LE PIETRE MILIARI DELLO YACHTING

I grandi esploratori, ma anche i navigatori per diletto o per sport, i grandi progettisti: tutti sono accomunati dalla grande passione per il mare ed una profonda inquietudine che li ha spinti sempre e comunque oltre l’orizzonte. La loro storia è la storia dell’avventura dell’andare per mare.

OLIN STEPHENS, IL MITO

Olin StephensE’ stato il più grande progettista del XX° secolo. Stephens non solo ha disegnato barche magnifiche e vincenti, ma è riuscito a governare lo sviluppo dello yachting internazionale. Le sue idee ed i suoi progetti si sono confrontati con Fife, Nicholson, Van de Stadt, Giles, Clark, Peterson, Farr; German Frers e Gary Mull sono suoi allievi: basta questo per farne un caso unico. Nel ’29 esordisce con il Dorade, da molti definito il primo ocean racer moderno (vedi Nautica 464), che nel ’31 vince la regata transatlantica, senza neanche bisogno di ricorrere al tempo compensato, ed il “Fastnet”. Nel ’32 Dorade arriva primo della sua classe alla “Bermuda”, poi ritorna nel vecchio continente e vince il “Fastnet” del ’33. L’anno dopo è di nuovo in America, dove vince numerosi trofei e, nel ’36, la San Francisco – Honolulu. Nel ’35 lo Stormy Weather bissa la vittoria al Fastnet. Vanderbilt vuole Stephens al fianco del quotato Starling Burgess per disegnare Ranger, il più veloce e impressionante J class mai costruito per disputare la l’America’s Cup. Oltre alla Coppa vince ben 35 fra le 37 regate cui partecipa nello stesso anno.

Stephens occupa rapidamente il posto che è stato di Fife nei 6 metri Stazza Internazionale, ma a differenza del predecessore va forte anche sui 12 metri, futura classe dell’America’s Cup. Nasce così il predominio della Sparkman & Stephens, che monopolizzerà il trofeo per 22 anni. Si comincia nel ’58 con Columbia, che difende vittoriosamente la Coppa, ma incredibilmente un vecchio Stephens, il Vim, che vent’anni prima aveva battuto il Tomahawk, è secondo nelle selezioni. Nel ’64 e nel 67 Olin vince con Intrepid, nel ’74 con Courageous, riconfermato nel ’77, nell’80 con Freedom.

Intanto miete riconoscimenti e vittorie in tutte le più prestigiose regate, come la Bermuda del ’46, nel ’50 tre suoi scafi si piazzano primo in reale, primo in classe A, primo in classe C. Stephens vince anche quando non vuole. Nel ’53 termina il disegno del Finisterre: progettato per le grandi navigazioni, ha comodità interne sufficienti per sei persone, grande capacità di acqua e carburante. Presto diventa lo yacht da crociera che vince il maggior numero di regate.

Nel ’56 batte 89 avversari, tutti più grandi di lui, e si aggiudica la Bermuda. Si ripete nel ’58 e nel ’60, nonostante che le regole di stazza vengano appositamente modificate per aumentarne l’handicap. Vento medio, bonaccia e tempesta sono le condizioni, diversissime, delle tre edizioni. Nel ’65 vince la prima edizione della One Ton Cup (per antonomasia il trofeo delle barche a restrizione) corsa con barche stazzate secondo la formula RORC, con il Diana III. Seconda è l’Hestia, sempre di Stephens. Il suo Firebrand vince l’Admiral’s Cup, insieme a due disegni di Camper & Nicholson.

Il mondo della vela, diviso fra scuola americana ed inglese, cerca ormai una nuova formula di stazza capace di far competere ad armi pari gli yacht di entrambe le sponde dell’Atlantico. Olin Stephens è chiamato a presiedere il comitato tecnico internazionale che deve produrre le nuove regole. La prima stesura è del ’68, ma il nuovo International Offshore Rule entra definitivamente in vigore nel ’70. Per Stephens è una sorta di seconda giovinezza.

Nel’71 disegna tutti e tre i progetti della squadra inglese dell’Admiral’s Cup. Risultato: primo nel torneo per nazioni, primo in quello per barca con Ragamuffin. Nell’edizione successiva sono già nati il Gambare di Peterson ed il Revolution di Finot, ma la scena è ancora di Stephens che firma ben 20 dei 48 scafi iscritti. Vince la squadra tedesca con due suoi disegni, Saudade e Rubin, ed uno del rivale Clark. Il primo vince anche la classifica individuale. All’Admiral del ’73 la squadra tedesca, tutta firmata da Stephens, lotta per il primato e solo alla fine si arrende agli inglesi, terminando seconda.

Articolo di
Roberto Neglia

Pubblicato su Nautica 466 di febbraio 2001