Navigare necesse est, dicevano i Romani, ma che fosse la ricerca di nuove prede o solo la voglia di avventurarsi nell’ignoto, la storia dell’uomo si è legata al mare fin dal passato remoto della sua esistenza. Difficile immaginare l’emozione e il timore di quel primo uomo che, probabilmente a cavallo di un tronco d’albero, si staccò dalla terraferma per avventurarsi sia pur di pochi metri in un mondo a lui del tutto sconosciuto. Tanto più che, poverino, probabilmente non sapeva neanche nuotare. Eppure qualcuno nella notte dei tempi l’ha fatto: qualche primitivo, in modo altrettanto primitivo, ha dato il via alla storia della navigazione, progredita poi nei secoli passando dalle piroghe scavate nel legno ai sottomarini atomici. Lasceremo però che a occuparsi di questi ultimi - fermo restando il loro innegabile fascino - siano altri, preferendo in questo contesto fare un piccolo viaggio in quel mondo della navigazione antica che dai primordi dell’età del legno arriva alle navi onerarie e militari dell’epoca romana. Un’età, quella del legno, non contemplata nella suddivisione epocale della preistoria ma, nauticamente parlando, comunque imprescindibile dato che in quel passato remoto né la pietra, né il rame, né il bronzo né il ferro erano di qualche utilità per affrontare il mare.

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