L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI WILLIAM
Il piccolo villaggio di Fairlie, sulla costa occidentale della Scozia, oltre ad essere famoso per i colori della sua campagna, è ricordato per una famiglia di costruttori e disegnatori navali che, tra l’epoca vittoriana e la seconda guerra mondiale, dettero al mondo i più begli scafi mai prodotti per il diletto dei velisti da diporto.Purtroppo, di loro, dei tre della William Fife & Son, non rimane niente di scritto; nessuno si prese infatti la briga, come era successo per Nat Herreshoff con il figlio Francis, di scrivere una cronaca familiare che divenisse la storia della sua vita. Di tutti i Fife non ci rimane, quindi, molto da leggere ma tanto da vedere. Quando una linea filante si muove all’orizzonte con una corona di vele auriche, se è bella e veloce, spesso è opera di William Fife III, nipote del fondatore della dinastia e prolifico disegnatore di barche destinate alle maggiori famiglie europee, comprese quelle reali.

Da quando prese in mano l’azienda paterna la sua clientela fu sempre la migliore e le sue barche non furono da meno. I suoi studi cambiarono il modo di pensare e di concepire gli yacht da turismo ed anche la scuola americana ne fu molto influenzata. Suo avversario maggiore, nella rivalità fra architetti, fu Charles Nicholson che però riconosceva i meriti del concorrente, chiamando addirittura i sei metri stazza internazionale la «Fife Class».

William Fife I nacque nella zona di Fairlie dove la famiglia si era trasferita da Kilbirnie. Faceva l’apprendista presso lo studio legale del padre e a 25 anni, nel 1802, si costruì da solo una barca a remi per andare ad ispezionare i velieri nella baia di Fairlie. Poi, con il fratello decise che tutto sommato era più creativo costruire barche che esaminarle e insieme aprirono un cantiere.

William Fife II nacque nel 1821 e iniziò prestissimo ad aiutare il padre, che però non era in grado di pagarlo. Nel 1846 ottenne finalmente da un suo vicino, il dottor Hugh Lang, la commissione per costruire «Stella» , un cutter da crociera. Cominciarono così i suoi guadagni e, quando l’armatore gli chiese di ottimizzare la barca per andare a regatare contro gli irlandesi, William II ebbe per la prima volta un contatto con la realtà delle gare e con le prestazioni di scafi di altre località che non fossero la sua baia. «Stella» fece un’ottima figura e Fife si apprestò a costruire «Cymba».

Ma il vero colpo di fortuna fu quello di Fife III allorquando conobbe il Marchese di Ailsa che lo mise a capo del suo cantiere a soli 25 anni, nell’ottobre del 1883. Così poté studiare a fondo le forme e le tecniche di costruzione delle barche da regata unitamente a quelle di scafi di altra destinazione. Due anni più tardi William III fu in grado di mettersi a capo dell’attività familiare e di cominciare a produrre i suoi capolavori.

Tra i primi scafi di successo della famiglia fu il «Fiona», di quasi ventiquattro metri di lunghezza, che, con il suo leggendario skipper John Houston, diffuse in tutto il mondo delle regate il nome del nuovo astro nascente della progettazione. La barca ebbe vita lunga e vittoriosa: dopo una decina di anni essa era ancora considerata tra gli scafi meglio costruiti del momento. Sister ship del «Fiona», il «Bloodhound» fu anch’esso del Pigmalione di Fife III, e ottimizzato dal giovane progettista fece ben figurare il suo armatore fino alle soglie della prima guerra mondiale.

Nel 1899 fu la volta di «Shamrock I», con cui iniziò il rapporto con Sir Thomas Lipton e la Coppa America. La barca era costruita con una tecnica d’avanguardia, con lo scafo in alluminio e bronzo. La ricerca della leggerezza fu talmente esasperata che l’albero non tenne alle pressioni cui era sottoposto, così gli inglesi si dovettero arrendere al « Columbia» progettato da Herreshoff.

Dopo la prova con Watson, che progettò la «Shamrock II», il re del tè riprese il suo rapporto con Fife III ordinandogli il terzo scafo della serie, che si dimostrò molto competitivo ed estremamente avveniristico. Molte furono, comunque, anche le barche meno importanti ma non per questo meno curate e veloci. Nel 1926 il Colonnello Baxendale gli ordinò una barca per vincere il Fastnet. Fife gli progettò una barca comoda ed avveniristica, con un’attrezzatura bermudiana. Fu molto criticato, ma «Hallowen» vinse la regata a cui era stata destinata e ancor oggi si può vederla regatare a Newport R.I. con il nome di «Cotton Blossom IV».

Molte sono quindi le barche di Fife ancora naviganti e che godono ottima salute. Anche nei nostri mari e nelle ormai frequenti regate loro riservate, molte barche d’epoca possono fregiarsi del nobile stile Fife. Ad esempio, «Vega Prima», un 15,60 metri del 1912, costruita a Bilbao, che attualmente ha il suo porto d’armamento nella zona di Genova; «Sumurun», del 1914, che con i suoi quasi 29 metri ed il suo armamento a ketch ha spesso preso parte ai raduni di Porto Cervo. Ma forse la più famosa è «Sheevra», costruita personalmente da William Fife III che decise di tenerla e di partecipare con il nome delle barche di famiglia, «Clio», a numerose competizioni.

La barca era una delle due costruite secondo la formula della classe dei 30 piedi ideata dalla Yacht Racing Association’s National, molto simile agli otto metri stazza internazionale. Tra il 1926, quando Fife la vendette, ed il 1983, quando fu acquistata dagli attuali proprietari, essa ebbe soltanto tre armatori. Ora è stata magistralmente restaurata nel cantiere navale di Santo Stefano e nei raduni di barche d’epoca continua a stupire tutti gli appassionati per la sua bellezza e la ricercatezza delle finiture. Anche il «Clever», uno yawl costruito nel 1927 nel cantiere di La Rochelle, deve le sue piacevoli linee al mago scozzese, pur essendo una barca di medie dimensioni (m 14,90) dedicata soprattutto alla comoda crociera.

Indimenticabile, per purezza di linee ed imponenza, è l’»Altair» ordinato a William Fife III quando aveva 75 anni. Il comandante Guy Mac Caw gli chiese una barca per veleggiare placidamente tra le isole dei mari del Sud, e fu accontentato. Poi, negli anni, passò nelle mani di un pugno di proprietari che la trattarono sempre bene; ma dopo 55 anni fu necessaria una sua ristrutturazione, avvenuta a Southampton nel 1986 e durata ben due anni. Ora è perfetta e continua a vincere in tutti i raduni a cui si presenta. Chi non conosce poi il «Vistona» del comandante Gian Marco Borea? Costruita nel 1937 nei cantieri Dicky & Sons, con i suoi 16 metri di lunghezza ha ospitato molti allievi della Scuola di vela in giro per il Mediterraneo. Armata a ketch, la si vede spesso tra le protagoniste dei raduni d’epoca.

Grandi o piccole, più o meno restaurate, le barche firmate Fife hanno quel fascino che rimane impresso a chi ha la fortuna di navigare con esse o magari soltanto di vederle scivolare velocemente sull’elemento per cui sono state così amorevolmente pensate.