foto di Roberto Celi e Tiziana Pieri

La festa popolare nella città delle ostriche richiama oltre 300.000 visitatori.

In vetrina anche il veliero russo, replica della fregata di Pietro il Grande, che rinuncia a issare la bandiera nazionale ma sfoggia il vessillo di San Pietroburgo.

In mare le italiane Pandora e Stella Polare. Gli stand di Arzanà e Vele storiche Verbano.

Sète
Spettacolo ed educazione a braccetto, col pensiero ai più piccoli. Per loro una vasca e tanti modelli a vela

Lo spettacolo

Barche storiche a vela e musica popolare: un mix avvincente che – condito di sfide tra equipaggi, passerelle in costume d’epoca, laboratori d’arte e degustazioni – si è fatto festa e piacere per tutti i sensi e tutte l’età. Così Escale a Sète che ogni due anni richiama frotte di visitatori nella città portuale del dipartimento dell’Hérault nel Sud della Francia.

L’edizione 2024, dal 26 marzo al primo aprile, ne ha portati oltre 300.000, secondo le stime dell’organizzazione guidata da monsieur Wolfgang Idiri, inventore del format di successo con concerti e rievocazioni senza soluzione di continuità, all’ombra dei pennoni delle tall ship visitabili, in un pullulare di scafi vintage a vela e a remi.

Un assalto andato in crescendo dopo scrosci di pioggia e venti di burrasca. 88, quest’anno, le barche partecipanti: dal maestoso quattro alberi portoghese a vele auriche di 67 metri Santa Maria Manuela  (costruito nel 1937)  all’elegante ‘Inglesina’ a remi Jolanda, risalente a metà Ottocento, giunta dal Lago Maggiore, fresca di restauro insieme al gozzo ligure Lallo nella  carovana allestita  dall’Associazione vele storiche Verbano,  in prima linea a rappresentare l’Italia col presidente Paolo Sivelli e il suo team. 

goletta Pandora
Anche cori in divisa ad impreziosire la dimensione musicale della festa sulle banchine del porto con i velieri a fare da sfondo o palcoscenico: qui c’è la goletta italiana Pandora

C’erano anche gli italiani

In mare, a sfoggiare il Tricolore, anche la Marina Militare con lo yacht-scuola Stella Polare al comando di Andrea Dalmazzolo; l’associazione Vela tradizionale della Spezia con la goletta a gabbiole Pandora al comando di Luca Bufo; l’associazione Arzanà di Venezia, presieduta da Giorgio Suppiej con un’antica ‘batela’ per il trasporto dei legumi in laguna; uno stand che presentava modelli di gondole e altre barche tipiche del territorio. A fare da cornice, la performance del maestro d’ascia Saul Hoffmann, alle prese con la costruzione di forcole.

Marina Militare
La Marina Militare italiana presente a Sète con lo yacht scuola Stella Polare di base alla Spezia e prossimo alla crociera addestrativa estiva al comando di Andrea Dalmazzone

I velieri

Tanti i velieri, repliche perfette degli originali, che hanno riportato le lancette del tempo ad epoche lontane: i galeoni spagnoli Andalusia e Nao Victoria, il brigantino ceco La Grace, il brick olandese Morgenster, la goletta francese Belle Poule, il tre alberi spagnolo a vele auriche Pascual Flores, il brigantino a palo francese Belem. Unità per lo più appartenenti ad associazioni di appassionati che trovano nella partecipazione a Séte un’occasione per finanziarsi: pagate per presenziare, in cambio offrono spettacolo nel farsi palcoscenico delle visite e delle esibizioni. 

Tra le tall ship si è imposta la portoghese Santa Maria Manuela di 67,40 metri.

I gruppi musicali

L’effetto indotto dell’adoperarsi è il consolidarsi di relazioni virtuose che incoraggiano chi, ostinato e a prezzo di rilevanti sacrifici, si impegna a salvare barche e tradizioni marinare a rischio di estinzione. Come i gruppi musicali italiani vocati al recupero degli antichi canti che accompagnavano il lavoro sul mare: La moresca nova, Le ninfe della Tamorra, Iluf-la tana dei lupi, Lou Dalfin, Le tre Sorelle, Su concertu Antigu, Propenda a Sud, Serenate Veneziane, Trio Valla-Scurati-Lusini, Banda Solia.

Sète

La gastronomia

E così il beneficio della festa è stato tutto culturale, accompagnato dal tintinnio dei registratori di cassa degli esercizi commerciali della città delle ostriche e della tigella, la focaccia con radici a Gaeta giunta al seguito dei pescatori campani che a Sète si insediarono.

Quest’anno, tra i velieri di maggior stazza, c’è stato quello che nell’edizione 2022, tre mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, era stato tenuto alla larga: lo Shtandart, riproduzione della fregata dello zar Pietro il Grande. Allora, alla nave di 35 metri, giunta alle soglie di Sète, fu posto l’altolà per ragioni di Stato.

Uno sbarramento non gradito sul fronte degli equipaggi dei grandi velieri: la solidarietà fra naviganti aveva prevalso sulle questioni di bandiera, nella consapevolezza che il mare dovrebbe unire invece che dividere i popoli.

Il comune sentire ha pesato, quest’anno, nella svolta: disco verde allo Shtandart all’ormeggio ma con rinuncia a issare la bandiera russa per evitare possibili problemi di ordine pubblico.

veliero russo
All’ormeggio anche il veliero russo Shtardart, due anni fa costretto a restare alla larga

I russi

A sventolare, in testa agli alberi di maestra e di trinchetto, il vessillo della città di San Pietroburgo (di colore rosso con ancore incrociate) e lo stendardo di Pietro il Grande (di colore giallo, con due aquile coronate). Riferimenti identitari che, in occasione della spettacolare parata finale, sono stati richiamati dalle bandiere B e Q (rossa e gialla) del Codice internazionale dei segnali issate a riva sul fronte velieri. A sollecitare il gesto, il comandante dello Shtandart, Vladimir Martus (figlio di padre ucraino, nato a San Pietroburgo).

La nave Stella Polare

Risultato: c’è chi – la maggior parte – ha deviato dai canoni che attribuiscono alle bandiere del Codice precisi messaggi da veicolare e chi ha seguito l’ortodossia nautico-militare. Atto dovuto per la nave scuola italiana Stella Polare e il dragamine della marina francese. L’ospite d’onore dell’edizione 2024 della festa è stata la Corsica, presente con barche da pesca e cori polifonici; questi hanno impreziosito le celebrazioni pasquali nella chiesa dedicata a San Pietro con epilogo in banchina.

 

La Croazia

Ma a brillare per offerta espositiva è stata la Croazia che, con la forza finanziaria dispiegata dal ministero del turismo, ha partecipato con vari laboratori didattici per raccontare ai ragazzi l’arte dei nodi marinareschi e delle costruzioni navali. In vetrina anche repliche (una statica e una navigante) della barca tipica da pesca, Gajeta Falkusa, dal bordo rimovibile: soluzione fondamentale per navigare a vela con scafo sbandato e funzionale per la voga con la quale in passato si svolgeva la pesca alle acciughe attorno all’isolotto di Palagruza raggiunto da Komisa, sull’isola di Vis, dopo 42 miglia di mare aperto.

Curiosità

Dagli archivi una certezza: nel 1593 furono 73 le barche in battuta. Al dato viene ricondotta la prima regata al mondo: non mossa da trofei ma dallo spirito di sopravvivenza. Curiosità: tra gli elementi a corredo degli scafi, i tasselli incollati al dritto di prua, a mo’ di scalini, per favorire la discesa e la salita dalla spiaggia e per riguadagnare la coperta in caso di caduta a mare.

Il record di distanza per provenienza è stato centrato dal Giappone; la delegazione di Kyoto ha dato vita alla costruzione in diretta di una barca da pesca a spigolo senza ricorso a collanti ma con chiavette interne di raccordo tra gli elementi strutturali.

L’opera ha coinvolto alcuni giovani di Sète. Un abbraccio intercontinentale che si è saldato a tante iniziative per avvicinare i più piccoli al mare. Molto gettonate la vasca in cui scorrazzavano i modellini a vela mossi dal vento (artificiale in caso di bisogno), la giostra di barchette con rotazione innescata dal grinder azionato dai genitori e alberi svettanti in banchina per provare il brivido della salita (in sicurezza) a riva. E poi, come detto, tanta musica attinta dai repertori identitari di ogni nazione. 

La soddisfazione degli abitanti di Sète, dei visitatori e dei protagonisti della festa è incarnata dal suo filosofo e regista Wolfgang Idiri: “Sono stati giorni intensi ed entusiasmanti per tutti. Escale a Sète ha dimostrato che il mare unisce, che la cultura del mare arricchisce e rende felici, grandi e piccini.

Ci credono i protagonisti della manifestazione giunti da varie nazioni a dare spettacolo e a farci apprezzare l’importanza dei loro sforzi nel recuperare, conservare e tramandare tradizioni marinare. Ringrazio tutti. In particolare gli italiani, cari amici, anzi fratelli di mare. Appuntamento al 2026, dal 31 marzo al 6 aprile”.