La plancia di comando di Stefano Navarrini il 8 Lug 2025 Spesso la si dà per scontata, ma la plancia di comando è di fondamentale importanza per la fruibilità e la sicurezza della barca. Normale quindi che venga personalizzata secondo le esigenze dell’armatore. Qualunque sia la vostra barca, un piccolo gommone o un megayacht, da qualche parte deve essere comandata, almeno per il momento perché in un prossimo futuro ci penserà l’intelligenza artificiale leggendo il vostro pensiero. Di conseguenza per navigare gli servirà un timone, una o più manette, e possibilmente qualche strumento per sapere dove andare una volta usciti dal porto, in altre parole una serie di comandi e di strumenti che possono essere riassunti in una sola parola: plancia di comando. Il termine è necessariamente un po’ generico data la varietà tipologica che deve abbracciare, ma all’atto pratico analizzandone la struttura vediamo che deve rispondere ad una serie di parametri comuni a varie situazioni. Sommario La plancia di comandoA ognuno la suaLa funzionalitàIl mondo in un multifunzioneL’evoluzioneLa dimensione del displayUna plancia comodaIl monitorIl posizionamentoLe manetteLe mani sul timone La plancia di comando E allora cominciamo col dire che la plancia di comando, su una vela o su uno yacht a motore, ma soprattutto su quest’ultimo, è la casa dello skipper, la cabina di regia da cui avere il controllo della situazione sia in un mare a livello piscina che navigando nel pieno di una burrasca. E, date le premesse, possiamo affermare che una buona plancia di comando deve offrire la necessaria ergonomia e funzionalità, avere superfici orientate più all’utilità che al design, con spazi adeguati ad ospitare tutti gli strumenti ritenuti necessari alla navigazione, e magari, come nel caso del VHF o del GPS, avendone qualcuno da lasciare in panchina perché quando ci si allontana dalla costa non si sa mai, considerando anche che il cellulare in alto mare potrebbe non avere campo e diventare inutilizzabile. A ognuno la sua In omaggio a quanto sopra, personalizzare la plancia di comando della propria barca può essere una buona idea per renderla più comoda, più efficiente, più sicura nelle manovre, naturalmente alla luce del fatto che non tutte le barche sono uguali, non tutte navigano con gli stessi scopi, e dopo tutto non sono uguali neanche tutti gli armatori: ognuno ha le sue esigenze, le sue manie, le sue fisime. Naturalmente si fa presto a dire plancia, dato che tale può essere quella di una barca o di un gommone di piccole dimensioni, anche se in quel caso sarebbe più corretto chiamarla consolle, e plancia può essere quella di un mega yacht, oggi più simile a quella di una navicella spaziale. Molto dipende anche dall’uso che si fa della barca, nel senso che se serve per fare qualche uscita da week end è un discorso, se la si vive per navigazioni lunghe ed impegnative è un altro. Il tema ha una sua logica non solo perché la ricchezza di strumenti a disposizione rende la barca più efficiente e sicura, ma anche perché la comodità e l’ergonomia di una plancia, seduta ovviamente inclusa, diventano importanti quando si passa più di qualche ora al comando. E purtroppo spesso i cantieri sembrano dimenticare questo fondamentale dettaglio. Anche su barche di piccole dimensioni la strumentazione è importante. I moderni MFD racchiudono oggi le principali funzioni utili alla navigazione, come la cartografia e l’ecoscandaglio, che possono essere visionate contemporaneamente nella stessa schermata dello strumento. Nei modelli più grandi si può arrivare ad avere anche sei finestre aperte in contemporanea. La funzionalità A proposito della funzionalità di una plancia di guida vale la pena sottolineare che alcune cose non sono modificabili in quanto strutturali alla barca come, ad esempio, nel caso dei cabinati, una visibilità a volte penalizzata sui lati e di poppa dalle sovrastrutture, o anche la visibilità di prua quando il posizionamento troppo basso della seduta o un assetto di navigazione appoppato impediscono una chiara visione a breve distanza. Valga ad esempio la presenza di un pallone segnasub, che da lontano potrebbe essere poco visibile, ma che quando lo si avvista a breve distanza potrebbe essere troppo tardi. In genere le plance generalmente fornite dal cantiere offrono già tutto quanto occorre per navigare in piena efficienza, e questo può essere più che sufficiente per chi è alle prime armi; tuttavia, è normale che un armatore con più esperienza e magari con sue proprie fisime o abitudini specifiche modifichi la situazione. Il che, soprattutto nel caso di barche importanti e soprattutto di barche nuove, può essere fatto direttamente dal cantiere previa richiesta, ma nessuno vieta di farlo in seguito magari modificando una plancia vecchia e un po’ obsoleta, o sostituendo strumenti un po’ datati. Spendere soldi per arricchire la strumentazione della plancia presente sulla nostra barca, nuova o usata che sia, può avere un senso, purché gli strumenti aggiunti siano veramente utili e non figli della sindrome da supermercato, quella per capirci per la quale si entra per comprare il latte e si esce con il carrello pieno di cose di cui non si ha un reale bisogno. Il mondo in un multifunzione Passando ad un’analisi più approfondita vediamo che fra altre variabili, a seconda della tipologia e dell’uso della barca, e del suo armatore, una plancia di guida deve rispondere anche a soddisfacenti parametri estetici, il che se da un lato vuol dire che non possiamo sovraccaricarla di strumenti e ammennicoli vari, dall’altra dobbiamo valutare anche dettagli come i cromatismi di fondo. A seconda della sua esposizione, ad esempio, una plancia dal fondo bianco può riflettere eccessivamente la luce infastidendo il pilota, soprattutto su una barca aperta, ma un fondo nero magari impreziosito dalla fibra di carbonio, sotto il sole può assorbire e diffondere troppo calore. Si potrebbe allora optare per un rivestimento in legno, ovvero in radica vera o finta che sia ma meglio la prima, che però dovrebbe essere ben lavorata e protetta per non avere nel giro di pochi mesi l’effetto opposto, ovvero quello di una superficie degradata e antiestetica. È una questione di scelta e di gusto, quindi “non disputandum est”. Fermo restando che il discorso come detto riguarda più le barche a motore che non quelle a vela, dal punto di vista strumentistico il centro di controllo della barca, ancor più secondo le ultime tendenze, è racchiuso nell’MFD, ovvero il display multifunzione che tende ad essere sempre più multi, ovvero a racchiudere sempre più funzioni in un unico schermo: dall’eco alla cartografia, dagli strumenti di controllo dei motori gestione dei consumi inclusa all’indicazione dei liquidi di bordo, alla visione di eventuali telecamere, al radar, al controllo dell’impianto stereo, ai vari allarmi di bordo e via dicendo. L’elegante rivestimento in legno di un lussuoso fisherman americano. L’evoluzione Questo aspetto va sottolineato perché l’evoluzione della domotica elettronica sulle barche consente oggi una quantità di funzioni un tempo impensabili, una fra tante, per dire, il collegamento bluetooth del proprio cellulare allo schermo del plotter per potersi godere i suoi contenuti: musica, film, video YouTube, FaceBook, una call in Zoom e via dicendo. Per attivare queste caratteristiche, riservate a barche di un certo impegno, è ovviamente necessario l’intervento dei tecnici della casa madre. La concentrazione delle funzioni in un unico strumento, tendenza sempre più up-to-date, ottimizza per altro la disponibilità di spazio sulla plancia, ma richiede una preventiva progettazione della struttura dato che, a meno che non si voglia montare lo strumento su una staffa, cosa poco raccomandabile dal punto di vista estetico, vanno considerati a misura gli scassi di alloggio. Inoltre va considerato, riferendoci in questo caso ai pescatori, che molti preferiscono avere sotto controllo contemporaneamente due schermi, e non solo due finestre sullo stesso schermo: l’eco e il cartografico. Il montaggio su staffa, spesso applicato su piccole imbarcazioni aperte, ha tuttavia il vantaggio di poter smontare facilmente l’apparecchio e portarselo a casa per evitare spiacevoli sorprese. In ogni caso è importante che lo schermo abbia una buona luminosità e un’inclinazione giusta per evitare riflessi che potrebbero infastidirne la lettura, discorso particolarmente vero quando la barca è un open, mentre su un cabinato il problema è limitato. Per questo spesso nei fisherman più evoluti, dove soprattutto il controllo dell’ecoscandaglio deve essere perfetto e costante, quando possibile si preferisce montare gli schermi in verticale. Manette e joystick sono dotati oggi di varie funzioni utili alla navigazione. La dimensione del display Ai fini di una buona lettura è inoltre importante la dimensione del display, soprattutto quando la sua lettura deve essere funzionale ai fini della navigazione, perché uno schermo piccolo ovviamente si legge con più difficoltà, e questo è particolarmente penalizzante con certe funzioni come l’ecoscandaglio e la cartografia. Per quanto riguarda l’ecoscandaglio, in fase di ricerca del pesce ci sono segnali anche importanti che sarebbero impercettibili su uno schermo piccolo, come la presenza di una piccola mangianza o di un pesce appiattito sul fondo, mentre per la cartografia su un display di piccole dimensioni non si potrebbe avere un buon dettaglio se non su porzioni limitate di mare. Ma quali sono le dimensioni adeguate per offrire buone prestazioni? Tutto è ovviamente relativo alle dimensioni della barca, ma diciamo che un display da 9” è il minimo indispensabile per avere una discreta leggibilità nelle varie funzioni, poi aumentando le dimensioni dell’imbarcazione si può arrivare, pur mantenendo un certo principio di estetica e proporzione degli spazi, a veri e propri “televisori” da 20” o 24”. Tutto questo tenendo ben presente un fattore di non secondaria importanza, che è quello economico: un multifunzione da 9” a seconda delle funzioni e della potenza del trasduttore può costare orientativamente fra i 1000 e i 2000 euro, uno da 24” magari con un trasduttore di elevate prestazioni può superare facilmente i 20.000 euro. Magari si possono poi aggiungere recenti novità riservate ai grandi yacht, dove i controlli di plancia sono racchiusi in una sorta di centrale di comando con doppio schermo gigante, uno dei quali panoramico, entrambi ovviamente programmabili. Sulle barche ad alte prestazioni, dove l’impatto con l’onda può mettere in difficoltà pilota ed equipaggio, è importante avere sedute avvolgenti e protettive. Una plancia comoda Sulle caratteristiche dell’ecoscandaglio la prima situazione da valutare è se lo strumento deve essere al servizio di un pescatore o di un diportista, perché nel primo caso meriterebbe un lungo discorso a parte, mentre nel secondo è tutto più semplice. Ai fini della navigazione e soprattutto dell’ancoraggio, per un diportista sarà infatti importante e sufficiente conoscere la profondità su cui naviga e la conformazione del fondo, altre funzioni saranno sicuramente utili ma non vitali, per cui la maggior parte degli strumenti di medio livello con trasduttore intorno ai 600 W purché ben montato andrà più che bene. E dato che in genere l’ecoscandaglio farà parte di un multifunzione, vedremo che su questo stesso plotter sarà inclusa anche una cartografia. Nell’evoluzione della strumentistica di navigazione si tende oggi a riunire le varie funzioni in un unico schermo ultrawide. Il monitor Oggi i software cartografici sono molto evoluti e in linea di massima presentano caratteristiche simili, per cui potremo tranquillamente affidarci ad uno dei grandi player del settore. In ogni caso un modello da 9” sarà già sufficiente per una buona lettura, soprattutto se si tratterà di montarlo su una barca di piccole o medie dimensioni, dove pur considerando il ristretto spazio a disposizione – ancor meno se dovessimo montarlo sulla console di un gommone – va tenuto conto che open e gommoni in navigazione sono inesorabilmente esposti agli spruzzi delle onde, se non a vere e proprie secchiate d’acqua quando si naviga su un mare formato, e per quanto impermeabili e protetti dal parabrezza gli strumenti elettronici meno acqua prendono meglio stanno. Nello spazio della console, inoltre, devono trovare posto ovviamente le manette, anche se nei modelli più piccoli in alcuni casi una manetta singola può essere montata sul lato verticale della console, e possibilmente il VHF, perché un portatile può essere molto utile sotto costa, ma volendo navigare un po’ al largo in buona sicurezza potrebbe non avere la potenza necessaria, e una radio fissa con una buona antenna è sicuramente più efficiente. Quando le dimensioni della barca crescono, crescono anche le esigenze, e così entra in ballo anche la seduta di appoggio alla plancia di guida, a cui abbiamo già accennato, un aspetto che spesso i cantieri trascurano dimenticando quanto importante possa essere quando si affrontano navigazioni lunghe e impegnative. Su un cabinato dedicato al diporto la convivialità è in prima linea, e condividere la posizione di guida della barca può essere piacevole e divertente, fermo restando che il divanetto di seduta sia di dimensioni adeguate, dato che a volte si cercano comodità improponibili, ed ha poco senso proporre un divanetto di seduta doppio quando per entrarci due persone dovrebbero avere un fisico da ballerino di flamenco, o anche volersi molto, ma molto bene. La plancia di un grande yacht in cui si notano, oltre alla completezza degli strumenti, le dimensioni della ruota timone adatta alle prestazioni dell’imbarcazione. Il posizionamento Mentre il problema sul posizionamento centrale o laterale della plancia è di pura spettanza del progettista, va ben valutato anche lo spazio a disposizione in altezza, per chi timona. A volte succede che uno si alza in piedi e sbatte la testa sul soffitto della barca, altre volte che anche in piedi si fatica a vedere bene la prua. Ovviamente non si può pretendere di avere una posizione di guida su misura, a meno di non concordarla in fase di progettazione, ma come sempre in medio stat virtus, e spesso può aiutare il poggiapiedi, a patto che sia ben disegnato. Nelle barche di un certo prestigio la seduta di appoggio alla plancia può diventare singola, e più che una seduta diventa a volte una comoda poltrona multifunzione a disposizione prioritaria del comandante, e regolabile in ogni posizione, da cui è possibile gestire una serie di controlli e di azioni mediante il joystick posizionato su un bracciolo, mentre a lato, sulla fiancata dello scafo possono trovare posto le manette ed altri comandi. Il che suggerisce un altro dettaglio: ma le manette vanno a destra o a sinistra di chi guida la barca. Chiaro che non esiste una regola precisa, ma chiaro anche che la maggior parte degli armatori, mancini esclusi, le preferisce a destra. E già che ci siamo potremmo parlare delle manette, divenute oggi un affascinante centro di controllo che nel suo ben rifinito design consente di gestire varie funzioni. Le manette E quelle vecchie e care manette in acciaio inox con in testa il pallino rosso (o uno rosso e uno nero), le manette Morse per intendersi? Sono ancora molto apprezzate per la loro sensibilità, soprattutto sui grandi fisherman (ma non solo) quando a volte si deve governare la barca a marcia indietro e spalle alla prua per assecondare l’azione di pesca, o magari su yacht importanti in fase di ormeggio, manovra da lasciare però ai comandanti più esperti che potranno fare a meno anche delle eliche di manovra: quella di prua ormai presente anche sulle barchette, e quella di poppa un po’ più impegnativa. Da notare che la leva di controllo delle eliche di manovra, proporzionali o meno, è un altro degli ammennicoli che devono trovare posto in plancia, possibilmente in una posizione comoda per chi governa. Diverso il discorso per un fast commuter ad alte prestazioni, dove una seduta singola o plurima che sia deve avere un disegno avvolgente e protettivo, perché le sollecitazioni che la barca subisce viaggiando a 50 nodi, o l’impatto con un’onda presa male,pojkà- possono diventare pericolosi. Per una maggior comodità ed efficienza delle manovre, sul volante si può inserire un pomolo girevole. Le mani sul timone Nel governo di una barca, sia essa da pesca o da diporto, va valutata anche la posizione e la tipologia del timone, che nel caso di una barca a motore potremmo chiamare volante senza suscitare le ire dell’Accademia della Crusca Nautica, e il timone ha la sua importanza sia per la forma e il posizionamento, sia per il suo diametro, sia per essere o meno appoggiato da una timoneria servoassistita, ormai un must irrinunciabile. Anche in questo caso va ben valutata la gestione degli spazi, dato che nel corso di molte prove ci siamo trovati a maneggiare timoni difficili da governare da seduti salvo avere braccia da orangutan, ma altrettanto guidando in piedi in quanto fastidiosamente prementi sul basso ventre. In ogni caso, per comprensibili ragioni di spazio, sulle barche da diporto si preferisce posizionare il timone verticale e appoggiato alla plancia di guida, soluzione accettabile ma non il massimo, mentre sui fisherman, dove a volte la richiesta di manovre repentine è fondamentale nell’azione di pesca, il timone viene posto preferibilmente in posizione quasi orizzontale sulla superficie della plancia per una maggior manovrabilità e facilità di comando. Ai fini di un controllo rapido ed efficiente, inoltre, il timone può essere dotato di un pomello girevole molto comodo per gestire timoni fortemente demoltiplicati. In medio, come sempre, stat virtus. Sull’estetica del timone, invece, plastica o acciaio inox, pelle o raffinate essenze di legno, la scelta è tutta dell’armatore, mentre il futuro ci riserverà probabilmente volanti multifunzione a somiglianza, più o meno, di quelli automobilistici. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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