La barca che vorrei di Stefano Navarrini il 4 Set 2025 Una chiacchierata rilassata e semiseria sulla barca al limite dei 10 metri che vi accingete ad acquistare, a cambiare, o anche semplicemente a sognare, andando in giro per i prossimi saloni nautici. Passata la sindrome vacanziera e chiusa l’esperienza nautica, o almeno quella estiva, è tempo di considerazioni. Magari perché ci siamo accorti che la nostra barca è un po’ obsoleta, che la vecchiaia si fa sentire anche sulla vetroresina o che certi difetti da estetici rischiano di diventare strutturali. Magari nell’arco delle considerazioni entra anche un pizzico di giustificata invidia e di ambizione per quelle barche ancorate in rada vicino alla nostra… decisamente più belle. Senza contare il caso di chi ha vissuto in estate una splendida esperienza a bordo di una barca di amici, rimanendone tanto entusiasta da essersi deciso a fare il grande passo, tanto più che settembre è il mese dei saloni nautici, e non c’è occasione migliore per valutare de visu quello che offre il mercato, per confrontarlo poi con le nostre considerazioni, che non sono e non dovrebbero essere poche perché comprare una barca non è come prendere un caffè al bar. Una barca può regalare emozioni e momenti di felice relax, ma richiede anche impegno non solo economico ma anche nella gestione. Per questo è importante al momento dell’acquisto scegliere una barca che soddisfi il più possibile le nostre esigenze. Sommario Un’analisi realisticaIl budgetE se fosse un cabinatoTipologie di barcaDove tenere la barcaCarena e motorizzazioneQuali motoriFuoribordoConsigli per gli acquistiL’usatoL’importanza del perito nautico Un’analisi realistica Di certo la prima cosa da valutare è il proprio conto in barca… ooops in banca!, ma senza fermarsi al prezzo d’acquisto perché quello è solo l’inizio dell’avventura, quindi proviamo a capire meglio come complicarsi la vita diventando armatori e comandanti di un mezzo nautico, senza badare al celebre detto per il quale “i momenti più belli da vivere in barca, sono quando l’acquisti e quando la vendi”. Non dategli retta, quando venderete la vostra barca, quella con cui avete vissuto emozioni e sensazioni irripetibili, a meno che non siate stati proprio sfortunati, qualche lacrima la verserete, per cui forse sarà più vero seguire la personalizzazione di un altro famoso proverbio per cui “la prima barca non si scorda mai”. Proprio perché le tante avventure condivise con la propria compagna di passione lasciano il segno anche nel duro cuore dell’uomo di mare, e se al momento di separarsi dalla propria barca si prova solo intima soddisfazione, le cose sono due: o la barca era diventata insopportabile causa malfunzionamenti dovuti ad incuria e cattiva manutenzione, o era veramente un “cesso” fin dall’inizio. Il budget Per stabilire un budget adatto a coprire tutte le esigenze del nostro sogno carenato, inserendo quindi nel discorso vari parametri che vedremo più avanti, la prima considerazione da fare è: la nostra barca sarà almeno parzialmente ed occasionalmente condivisa con moglie-mariti-figli-fidanzati-amanti-amici e via discorrendo, il che ci porterà inevitabilmente verso certe scelte, o potremo decidere autonomamente sulla base della nostra passione e del famoso detto: “O t’adatti, o t’attacchi”? Certo in molti casi il compromesso è d’obbligo, il che è chiaramente più facile su un cabinato di 15 metri che su un open di 8 m, ma qualcosa si può sempre fare. Ad esempio, parlando di open, scegliere una barca la cui parte prodiera sia facilmente trasformabile in prendisole o dinette, per mettere a tacere le richieste dei più balneari, e che sia magari dotata di un mini vano toilette magari sotto la console, perché le signore non possono farla fuori bordo con la nostra disinvoltura, e sicuramente sarà gradita una doccetta poppiera necessaria per il doveroso risciacquo dopo ogni bagno. Un open center console è un entry level basico, ma per offrire un minimo di indipendenza è importante che sia dotato di un vano toilette, per piccolo e scomodo che sia. E se fosse un cabinato Salendo di dimensione, ovvero passando ai cabinati, l’occhio si sposta sul comfort degli interni. Il tempo delle barche dormitorio, parlando di natanti entro i 10 metri, è per fortuna finito, ma la ricerca di un posto letto ad ogni costo porta a volte a soluzioni un po’ anguste, sempre benvenute per chi guarda più alla sostanza che alla forma. In altre parole la possibilità di pernottare anche se in modo un po’ spartano in una rada è sempre una soluzione interessante, soprattutto per gli appassionati di pesca: farsi un sonnellino durante una battuta iniziata magari all’alba, o pernottare in rada per essere pronti a calare le canne al sorgere del sole, vale bene un po’ di scomodità. Anche soluzioni “tutti insieme appassionatamente”, tipiche di certi piccoli cabinati, possono essere accettate se ben realizzate, e al limite è accettabile anche la classica cuccetta-loculo ricavata sotto la plancia di guida, a cui si chiede però una sufficiente altezza che elimini l’effetto bara e possibilmente un oblò di aerazione. Questo vano, in alternativa, può diventare un comodo spazio di stivaggio, ma ricordiamoci sempre, a prescindere da tutto, di scegliere l’equipaggio giusto perché a bordo una persona può essere un problema, due persone due problemi, tre persone tre problemi, e così via. In medio stat virtus. Altro must da considerare, come detto, è la toilette, a volte più teorica che pratica causa ristrettezza di spazio, magari con le ginocchia che sbattono contro la porta quando ci si siede, o con un mini lavello in cui è impossibile sciacquarsi senza inondare il pagliolo: per quanto scomoda è comunque preziosa. Al di là del suo uso specifico, se posto in prossimità della discesa in cabina, il vano toilette può essere utile anche come vano per far sgocciolare le cerate bagnate. Infine un occhio all’angolo cucina, sempre gradito purché funzionale. Che sia un caffè o un pesce messo in padella al volo, la sua efficienza e praticità sono essenziali, e un paio di fuochi e magari un forno sono più che desiderabili. Peccato che su una barca a motore stando in mare, che di star fermo non ha mai voglia, subentrino problemi di gestione causa rollio. Ritrovarsi sui piedi una pentola d’acqua bollente non è mai gradevole, e spesso si rimpiangono le comode e pratiche cucine basculanti delle barche a vela, con tanto di ganasce ferma-pentole. Tipologie di barca La scelta della barca, al di là di facili innamoramenti e a volte di fin troppa emotività, va fatta in primis sull’uso reale che ne faremo. Questo ci dovrebbe portare a scegliere la tipologia più consona alle nostre esigenze valutando anche le dimensioni, la nostra esperienza, e la classificazione della barca che dovrà rispondere al tipo di navigazione previsto. I natanti, ovvero le barche entro i 10 metri di lunghezza purché marcati CE, non possono navigare oltre le 12 miglia dalla costa, ma poiché non si specifica di quale costa si parla, se volete raggiungere un’isola lontana 24 miglia basta sommare le due distanze previste dalla normativa. Resta invece il fatto che per navigare oltre le 6 miglia è necessaria la patente nautica. Fatte le dovute premesse tecnico-burocratiche, ci si può orientare sulla tipologia più adatta alle nostre esigenze. Un open center console, per esempio, è la barca ideale per uscite giornaliere anche con un po’ di amici a bordo, ma ovviamente è soggetto ai capricci del tempo. Così come un gommone, anche di dimensioni importanti tipo quelli oggi molto di tendenza, avrà le stesse comodità e prestazioni, e se non siete ancora molto preparati con le manovre in fase di ormeggio, vi perdonerà piccoli errori e strusciatine sulle barche dei vicini. In entrambi i casi potreste fare una considerazione interessante. Una barca cabinata offre una buona autonomia crocieristica avendo, fra l’altro, la disponibilità di un blocco cucina, caratteristiche che si ritrovano anche sui maxi gommoni oggi molto di tendenza. Qui l’Avangarde 35 del cantiere Salpa, disponibile anche in versione ibrida, è un walkaround molto innovativo e omologato come natante nonostante le generose dimensioni. Dove tenere la barca Un posto barca costa, e non poco, ma se il vostro mezzo nautico rientra nelle misure previste dalla normativa, in particolare entro una larghezza di 2,55 metri, potreste tranquillamente portarvelo dietro con un carrello e magari parcheggiarlo nel giardino di casa. Certo serve il carrello, e serve anche il giardino, e a dire il vero serve anche una macchina di adeguata potenza, ma se riusciste a superare il problema potreste godere della libertà di varare il vostro mezzo là dove vi porta il cuore, in pratica ovunque ci sia uno scivolo. Sempre per rimanere su dimensioni economicamente accessibili potreste considerare anche una pilotina, per intenderci la classica pêche-promenade di derivazione gallica, che non avrà grandi spazi prendisole ma con la sua piccola cabina vi consentirà di uscire con qualunque tempo e in qualunque stagione. La praticità di un piccolo open si apprezza anche nella possibilità di carrellarlo evitando i costi e le complicazioni diun ormeggio in acqua. Carena e motorizzazione Fin qui abbiamo parlato di barche motorizzabili fuoribordo, ma se andiamo al limite dei 10 metri, cambiano molte cose ed altre vanno viste con maggior attenzione. Ad esempio andrà valutato più a fondo il tipo di carena e di motorizzazione più adatto. Alla carena abbiamo dedicato in questo stesso numero della rivista un ampio articolo, per cui potremo concentrarci sui motori non solo in base alla tipologia, ma anche per quanto è strettamente attinente ad un discorso tutt’altro che secondario: i consumi. Non stiamo infatti parlando a quella ristretta stirpe di oligarchi per i quali questa voce è ininfluente, né a chi stando alla propria terza o quarta barca conosce bene tutte le insidie del caso, ma vorremmo parlare a chi con poca esperienza deve inserire il problema nel proprio budget. Nel costo di una barca la motorizzazione incide e non poco, ma meglio non cadere nella trappola di risparmiare sui cavalli per risparmiare sul portafoglio, perché mai come in questo caso abbondare è meglio. Lo è perché non sai mai quanto peso metterai a bordo, e ancor di più perché data la stessa andatura e gli stessi pesi una barca sovrapotenziata viaggerà più rilassata e consumerà meno di una sottopotenziata che per fornire certe prestazioni dovrà tenere i motori al massimo regime. Inoltre, volendo scegliere una motorizzazione doppia se non addirittura tripla, si potrà contare su una maggior sicurezza perché data l’avaria di un motore si avrà la sicurezza di rientrare in porto con quelli ancora funzionanti. Se poi andassero in avaria tutti e due, o tutti e tre, e non dipendesse da una vostra botta di stupidità (gli interventi della Guardia Costiera per barche rimaste a secco di carburante sono una quantità inquietante), la prossima volta prima di mollare gli ormeggi ricordate di farvi benedire. Fjord 38, un natante fuoribordo al top della categoria per qualità costruttive e allestimento. Quali motori Il green è di moda, o forse lo era visto l’attuale andazzo politico, ma resta il fatto che l’automotive in primis e la nautica a seguire, ci hanno investito molto. Tuttavia data la scarsità di colonnine di ricarica elettrica in mare, affidarsi ad una propulsione puramente elettrica è quanto mai azzardato, e tutt’al più si può valutare l’ibrido. Per l’elettrico puro l’eccezione può essere solo quella dei motori elettrici di prua, che restano comunque un accessorio pur essendo oggi un must irrinunciabile per i pescatori sportivi. Di base resta quindi la scelta fra una motorizzazione diesel ed una a benzina. La prima è decisamente più costosa della seconda, e il risparmio di carburante che può consentire è legato alle ore di navigazione previste nell’arco dell’anno. Nell’ambito delle 4-500 ore la scelta può cominciare ad avere un senso, magari ricordandoci che il diesel non ama molto l’uso dello stop&go che si fa spesso in vacanza, in compenso è un tipo di motore di grande affidabilità. Un motore diesel necessariamente entrobordo (ma esistono anche fuoribordo diesel) ruba però un bel po’di spazio, ed è relegato a barche di dimensioni medio grandi. La pesca è una passione insopprimibile che in molti casi determina la scelta della barca. Fuoribordo I vantaggi del fuoribordo su imbarcazioni di medie dimensioni, considerando però che oggi con questo tipo di motori, che hanno raggiunto potenze molto elevate, si equipaggiano anche barche oltre i 10 metri, sono comunque numerosi. Il primo potrebbe essere il costo d’acquisto, ma ben di più valgono la facilità di manutenzione, la leggerezza, la silenziosità, il guadagno di spazio a bordo, la facilità di poter sostituire i motori senza fare grossi interventi sulla barca, la maggior manovrabilità e, non ultime, le prestazioni decisamente più scattanti. Qualunque sia la scelta della vostra motorizzazione, in ogni caso, c’è un dettaglio che non va trascurato: scegliete un brand che abbia una valida assistenza vicino, se non addirittura dentro, il marina in cui si trova il vostro ormeggio. Avere un problema, magari un giorno prima di partire per le vacanze, e non poterlo risolvere perché l’officina base del vostro motore si trova a 100 km di distanza, è a dir poco mortificante. Le motorizzazioni fuoribordo sono le più utilizzate nel settore dei natanti, e se plurime offrono maggiori prestazioni e ovviamente maggior sicurezza… naturalmente senza esagerare. Sopra, una motorizzazione triplice con i nuovi 350 della Honda. Consigli per gli acquisti Ferma restando la possibilità di acquistare un usato, salire sulla propria barca nuova è un piacere difficilmente comprensibile da chi non l’ha mai provato. Già l’odore ancora persistente della vetroresina immette adrenalina nelle vene, poi c’è la lucentezza immacolata della struttura, la perfezione dell’allestimento interno, la perfetta pulizia dei gavoni e della sala macchine, gli stessi parabordi appena usciti dal negozio che brillano come fossero stati lucidati: tutto concorre a creare un entusiasmo che ci farà dimenticare ogni negatività, a partire dall’assegno appena staccato. Però c’è anche qualche altra cosa. Ad esempio l’affidabilità di una barca vergine e le garanzie su tutte le strumentazioni di bordo e sulla barca stessa sono una bella cosa, ma al momento di optare per una barca nuova ci sono da valutare con attenzione i tempi di consegna che ovviamente variano a seconda delle dimensioni della barca e della produzione del cantiere. Non potendo fare troppo affidamento sulle dichiarazioni del venditore, meglio partire con il dovuto anticipo. Acquistare una barca usata può essere conveniente, a patto di essere sicuri del suo stato, e la collaborazione di un perito può in molti casi essere utile. Un esame accurato della carena con la barca in secco è d’obbligo per non avere sorprese. L’usato La soluzione alternativa è quella di acquistare un usato: si può fare, e a volte può essere decisamente conveniente perché una barca usata, magari anche per una sola stagione, si deprezza immediatamente e non di poco pur mantenendo tutta la sua integrità. Però, ed è un però importante, è bene procedere con attenzione. Il parco dell’usato oggi è immenso, quindi prima di fare il primo passo concedetevi un’accurata ricerca sul web, cosa per altro divertente, per farvi un’idea del mercato e magari scoprire quante barche apparentemente simili hanno prezzi molto diversi, e la ragione indubbiamente ci sarà. Da questa prima analisi potrete fare una selezione puntando su quelle più facilmente raggiungibili, non solo come prezzo ma anche come località d’ormeggio, tenendo presente che la trattativa e l’esame della barca richiederà molte visite, e se voi siete a Palermo e la barca è a Rapallo fatevi due conti. In questa analisi, in cui potrete prendere tutto il vostro tempo, potreste anche notare che se alcune barche sono in vendita da mesi, se non da anni, c’è qualcosa che non va, il che non vuol dire scartarle a priori ma procedere con cautela. Una volta puntata la preda, e data una prima occhiata de visu per vedere se scatta il necessario feeling, potrete anche fare una prima attenta visita per valutare lo stato della barca, esaminando anche i dettagli e l’impiantistica, ma tenendo presente due cose fondamentali: la barca va vista soprattutto sotto, per cui sarà necessario farla tirare in secco e valutare lo stato della carena, e di assi ed eliche se parliamo di cabinati entrobordo, che spesso raccontano molto della storia della barca. L’importanza del perito nautico In secondo luogo, per quanto vi riteniate esperti, se la barca è importante cercate l’opinione di un perito che ne saprà certamente più di voi: il gioco, leggi la spesa, vale spesso la candela. Se poi vi verrà decantata la quantità e la qualità degli accessori, soprattutto dell’elettronica, valutate bene la situazione, sia perché nonostante quello che possa dire il venditore sul prezzo di mercato in realtà incidono poco, sia perché potrebbero essere modelli obsoleti, sia e soprattutto perché potrebbero essere mal funzionanti. Una necessaria e approfondita prova in mare, anche due se voleste provarla in diverse condizioni meteo, completerà l’analisi di base, dopo di che potrete iniziare la trattativa e qui entrerà in gioco la vostra abilità perché se siete in gamba, considerando che il venditore si tiene sempre un buon margine di gioco, il prezzo di partenza potrà ridursi di molto. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!