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di Germano Scargiali

A Lampedusa gli esami non finiscono mai.
Mentre si appresta a completare e mettere in sicurezza il porto della vicina Linosa – da sempre sotto la stessa amministrazione – il ‘focoso’ sindaco Totò Martello, già impegnato a gestire gli sbarchi quasi giornalieri – si trova in mano una nuova patata bollente, per un progetto urbanistico che ha finalità ‘civili’, oltre che una valenza turistica. Il traffico ‘gommato’, in arrivo nel porto naturale lampedusano, si riversa da sempre nel centro cittadino, inclusi van e Tir. Il sindaco, personaggio certamente iperattivo, progetta un’opera – non certo ciclopica – affinché auto e camion possano bypassare l’abitato, costeggiando il mare, limitando in tal modo ingorghi e inquinamento urbano.

Niente di più utile, sembrerebbe: si tratta di una ‘banchina a giorno’ lunga circa 150 metri, non di più, che costeggia la riva del porto, dove è presente una battigia che non viene neppure ostruita. Il Comune ha chiesto tutte le autorizzazioni, cosicché l’iter approvativo può già contare sul sì della Soprintendenza e sull’ok definitivo, sia per l’aspetto urbanistico sia per quello edilizio.

Tutto bene? Non ancora: superata l’immancabile maratona burocratica, ecco la ‘consueta’ – diciamolo – protesta delle associazioni ambientaliste. In testa Legambiente: la natura, si sa, la vogliono …così com’è, anche se siamo all’interno di un porto commerciale, peschereccio e turistico, struttura fondamentale che presenta necessità ‘peculiari’ in un contesto ‘logistico’ certamente non facile.

Anche lo yachting – già accolto in alcuni pontili – trarrebbe beneficio da un decongestionamento del mini capoluogo pelagico. ‘Tutto è mare’ nell’arcipelago, formato da tre ‘pianetini’, con tanta acqua salata al posto del cielo: le tre isolette volano nello spazio, per la gioia di sub e turisti Lampedusa, Linosa, e ‘lo scoglio’ di Lampione. Un po’ di roccia, quest’ultimo, ma di più rispetto al Fastnet e alla Giraglia…
Lampedusa, però, ha una vera piccola città, che – anche per la notorietà acquisita con il problema immigrati – si dà arie da capoluogo. La contestazione – è ovvio – ha mandato su tutte le furie il primo cittadino, Martello di nome e di fatto. Aveva messo in stand by anche un progetto per un mini-porto per yacht di gran lusso, incuneato fra quello esistente da sempre – di cui ha potenziato le difese foranee – e l’incombente aeroporto. Adesso c’è chi ‘mette in dubbio’ un’opera in cui, da sindaco, crede fortemente per il bene dell’Isola.

Occorre considerare che la ristrettezza degli spazi è un vero leit motiv in un’isola come Lampedusa. La sua storia sembra un concentrato di eventi favorevoli e contrari: il provvidenziale aeroporto – che potrebbe essere d’esempio a Lipari, ambientalisti permettendo – ma prima ancora il porto naturale, che ricorda in scala quello di Malta. Due realtà quasi ‘sproporzionate’ rispetto ai piccoli territori che le ospitano, mentre non c’è dubbio che porto e aeroporto siano ben funzionali ai fini dell’incoming.

Le Pelagie godono di una suggestione particolare, di grande forza ‘attrattiva’: posta a 35°30’ N, Lampedusa si trova più a Sud di Tunisi e di Algeri. Appartiene, assieme alle sue due più piccole ‘vicine’, allo zoccolo continentale africano.

A strappare le isole a un antico sultano fu Federico II. L’imperatore, educato dal papa e poi, per ruolo politico, suo fiero avversario, fu un uomo moderno catapultato nel basso Medio Evo. Morì nel 1250 ed ebbe il tempo di affermare: “Lascio tanto alla Sicilia, ma soprattutto la sua posizione nel Mediterraneo”.
Federico amava ‘le grandi opere’ e – figuriamoci – avrebbe certo approvato la banchina a giorno, piccolo tesoro di viabilità.
Ma qualche siciliano di oggi è capace di marcire contro il Ponte sullo Stretto, che affrancherebbe l’intera Sicilia dalla propria marginalità, imprimendole un colpo di timone senza precedenti. Ma in tanti sono ‘più isolani degli inglesi’: di certo non hanno tenuto conto del monito di Federico, convinti di conservare una segreta ‘perfezione nascosta’: è ciò di cui li accusa Tomasi di Lampedusa. Per cui dall’arte critica dell’autore del Gattopardo si sentono più offesi che spronati.

Le tre Pelagie ‘navigano’, dunque, in pieno Mediterraneo, il ‘pelagus’ dei greci, da cui persino prendono il nome. Fu il grande ‘mare oceano’ dell’antichità: a conti fatti una percentuale infinitesima delle superfici acquee del mondo, ma certo culla della civiltà. Da lì qualcuno spiegò a tutti che il mondo era una grossa ‘palla’. Una scoperta non da nulla, con buona pace dei ‘terrapiattisti’.
Il bypass cittadino, le nuove strutture destinate all’accoglienza, fanno parte a Lampedusa di un sogno d’efficienza, moderno in un contesto antico. Ed ecco che il sindaco, più volte rieletto, ben noto per i suoi tanti problemi, affronta l’ennesimo esame.

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