Come spesso accade in Italia, alcune leggi approvate ed entrate in vigore, in pratica non vengono compiutamente applicate perché mancano i decreti attuativi, in tutto o in parte.

È così che la burocrazia prende il sopravvento e anche le migliori intenzioni che animano il legislatore finiscono per affondare.

Uno di questi casi riguarda la cosiddetta legge 60/2022, detta “Salvamare” perché riguarda tutta una serie di provvedimenti che dovrebbero contenere l’impatto negativo dell’azione umana verso gli ambienti marini. 

sbarco rifiuti
Sbarco reti rifiuti in banchina – Strong Sea LIFE

L’appello di Marevivo

Un appello importante per sollecitare i decreti attuativi alla legge, l’ha fatto a inizio estate l’associazione Marevivo, insieme alla Federazione del mare, che rappresenta le principali associazioni del cluster marittimo italiano.

Entrambe, avevano fortemente caldeggiato la norma, approvata tre anni fa dopo un lungo e complesso iter legislativo, insieme a Lega Italiana Vela, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Lega Navale Italiana, La Grande Onda e quasi 100 mila firmatari della petizione lanciata su Change.org.

“Si stima che nell’ultimo triennio siano state catturate oltre 6 mila tonnellate di rifiuti dalle reti dei pescatori a strascico, soprattutto plastica, ma anche ferro, metallo, pneumatici e vetro. Purtroppo, manca qualsiasi sistema di conferimento adeguato a terra, il che rischia di disincentivare tale attività”, hanno evidenziato da Marevivo, ribadendo come la norma sia in buona parte rimasta inapplicata per non aver emanato alcuni fondamentali decreti attuativi.

Sbarco rifiuti in banchina - Marevivo
Sbarco rifiuti in banchina – Marevivo

Gestione dei rifiuti

In particolare, quello relativo all’art.2, disciplinante le modalità di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati e volontariamente raccolti in mare, che consentirebbero di rendere efficace uno strumento fondamentale nella lotta all’inquinamento marino.

Dei circa 12 mila pescherecci presenti in Italia (2 mila praticanti pesca a strascico), durante le attività in mare ogni anno raccolgono circa 1 tonnellata di rifiuti che non possono però depositare a terra, se non a proprie spese.

Come fanno notare da Marevivo, “questa è solo una delle tante note dolenti della mancata applicazione della legge 60/2022, poiché l’ulteriore beffa è che i cittadini italiani da gennaio 2024 pagano nella bolletta della TARI i costi per la gestione dei rifiuti accidentalmente pescati o volontariamente raccolti, senza che il servizio venga effettuato”.

Secondo il presidente della Fondazione Marevivo Rosalba Giugni, “uno degli obiettivi fondamentali di questa legge era favorire il recupero dei rifiuti raccolti in mare, per consentirne il corretto smaltimento. Cosa che oggi non accade. 

Criteri da stabilire

L’auspicio è che siano emanati al più presto i decreti mancanti, per stabilire criteri e modalità con cui i rifiuti accidentalmente pescati possano essere effettivamente recuperati e riciclati”.

Poi c’è un altro elemento della legge ancora da affrontare: quello relativo ai criteri generali per la disciplina degli impianti di desalinizzazione (art.12), che consentirebbero di trasformare l’acqua salata in acqua dolce, ma che rischiano di diventare un problema in termini di impatto ambientale, in mancanza di un quadro chiaro per disciplinarli.

Della “Salvamare” restano aperti anche altri temi rilevanti, come la regolamentazione degli impianti di acquacoltura (art.13) e la corretta gestione delle biomasse vegetali spiaggiate (art.5).

A questo proposito, si ricorda il trattamento della posidonia spiaggiata in alcuni paesi come la Francia, dove viene considerata un patrimonio da tutelare, mentre in Italia è diventato un rifiuto da smaltire.

Sempre da Marevivo, si ricorda quanto disciplina all’articolo 6 della legge (uno dei pochi il cui decreto attuativo è stato emanato, con DM n. 525 del 13/12/2023), che disciplina l’installazione dei sistemi di sbarramento nei corsi d’acqua, per intercettare i rifiuti galleggianti prima che raggiungano il mare. 

Stanziamenti

In base al dispositivo, attraverso un piano triennale sono stati stanziati 6 milioni di euro, ripartiti nelle annualità 2024, 2025, 2026 e destinati ai sette distretti idrografici italiani, allo scopo di avviare attività di raccolta rifiuti dai corsi d’acqua e dalle sponde.

Ma non tutte le amministrazioni locali competenti hanno provveduto a posizionare gli sbarramenti previsti, nonostante sia comprovata la loro efficacia nell’impedire che tonnellate di rifiuti arrivino direttamente in mare.

La Federazione del Mare

“Non potrò mai dimenticare il nostro entusiasmo quando la legge “Salvamare” è stata approvata dal Senato nel maggio 2022”, ha ricordato Mario Mattioli, Presidente della Federazione del Mare. “Un entusiasmo che in questi 36 mesi di attesa dei decreti attuativi è andato spegnendosi. 

Stiamo perdendo la preziosa opportunità di sfruttare un provvedimento all’avanguardia nel contesto europeo, che prevede azioni concrete per tutelare il mare dalla plastica, vera piaga dell’ecosistema marino, soltanto perché i ministeri competenti non hanno ancora emanato i decreti attuativi necessari.

È una situazione molto sconfortante, in contraddizione con le tante dichiarazioni a favore della salvaguardia degli oceani che abbiamo sentito a giugno a Nizza, durante la Conferenza UNOC2025 sugli oceani”, ha concluso Mattioli.

Questa, della concreta e piena applicazione della legge “Salvamare”, è solo una delle mission su cui si concentra l’azione di Marevivo, che proprio quest’anno ha compiuto 40 anni di proficua e lodevole attività in Italia e nel mare nostrum.