L’estate scorsa, dopo molti anni di attesa, il nuovo Museo Navale di Imperia è stato finalmente inaugurato. La raccolta delle collezioni era stata iniziata a partire dagli anni ‘80 dal comandante Flavio Serafini, un prolifico divulgatore della tradizione marinara del Ponente ligure.

Serafini, che è mancato nello scorso settembre, aveva stabilito stretti legami con la comunità marittima onegliese ed era quindi era riuscito, nel corso degli anni, a raccogliere un’importante documentazione: ricordi, strumenti di navigazione, immagini e oggetti personali che erano appartenuti ai vecchi naviganti. Per ospitarli, ci si era però dovuti accontentare degli angusti locali di un palazzo storico in Piazza Duomo, in cima alla collina di Oneglia.

Imperia
Coperchio di Dolia

Oggi, il nuovo Museo Navale di Imperia ha trovato una sede negli ampi spazi dei vecchi Magazzini Generali dell’olio, di fronte al porto, in un edificio che al secondo piano ospita il Planetario. Al pianterreno si calpestano ancora i coperchi in ghisa che sigillavano i serbatoi utilizzati per stivare l’olio di oliva, in attesa di essere caricato sulle navi. Dopo la biglietteria, la prima sala del museo è dedicata al relitto scoperto nel 1975 al largo di Diano Marina.

Si tratta di una corbita romana del I secolo d.C., una nave di 20-22 metri di lunghezza per 6 di larghezza, che era specializzata nel trasporto di grandi quantità di vino. Questo era sistemato sottocoperta all’interno di una quindicina di dolia, anfore tondeggianti del diametro di circa 2 metri.

Imperia
Carico del Leudo del Mercante, Imperia

In questa sala il visitatore ha l’impressione di trovarsi immerso sul fondo del mare, illuminato da una luce bluastra che si riflette sulle forme degli antichi contenitori, ricoperte da concrezioni. Le difficoltà tecniche nella cottura di manufatti di tali dimensioni, con pareti dello spessore di 5 centimetri, sono testimoniate da diverse “rammendature” a base di piombo colato, eseguite durante la lavorazione.

L’analisi mineralogica delle dolia ha permesso di appurare una provenienza campana, visto che sono state realizzate con argille presenti nel territorio del Minturno e del golfo di Salerno. La loro impermeabilizzazione era ottenuta ricoprendole internamente con strati di pece, che aveva anche la funzione di preservare la qualità del vino trasportato.

Se le dolia erano inamovibili dalla stiva, il carico della corbita era costituito anche da diverse anfore, la cui origine risale alla città spagnolo di Tarraco (Tarragona). Nella stessa sala si trova poi un altro importante reperto, denominato Relitto di Varazze.

Si tratta di un’imbarcazione minore del XV-XVI secolo, scoperta alla fine degli anni ‘80 sul fondo antistante il porto di Varazze. Il suo carico era costituito da una massa compatta di centinaia di ceramiche da cucina d’uso comune.

Queste provenivano dalle fornaci di Albisola, una località che fino al secolo scorso era ben nota per questo tipo di prodotti: piatti, boccali, ciotole, pentole, scaldavivande, tegamini erano ordinatamente sistemati in pile, incastrati uno nell’altro, a colmare ogni spazio disponibile. Questo relitto offre un’indicazione sulle attività di cabotaggio, spesso a gestione familiare, che avvenivano agli inizi del Rinascimento lungo la costa ligure.

Imperia
Dolia e anfore romane, Imperia

Procedendo nella visita delle diverse sezioni del museo, si è accompagnati da monitor nei quali un personaggio in costume racconta storie e fornisce spiegazioni sui vari aspetti delle collezioni. Particolarmente interessante risulta la sezione dedicata ai palombari e alle attività subacquee: sono esposti massicci scafandri di epoche diverse e stazioni di pompaggio dell’aria, mentre filmati d’epoca dell’Istituto Luce introducono alle epiche imprese della nave Artiglio, impegnata nel recupero dei lingotti d’oro contenuti nel relitto della nave Egypt, affondata nella Manica.

Non sono poi dimenticate le vicende della Regia Marina nella Seconda Guerra Mondiale, come quella passata alla storia come “L’impresa di Alessandria”. Si tratta della notte del 18 dicembre 1941, quando sei incursori affondarono, nel porto di Alessandria d’Egitto, le corazzate inglesi HMS Queen Elizabeth e HMS Valiant, oltre a danneggiare un cacciatorpediniere e una petroliera.

Visto che ci troviamo nella città che organizza da più di trent’anni il raduno delle Vele d’Epoca d’Imperia, non c’è bisogno di aggiungere che ampi spazi del museo sono dedicati all’evoluzione e allo sport della vela. Così, saliti a bordo di una deriva sportiva, un’installazione multimediale interattiva offre l’esperienza di mettersi al timone, afferrare le scotte e regolare le vele.

Ancora, dopo esser entrati nella riproduzione del ponte di comando di un mercantile, riprodotto in grandezza naturale, un altro momento di immersione multimediale consente di agguantare la ruota del timone e di condurre la nave all’accostata.

Imperia
Subacquei, Imperia

L’installazione riproduce il ponte di comando della motonave Sestriere che, sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale, fu poi scelta per compiere una missione che gettò le basi della rinascita della flotta mercantile italiana, che era stata spazzata via dalla guerra. Nelle stive della motonave furono allestite delle camerate provvisorie per stipare, in una traversata di sola andata, un migliaio tra marinai, ufficiali e comandanti.

Nel novembre del 1946, con a bordo equipaggi sufficienti alla manovra di una cinquantina di mercantili, il Sestriere fece rotta verso il porto statunitense di Philadelphia, dove agli equipaggi italiani vennero consegnate cinquanta navi Liberty, che entrarono immediatamente in servizio. L’evoluzione della nave mercantile è poi documentata da numerosi modelli, autentici capolavori di artigianato, che culminano nelle riproduzioni di grandi dimensioni di due transatlantici della Società Italia: il Giulio Cesare e lAndrea Doria.

Una ricca documentazione illustra infine il tragico affondamento di quest’ultimo, avvenuto tra il 25 e il 26 luglio 1956 al largo di New York, a seguito della collisione provocata dal transatlantico svedese Stockholm.

Come nota conclusiva, va sottolineata la gentilezza e la disponibilità del personale.

Museo Navale e Planetario di Imperia – Calata Anselmi, 18100, Imperia – sito per informazioni – Tel. 0183 651363