Tra i fenomeni che maggiormente minacciano i litorali negli ultimi decenni c’è l’erosione.

Come testimoniano dati e studi scientifici, interi tratti costieri sono spariti, divorati dal mare che avanza inesorabilmente verso l’entroterra, mettendo a rischio non solo gli habitat che la natura ha costruito nel corso di millenni, ma anche le opere caratterizzanti gli insediamenti umani. Quelle stesse opere ed azioni che, direttamente e indirettamente, hanno contribuito a creare il fenomeno.

È successo, ad esempio, che la costruzione di dighe ed altre strutture sul mare, la deviazione del corso di fiumi e canali di scolo piovano, o la rimozione della posidonia spiaggiata abbiano dato il la a processi erosivi tuttora in corso.

Se a ciò si aggiungono altri fenomeni aggravanti, come l’innalzamento del livello dei mari (anch’esso inesorabile, considerato lo scioglimento anomalo dei ghiacciai marini e terrestri) e moti tempestosi violenti che si abbattono sulla costa, il quadro appare più che preoccupante.

Il progetto Neptune

Tra gli studi in atto per tutelare le coste c’è il progetto Neptune (acronimo di Natural erosion prevision through use of numerical environment), giunto alla terza fase e promosso dall’Università degli Studi di Cagliari, in collaborazione con la società Sardegna Progetta.

L’obiettivo è quello di studiare e prevedere i processi di erosione per proteggere e gestire le spiagge della Sardegna, in connessione con le istituzioni e il territorio. Nell’aprile scorso, presso la Sala Executive del Molo Ichnusa di Cagliari, si è tenuta la conferenza intermedia incentrata sul sistema di allerta precoce dell’impatto delle mareggiate per la tutela e la gestione delle spiagge della Sardegna, in cui sono stati presentati anche i risultati dell’attività di indagine e ricerca compiuti nel centro di ricerca Medcoastlab, braccio operativo del progetto, specializzato nello studio dei processi costieri e nella sperimentazione di strumenti avanzati per la loro gestione sostenibile.

Medcoastlab

L’evento ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che ha ricadute concrete e sempre più incisive sulla fisionomia e sulla salute del sistema costiero, che richiede l’intervento congiunto di tutti gli attori istituzionali.

Così, la Regione Sardegna ha citato l’approvazione del piano regionale sui cambiamenti climatici, mentre l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna ha ricordato la profonda attenzione al valore della sostenibilità su questo tema.

L’Università di Cagliari

Secondo Andrea Porcheddu, direttore del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’Università di Cagliari, “si rileva l’urgenza di utilizzare scienza, conoscenza e tecnologia per tutelare un sistema, quello marino, che non è solo ambientale ma anche culturale”.

Per il Magnifico Rettore dell’università cagliaritana Francesco Mola, “spesso i programmi scientifici partono con i migliori auspici, poi si fermano per tante ragioni. Neptune invece è giunto al suo terzo ciclo, il che dimostra che ci sono stati grande impegno e innovazione. Questo grazie all’interazione tra istituzioni diverse, che genera una grande potenza di mezzi e competenze e, insieme con la ricerca scientifica e la formazione studentesca, costruisce luoghi di incontro, condivisione e porta a soluzioni che possono contribuire a salvare il pianeta”.

Neptune

Medcoastlab

Le tappe del progetto, hanno visto negli anni le collaborazioni maturate in ambito accademico, anche internazionale, e l’attività di Medcoastlab, che costituisce altresì uno dei tre nodi della rete di monitoraggio Oceans (Osservatorio coste e ambiente naturale sottomarino).

Sandro Demuro, docente del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche e coordinatore scientifico del progetto, ha sottolineato i rischi correlati al cambiamento climatico e all’innalzamento della temperatura, ma anche causati dalla pressione antropica generata dai crescenti flussi turistici sulle spiagge. “Tutto ciò implica processi diversi e complessi, che impongono un lavoro di ricerca e monitoraggio, richiedono soluzioni efficaci e buone pratiche gestionali per la salvaguardia e conservazione delle coste e dei fondali”, ha esplicitato.

Neptune

Le spiagge del cagliaritano

Particolare attenzione, in questa fase del progetto, è posta sulle spiagge cagliaritane del Poetto e di Giorgino, oggetto di una specifica sperimentazione di un sistema di video monitoraggio per il rischio di inondazione costiera. Un’attività che il gruppo di lavoro dell’ateneo sta conducendo anche in rete con la University of Auckland, su due fronti precisi. Il primo è quello della ricerca, con l’applicazione alle coste sarde di sistemi di monitoraggio già impiegati in Nuova Zelanda, capaci di produrre immagini satellitari e offrire dati relativi a tutte le spiagge della Sardegna. Il secondo è quello della didattica, con attività di formazione e l’accoglienza di dottorandi cagliaritani.

Neptune

Importante anche la collaborazione con l’Università di Ferrara, già impegnata in analoghe esperienze di ricerca sulle coste romagnole applicabili anche alla realtà sarda, mediante l’attivazione di sistemi di avvisi precoci basati sulle allerte meteorologiche.

Azioni su cui converrà infondere molto impegno e sostenere buone pratiche, considerando le proiezioni fatte dagli studiosi per la Sardegna, tutt’altro che incoraggianti. Tra i vari scenari ipotizzati c’è quello dell’innalzamento del livello dei mari che circondano l’isola, attualmente dato a 3 millimetri l’anno, ma che potrebbe arrivare ad un metro nel giro di un secolo, se non verranno contrastati il riscaldamento globale in corso e l’erosione costiera.