con un octopus, con un jet o con un piccolo kona head, in modo da arricchire l’esca e renderla più vistosa. Questo innesco risulta micidiale per le lampughe, ma è molto indicato anche per le aguglie imperiali, per i rari pescispada che si possono incontrare e per i tunnidi.

SILICONI E PIUME
Un’altra combinazione che ha dato ottimi risultati si ottiene inserendo una testa piumata all’interno di un jet. La categoria di esche denominate jet, ovvero caratterizzate da una testa metallica o plastica forata, grazie alla voluminosa scia di bollicine che si lascia dietro, è stata, fin dalla sua apparizione sul mercato, molto gradita dai tunnidi e in particolar modo dai tonni di branco. Le teste jet sono generalmente montate con gonnellini siliconici spesso uniti a strisce di mylar, risultando sottili e sinuosi in pesca. L’esperienza ha però fatto notare che i tonni sono più invitati ad attaccare esche voluminose e da questo nasce l’idea di inserire all’interno del gonnellino siliconico una piuma, per aumentare la corposità dell’esca. L’abbinamento tra jet e piuma va effettuato in modo che una volta inserita la testa piumata all’interno dell’esca anteriore, il termine del ciuffo di piume dovrà coincidere con la fine del gonnellino siliconico. In genere si cerca di abbinare colori come il blu e il bianco, il giallo e il rosa ecc., ma mai come in questo caso la fantasia si può sbizzarrire, creando colorazioni variopinte ed eccentriche.