È tempo di vacanza e di gite in mare con imbarcazioni più o meno grandi ma spesso con forse eccessiva confidenza nel mezzo e nella capacità di chi lo conduce.

In particolare quando si intraprendono percorsi lunghi, fuori della portata della costa e lontano da punti di rifornimento e magari di notte, talora con tempo non perfettamente assicurato, deve scattare quel campanello d’allarme che ogni buon marinaio deve avere sempre attivato e deve ascoltare con modestia e buon senso. Pensiamo che nessuno skipper sia tanto leggero da dimenticare di fare il pieno o di controllare la radio e, se ce l’ha, di portare il telefonino che, anche se non sempre in grado di effettuare dei collegamenti sicuri, è sempre un ottimo mezzo di comunicazione. A proposito, è il caso di farsi un elenco dei numeri telefonici delle sedi della Guardia Costiera da tenere a bordo.

Ma non è di queste accortezze diciamo fondamentali che vorremmo parlare adesso, bensì di un accorgimento atto a migliorare la sicurezza di bordo e aumentare così il piacere di andar per mare. E, inoltre, siccome il marinaio è sempre un pò scaramantico, l’essere preparati a una evenienza, come si sa, la tiene lontana!

Spesso, nella stagione estiva – ma anche in altre – si sente parlare per radio o in televisione o si legge sui giornali di mezzi, per lo più piccoli, che navi e aerei ricercano perché non hanno fatto rientro alla base o non sono arrivati dove avevano detto di andare.

A questo proposito, ricordiamo che una delle norme più salutari consiste nel far sapere a qualcuno (naturalmente maggiorenne e vaccinato!) le proprie intenzioni, specie se si vuol andare e stare parecchio fuori.

Non è una violenza alla propria privacy, è solo una norma di sicurezza, alla quale moltissimi in varie occasioni hanno dovuto la salvezza. Purtroppo le ricerche scattano sempre con un certo ritardo e le operazioni spesso sono ostacolate dal tempo avverso, che in genere è quello che ha causato l’incidente o comunque lo stato di pericolo. Se il mezzo da ricercare è piccolo, infine, non è assolutamente facile da avvistare anche se colorato in maniera vistosa, facente contrasto con il blu del mare.

Il radar è un ausilio di eccezionale capacità, ma ha anch’esso le sue limitazioni, che nascono principalmente dalla piccolezza del battello da «scoprire» e dal fatto che, se si tratta di un mezzo di fortuna come per esempio un gommone o un mezzo collettivo, la risposta radar non è certo delle migliori e l’eco radar potrebbe confondersi per esempio con un «clutter» da mare, ossia con quei ritorni di disturbo sullo schermo dovuti al moto ondoso che lo sporcano e talora confondono echi veri con echi falsi.

Esistono in commercio dei sistemi per aumentare la capacità di risposta radar e ne abbiamo parlato tempo fa da queste pagine: si tratta di palloncini gonfiabili con una bomboletta, che pertanto si innalzano qualche decina di metri e, poichè la loro superficie è metallizzata, riflette molto bene l’energia ricevuta dalle battute radar e si fa scoprire agevolmente.

Addirittura un oggetto del genere si trova a livello personale, vale a dire che un singolo naufrago può farsi scoprire come se fosse una nave!

In mancanza di organizzazione di questo genere (se oltre alle carte varie richieste dalla legge, questa richiedesse di avere a bordo anche mezzi del genere per sicurezza non sarebbe mica tanto male, che ne dice il Ministro di turno?) si può supplire con un pò di iniziativa, come vogliamo qui suggerire.

Avete mai costruito un aquilone? È una cosa estremamente semplice e non ci soffermiamo sui dettagli costruttivi che diamo per noti a chiunque.

Fermiamo invece l’attenzione sull’attrezzatura di cui dotare un volatile del genere. Prima di tutto, invece che di carta dovrebbe essere fatto con fogli di alluminio, per esempio quelli che di solito si usano per avvolgere i cibi da mettere in frigorifero.

Poi le code. Importantissime per la stabilità dell’aquilone, in questo caso dovrebbero essere fatte anch’esse dello stesso materiale, che è molto ben riflettente delle onde radar.

Tanto per fare un esempio, strisce di alluminio venivano lanciate dagli aerei per creare zone di disturbo, come creare nebbia agli occhi dei radar di scoperta: le chiamavano le «finestre». E funzionavano a dovere.

Al contrario, nel caso nostro, il bersaglio radar artificiale che vorremmo creare metterebbe subito e abbondantemente in allarme i ricercatori, rappresentando un bersaglio equivalente a una media nave. Vale a dire che l’eco sullo schermo radar sarebbe come quello di una nave di medio tonnellaggio e quindi salterebbe subito agli occhi anche stanchi di chi sta ricercando un piccolo, quasi invisibile puntino in mezzo al mare, magari di notte.

Ovviamente l’aquilone non va utilizzato durante i temporali visto che potrebbe trasformarsi con facilità in un efficace e pericolosissimo “attirafulmini”.

Avere a portata di mano un aquilone e magari fare anche qualche prova quando non c’è l’urgenza di usarlo (apportando eventuali migliorie), è un consiglio che ci sentiamo di dare anche se, ne siamo sicuri, ci sarà sempre qualcuno che brontolerà dicendo che siamo menagramo e pessimisti. Va bene, accettiamo le critiche ma siamo ben lieti di dare qualche consiglio e, in questo caso, l’occasione di costruirsi qualcosa di divertente, sperando che rimanga solo tale. Articolo di Sergio Costa