STREGATA DAL VENTO

L’erba dei prati di Fairlie era più verde quella mattina in cui venne varata la nuova barca, con quella attrezzatura così tanto criticata.

Dalle forme splendide, come del resto tutti gli scafi che uscivano dal cantiere William Fife & Son, aveva qualcosa in più dei suoi predecessori, linee da regata pura ed interni da crociera comoda, uniti ad un armamento a sloop bermudiano, un compromesso non compreso a prima vista da tutti. Ma William Fife III, nipote di quel William Fife fondatore della dinastia e proprietario del cantiere di Fairlie, aveva affinato le sue intuizioni progettuali con l’ideazione degli “Shamrock” con cui Sir Thomas Lipton aveva tentato invano di conquistare la Coppa America. Così, quando nel 1926 il colonnello J.F.N. Baxendale gli commissionò una barca per una crociera rapida, non ebbe dubbi sul tipo di barca da creare: inventò il concetto di barca da regata-crociera, un concetto rivoluzionario, visto che in quel momento in cui la vela d’altura stava facendo i suoi primi passi le barche utilizzate erano più vicine nelle loro linee a quelle da lavoro che ai velocissimi scafi utilizzati per contendersi le coppe.

Le caratteristiche dello scafo, lungo metri 24,30, largo 4,35 con un pescaggio di 3 metri, un dislocamento di 35 tonnellate, dal bordo libero basso, gli slanci delle estremità importanti, l’armamento bermudiano, lo fecero subito denominare un “15 metri” da crociera. Ma nonostante le critiche dei suoi detrattori la barca si rivelò subito velocissima, tanto che il colonnello, pur convinto crocierista, si fece convincere a partecipare alla regata del Fastnet, quella ideata un anno prima da un gruppo di scalmanati velisti alla ricerca di forti emozioni. Del resto, quasi a farlo apposta, la lunghezza al galleggiamento di “Halloween” era giusto di 50 piedi, il massimo ammesso dal Royal Ocean Racing Club organizzatore della regata. Sta di fatto che “Halloween” stabilì, con 93 ore e 38 minuti, il record della corsa che rimase imbattuto fino al 1939, quando “Nordwind”, la barca della marina tedesca, impiegò solo 88 ore e 23 minuti, ma su un percorso leggermente più corto.

La costruzione di “Halloween” avvenne sotto lo speciale controllo dei Lloyds ed ottenne la più alta classificazione. La coperta è di teak e lo scafo di teak e pino; la qualità della costruzione è naturalmente quella encomiabile del cantiere di Fairlie, strettamente connessa alla regola della famiglia Fife, secondo la quale i materiali dovevano essere i migliori della categoria e dovevano essere lavorati e rifiniti con la massima soddisfazione del cliente o del suo rappresentante.

Così il 29 giugno del 1926 la barca era pronta ad affrontare le 600 miglia che, partendo da Cowes, erano necessarie per doppiare lo scoglio a largo di Cork ed arrivare a Plymouth. Allora la regata si chiamava semplicemente Ocean Race, poi prese il nome dallo scoglio del Fastnet. Ai giorni nostri la regata è conosciuta come una delle più tradizionali e probanti, facendo parte anche delle prove valide per la conquista dell’Admiral’s Cup, ma allora, nel 1926, era considerata una manifestazione di temerarietà o una dimostrazione di eccentricità.

Per “Halloween” ed il suo armatore fu solo una verifica delle qualità della barca che, comunque, doveva pagare moltissimo in tempo compensato ai suoi avversari, per i lunghi slanci. Così, dopo aver girato con sette ore di vantaggio al faro ed aver tagliato la linea d’arrivo dieci ore prima del secondo, si vide assegnare soltanto il terzo posto in tempo compensato. Se avesse continuato a correre, avrebbe certamente avuto un gran numero di vittorie, ma Baxendale aveva detto crociera e crociera fu: prima nel golfo di Guascogna e poi nel 1928 in Mediterraneo.

Nel 1930 la barca fu messa in vendita ed acquistata da un commerciante di Oslo, Alfred Larsen, diventando così la dodicesima “Magda” e l’ultimo progetto di Fife di un vero appassionato. Molto conosciuto in tutti gli ambienti velici, membro degli yacht club nordici più prestigiosi, Larsen era un vero mecenate della vela ed un appassionato cliente di Fife, di cui aveva già acquistato un progetto del 1890 e aveva fatto costruire altre cinque barche in cantieri norvegesi. Così “Magda XII” fece molte crociere e partecipò a molte regate in Scandinavia fino al 1938 quando fu acquistata da John B. Mickles che col nome di “Maiki II” la fece correre in molte regate nel suo paese d’origine, il Canada. Bisogna arrivare fino al 1951 perché la barca venga ritrovata a Fairhaven da Walter Wheeler, un membro del New York Yacht Club che l’acquistò riportandola agli antichi splendori e facendola partecipare con il nome di “Cotton Blossom IV” a molte delle regate d’altura organizzate negli anni ’50 e ’60 sulla costa orientale.

In seguito, Bill Luders lo trasformò in yawl bermudiano, con una superficie velica sostanzialmente ridotta. Fu utilizzata così per fare charter ai Caraibi e partecipare a qualche regata costiera, finché, alla fine degli anni Ottanta, fu acquistata da uno dei direttori del Mystic Seaport Museum di Newport. Fu quindi affidata per un restauro totale al cantiere Ron Du Prey’s Classic che dovette rivedere e correggere tutte le variazioni che negli anni erano state messe a punto per il normale evolversi delle attrezzature, andando a verificare ciò che tali attrezzature potessero aver indotto sulle strutture, sottoposte a sforzi per cui non erano state progettate. Il ponte fu completamente rifatto, i bordi riverniciati con la tinta originale, fu risistemato il bompresso con ferramenta nuove eseguite secondo i piani originali e le fu ridato il nome di “Halloween” rimettendola in acqua giusto in tempo per partecipare alla Classic Boat Regatta di quell’anno. Fu quindi portata in Mediterraneo ed acquistata da George Ruiz, un uomo d’affari francese che la riportò alla originale attrezzatura di cutter bermudiano nel 1993. Per la prima volta, dopo oltre sessanta anni, “Halloween” ha mostrato di nuovo la sua bellezza e le sue qualità marine e di velocità, ingaggiandosi a Porto Cervo, durante il Veteran Boat Rally, con le più veloci barche d’epoca del mondo.

Articolo di Paolo Venanzangeli

Pubblicato su Nautica prima del 1993