Una crociera felice di Stefano Navarrini il 3 Ago 2025 Quel che segue non può e non vuole essere un manuale di navigazione, ma solo un insieme di suggerimenti pratici per evitare spiacevoli esperienze e valutare i presupposti per una felice crociera in barca a vela. Difficile immaginare qualcosa che offra più emozioni di una vacanza in barca, soprattutto in barca a vela, e soprattutto se la barca è la propria e deve quindi rispondere unicamente ad una sola legge: la vostra. Questa almeno la premessa, perché poi nella realtà affinché tutto si svolga nel migliore dei modi occorre un po’ d’attenzione, ovvero un’accurata preparazione, e un pizzico di fortuna. Navigare avendo per 360° orizzonti liberi e lontani è un’emozione, così come vivere le primitive magie di albe e tramonti, e nelle notti senza luna perdersi fra cieli stellati che incombono sulle nostre teste e che rivelano la nostra insignificanza di fronte all’universo. E si potrebbe continuare finendo però in una retorica melensa, anche se chi ha vissuto certe esperienze sa di cosa parliamo. Per quanto sintomo di libertà una crociera in barca resta tuttavia legata ad alcune regole, dove per uscirne bene spesso basta il buon senso, mentre altre volte non se ne uscirebbe fuori neanche con qualche giro di chiglia. Sommario Equipaggio giusto = vacanza feliceL’equipaggioLa cassa comuneQuello che tutti devono sapereVita di bordoI ruoli a bordoIdee chiare = manovre giusteLe scarpeCosa portareGli accessoriL’itinerarioIl meteo Equipaggio giusto = vacanza felice Teoricamente non sembrerebbe la voce principale da prendere in considerazione, ma in realtà lo è perché dalla scelta dell’equipaggio deriverà un’ampia serie di considerazioni e decisioni, pratiche e teoriche, che faranno la differenza fra inferno e paradiso, magari senza dimenticare che esiste anche un purgatorio. Non so se è nato dalla mia fantasia o se più probabilmente a inventarlo è stato qualche saggio marinaio, ma il detto che in barca “uno è poco, ma due sono troppi” anche se un po’ estremista nasconde una profonda anche se poco praticabile verità. Almeno quando si parla di vacanze. Il tema è in realtà immenso date le possibili variabili, ma cercando di essere pratici e concreti possiamo dividerlo in due semplici realtà: siete voi a scegliere l’equipaggio o è l’equipaggio che sceglie voi? Il secondo caso è legato all’ambito familiare, e va detto che portarsi in barca mogli, mariti, figli, fratelli, sorelle, e magari anche la suocera e il gatto di casa può essere, se tutto funziona bene, una cosa bellissima. Condividere le emozioni della navigazione, albe e tramonti, bonacce e sbolinate, con la positiva aggiunta di abitudini sperimentate e la tranquillità di poter mandare a quel paese chi sbaglia una manovra senza rischi di ammutinamento, offre molta tranquillità. Se tutto funziona bene, abbiamo detto, ovvero se l’equipaggio è già sperimentato ed offrirà al comandante la possibilità di dosare a misura la navigazione della propria barca. L’equipaggio Ben più complessa e ricca di insidie la scelta di un equipaggio di amici, dove in realtà i problemi iniziano… prima di iniziare. Perché lui sì e lei no? Ma se poi porto quello quell’altro si offende, e come posso fidarmi di chi già a terra ha un carattere di merda, scusate il francesismo, e che in barca potrebbe distruggere l’armonia dell’equipaggio? E la coppia che oggi sembrano due piccioncini e domani sono pronti a scannarsi? Affrontiamo il problema con il massimo senso di realtà, e con un presupposto di non poco conto in grado di mandare all’aria tutte le nostre considerazioni: in barca si cambia, ed è difficile sapere in anticipo come si comporterà tizio o caio. Anche perché il fatto che in barca si possano rompere le più salde amicizie più che un’idea è una consolidata realtà. Come comportarsi allora? Personalmente, se non volete trasformare la vostra crociera in un incubo, suggerisco la massima severità anche a costo di apparire sgradevoli. Partite da criteri base selezionando in primis amici che abbiano già buone esperienze di barca e di vita a bordo, lui o lei poco importa, non solo perché questo vi alleggerirà il peso del comando, magari delegando la gestione delle manovre più semplici, ma anche perché chi ha già esperienza di mare si muoverà con il piede giusto evitando possibili danni dato che… la barca dopo tutto è la vostra. In seconda battuta fate delle scelte caratteriali. Chi è gentile e disponibile già a terra, chi è sempre pronto al sorriso e alla battuta e accetta con modestia le vostre indicazioni nautiche, ha già un buon biglietto da visita. Ancor di più se gode di buona salute ed è inattaccabile dal mal di mare: avere a bordo gente che si imbottisce di pillole, che si lamenta ogni momento di mille dolori che per altro si aggiungono ai vostri che orgogliosamente tacete, o gente che al primo rollio strabuzza gli occhi e impallidisce, non va bene! In una barca a vela serve il vento, delle buone attrezzature, ma serve anche un’atmosfera allegra e spensierata che deve mantenersi tale anche in caso di difficoltà. A questo punto potreste già aver fatto una buona scrematura, ma se volete essere ancora più selettivi potreste giocarvi una carta con la quale spesso si superano molte barriere, a partire da quelle della tirchieria. La cassa comune Infatti, con la delicatezza del caso, si può sempre ricordare o meglio premettere, che voi non siete Jeff Bezos, che la barca vi costa soldi e fatica, e che quindi anche se vi piacerebbe ospitare tutti per la gloria dell’amicizia siete costretti a chiedere una partecipazione delle spese, non solo quelle della cambusa, che mi sembra il minimo, ma anche quelle di carburante, ormeggi in porto, e se proprio volete essere chiari anche quelle di eventuali danni provocati dall’equipaggio. Il che tradotto per semplicità equivale a fare una cassa comune da affidare al tesoriere nominato dall’equipaggio stesso. È poco elegante, ma essere chiari ha il suo perché, e a volte vale più delle mille raccomandazioni su cosa fare e non fare a bordo. Se ci sono le premesse la terza via è però la più bella, dolce e romantica. Uno è poco e due sono troppi, avevamo detto, ma se il due è la vostra lei o il vostro lui, magari anche già sperimentati in uscite domenicali tutta didattica e compartecipazione, potreste avere una crociera da sogno. All’emozione delle albe e dei tramonti, del gran largo e degli orizzonti lontani potrete aggiungere quelle di un grappino sorseggiato in un tenero abbraccio sotto un cielo carico di stelle, con l’inevitabile conta di quelle cadenti che in agosto non mancheranno mai. State solo attenti, dopo il terzo grappino, a non cedere alla stanchezza e cominciare a russare mentre la vostra dolce metà vi declama il suo amore. Quello che tutti devono sapere Facendo le cose con la dovuta prudenza, premesso che timonare una barca al largo non richiede alcuna difficoltà e che comunque c’è sempre un pilota automatico, in realtà il membro più amato dell’equipaggio, le cose che chiederete d’imparare al vostro equipaggio sono poche. Due o tre nodi, soprattutto gassa, parabordo e bitta, la differenza fra lascare e cazzare sui verricelli di manovra ma soprattutto sul salpa ancora, e come mettere in moto il motore. A cosa serve quest’ultimo dettaglio? Magari navigando tranquilli a vela potreste sporgervi fuori bordo per un bisogno fisiologico, perdere l’equilibrio e finire in mare. E mentre voi vi sbracciate disperati, vedere la barca che naviga felice verso la Sardegna, con un poveraccio a bordo in preda al panico più totale che non sa cosa fare, non è bello. In mare, si sa, prevenire è sempre meglio che curare. Vita di bordo In nessun’altra situazione come in barca vengono messe alla prova la personalità, l’educazione, la sensibilità e tutte quelle qualità che disegnano il carattere di una persona. Se nella scelta dell’equipaggio gli ingredienti sono stati scelti con cura verrà fuori un mix stupendo e propedeutico ad una crociera felice, altrimenti… ci dispiace per voi. Perché soprattutto chi ha scarse percentuali di acqua salata nel sangue sarà in perenne stato di stress, e dallo stress alla botta di nervi con relativa perdita delle più profonde radici di buona educazione, il passo è breve. Dalle incomprensioni possono poi nascere rabbia e malcontento tenuti dentro a forza ma destinati prima o poi ad esplodere, e magari a finire nell’estremo: “O sbarca lui o sbarco io”, che a volte è una benedizione per riportare a bordo la serenità. I ruoli a bordo Al di là delle prerogative individuali, però, diciamo anche che molto dipende dalla sensibilità e dall’autorità del comandante. Nessuno a bordo può starsene a girare i pollici perché in barca c’è sempre qualcosa da fare, ed è tutta del comandante l’abilità di assegnare i compiti a seconda delle capacità e delle preferenze di ognuno. Magari mischiando di tanto in tanto le carte in tavola, pur senza guastare l’armonia: tizia magari un giorno vuol provare a timonare, tizio potrebbe mettersi ai fornelli per farvi assaggiare la sua specialità, sempronio per una volta potrebbe rassegnarsi a lavare i piatti, e tutti insieme dovrebbero contribuire all’ordine e alla pulizia della barca. Naturalmente il comandante dovrebbe dare sempre il buon esempio, in un’atmosfera di democrazia nautica a base di rispetto, spirito di collaborazione e gentilezze reciproche. Praticamente un utopistico spicchio di paradiso, che viene messo duramente alla prova al momento di fare cambusa. Chiaro che ognuno ha le sue manie e le sue preferenze, che però andrebbero curate personalmente, ma per tutto il resto vale il buon senso e soprattutto la cassa comune, mentre su una cosa non si può transigere: l’acqua, su cui, nei limiti dello spazio di stivaggio, sarà sempre bene non lesinare. E a proposito dello stivaggio, diciamo che è un’operazione spesso trascurata che merita però la massima attenzione e andrebbe curata in collaborazione fra il presunto chef di bordo e il comandante, che conosce bene gli spazi di stivaggio più adatti in termini di sicurezza, ossia resistenza al rollio e distribuzione dei pesi, e che destinerà alla sentina o comunque in basso le cose più pesanti come acqua e scatolame. Chi si occuperà della cucina stiverà a portata di mano gli ingredienti di uso più comune, riservando al frigo le cose più deteriorabili. Idee chiare = manovre giuste Per quanto esperto sia l’equipaggio un briefing pre-partenza sarà comunque auspicabile, perché ogni barca ha le sue prerogative e le sue particolarità, spesso personalizzate dall’armatore, e conoscerle può evitare inutili danni. Né sarà mai male, poiché “repetita iuvant semper”, ripetere certe regole base del tipo: il water accetta solo quello che esce dal vostro corpo, l’acqua è sempre preziosa e va usata con parsimonia, se vi siete unti e ricoperti di olio come un gambero appena scolato dalla padella evitate di sdraiarvi sul teak della coperta o sui cuscini in costosa Sunbrella appena comprati senza aver messo sotto almeno un asciugamano, e via dicendo. Stare a bordo a piedi nudi è una libertà impagabile ma anche un’esigenza di rispetto per la barca. Chi ha poco piede marino potrebbe però facilmente avere idee diverse dopo essersi spiaccicato un piede contro un winch, una bitta o sul carrello del fiocco facendosi più o meno seriamente male. Per evitare di scomodare tutti i santi del calendario il comandante può quindi consentire di indossare scarpe da barca, dopo averle visionate, ma non gli infradito che a bordo in navigazione sono pericolosi. Le scarpe Negli ultimi anni si è però aggiunta una curiosa diatriba a proposito di un tipo di scarpa che personalmente trovo tanto orrendo quanto pratico e comodo, ma che in barca sta esteticamente ad un uomo di mare come un nano sta ad un Watusso: le Crocs. Crocs, per amor di cronaca, è il diminutivo di “crocodile” ed è il nome scelto dai tre ragazzi americani che le hanno inventate, e in versione originale sono realizzate con una particolare schiuma poliuretanica che ne garantisce le caratteristiche, ben lungi da quelle di centinaia di imitazioni. Non pochi in effetti i vantaggi di queste scarpe: sono resistenti, leggere, comode, indifferenti all’acqua di mare, galleggianti, se originali non lasciano segni in coperta, si puliscono con facilità, sono ideali per scendere dal pram su una spiaggia e camminare sulla sabbia o per saltare su una banchina sporca, e se scelte nella versione più ventilata limitano la sudorazione e garantiscono la fuoriuscita dell’acqua. Fra i principali svantaggi una tenuta discutibile, tanto che a volte il piede scivola fuori, un tallone scoperto ed esposto ad eventuali colpi, un grip tutt’altro che ottimale soprattutto quando la suola comincia a consumarsi, ma soprattutto un look da brivido. Certo poi a tutto ci si abitua, certo anche la bruttezza finisce per fare tendenza, però la barca ha un suo stile di vita legato alla tradizione e alla bellezza definita da precisi canoni. In altre parole: Crocs vi amo, ma per favore restate a terra! Cosa portare Altro punto dolente di una crociera felice è il bagaglio da portarsi dietro, ma questo dipende in parte dal tipo di vacanza che avete in mente. Diciamo in parte perché se anche avete programmato una crociera tutta rade e natura, molti non potranno comunque fare a meno di portarsi dietro qualcosa di sofisticato ed elegante per quelle (poche) volte che si scenderà in porto, una sfilata di costumi multicolor per le foto di rito, oltre a tutto l’armamentario di creme varie, trucco, parrucco e ovviamente… un phon. Non un iPhone, ma proprio l’asciugacapelli, accessorio in realtà pressoché inutilizzabile in una barca non dotata di particolari fonti energetiche, se non quando si è collegati a rete in banchina avendo ormeggiato in porto. Approfondendo il discorso vediamo infatti che i phon a 12 V da barca hanno una potenza insoddisfacente per le esigenze di alcuni, e che i piccoli inverter da collegare alla batteria della barca, magari sulla presa dell’accendisigari, non ce la fanno a sostenere la potenza richiesta da un asciugacapelli serio, senza contare il consumo energetico. Perciò, rassegnatevi, siete belli lo stesso. Andando sul pratico, e facendo tesoro di esperienze personali, per una crociera in cui ci sia più mare che banchina limiterei il bagaglio ad una serie di “t-shirt everyday”, a qualcosa di un po’ più sofisticato per un mini struscio in banchina che non si nega mai a nessuno, bermuda e pantaloni quanto basta, biancheria di ricambio, scarpe da barca e infradito da indossare, volendo ma anche no, sottocoperta a barca ferma. La quantità sarà chiarita dalla prima esperienza di crociera, quando vi renderete conto di riportare a casa intonso il 50% di quello che avevate messo in borsa. Borsa, ovviamente, e non valigia, e soprattutto borsa morbida ripiegabile e facilmente stivabile. Gli accessori Senza entrare in un vero e proprio elenco della spesa aggiungerei l’accessoristica di prammatica (necessaire da toeletta, occhiali da sole, creme solari, cappellini vari perché col vento volano via facilmente, torce elettriche personali da tenere in cabina, e via dicendo). La massima da non dimenticare mai, in ogni caso, è che per quanto grande sia la barca, megayacht a parte, gli spazi sono comunque limitati e per una buona vita di bordo ordine e pulizia, sia negli spazi comuni che nella propria cabina, sono una necessaria virtù. Quello che però non dovrà assolutamente mancare nel vostro bagaglio sarà una buona cerata. Magari non servirà e avrà preso spazio inutilmente, ma se dovesse servire e non l’avete con voi potrebbero essere dolori perché, tanto per dire, un bel trasferimento di bolina sarà sicuramente entusiasmante, ma sotto maestrale sarà anche fresco, bagnato e decisamente sgradevole fino al punto da costringervi sotto coperta. L’itinerario Nella scelta dell’itinerario, pur tenendo democraticamente in conto le esigenze dell’equipaggio, che comunque ricordiamo è ospite, l’ultima parola, non fosse altro perché la barca è la sua spetta al comandante. Inoltre sarà probabilmente lui a conoscere meglio di tutti le prestazioni della barca, a valutare le percorrenze tenendo presente che oltre all’andata va sempre considerato anche il ritorno, e sarà sempre indiscutibilmente lui a decidere il da farsi in caso di meteo avverso o poco favorevole. Sempre perché, tanto per non scordarlo mai, la barca è la sua. Nei nostri mari gli itinerari migliori per chi non ama troppo i porti, peraltro in agosto pressoché inaccessibili, sono quelli in qualche modo legati alle nostre isole, dato che lungocosta non è facile trovare ridossi. In caso di meteo negativo una piccola isola, e arriviamo al massimo alla dimensione Elba, offre sempre una possibilità di ridosso sul versante opposto, mentre per Sardegna e Sicilia, isole minori escluse, occorre muoversi con un po’ d’attenzione, ma senza dimenticare che in caso di maltempo serio qualunque porto è obbligato anche se temporaneamente ad accogliervi. L’itinerario di una crociera può anche essere una scelta democratica ma sarà il comandante, nonché proprietario della barca, che conoscendone possibilità e prestazioni. Il meteo E a proposito di maltempo, vale la pena ricordarlo, in caso di navigazione difficoltosa, soprattutto per i meno pratici, indossare i salvagente o nei casi più preoccupanti legarsi alla lifeline, è un obbligo. In ogni caso è altrettanto obbligatorio seguire sempre e solo gli ordini del comandante, per quanto possano apparire inadeguati, ricordando sempre che per evitare casini su una barca a vela ci può e ci deve essere un solo skipper. Un buon itinerario dovrà in ogni caso tener conto delle distanze da percorrere in base alle caratteristiche dell’equipaggio, alla periodica necessità dei rifornimenti di carburante e cambusa senza dimenticare che non tutte le stazioni di rifornimento, soprattutto in estate, sono disposte a riempirvi i serbatoi dell’acqua. Naturalmente il costante controllo del meteo, oggi sempre più affidabile anche se in mare non mancano imprevisti, comanderà ogni scelta, e naturalmente nella scelta delle rotte sarà bene tener conto dei venti dominanti, che essendo magari favorevoli all’andata potrebbero far dimenticare le esigenze del ritorno. Anche se in ogni caso, nessuno se ne vergogni, una barca vela viaggia benissimo anche a motore. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!