Più stabili e leggeri, pescaggio ridotto, tanto spazio dentro e fuori. La diffusione dei catamarani, anche in Mediterraneo, è cresciuta a velocità vertiginosa. Scopriamo come si conducono, come ci si vive e quali sono le rinunce (poche) da accettare.

Il catamarano ha subito, negli ultimi anni, un processo di sviluppo eccezionale. L’aspetto più eclatante riguarda il successo commerciale, con una diffusione che è cresciuta in modo esponenziale di anno in anno. Basti pensare che nel 2021, il 50{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} delle imbarcazioni a vela esposte al salone di Cannes apparteneva al settore dei multiscafi.

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Un successo che riflette certamente l’evoluzione continua che il mondo dei catamarani da crociera ha vissuto dal punto di vista progettuale, con una rapida crescita di tutti gli standard di sicurezza, prestazioni e abitabilità che ha abbattuto in gran parte il muro di diffidenza che crebbe all’apparire, nei primi anni ’80, dei primi modelli di serie.

Si trattava, in effetti, della riproposizione in chiave più moderna dei primi progetti di James Wharram, eclettico ingegnere inglese che, innamorato della “doppia canoa” di ispirazione polinesiana, già nel 1958 ne costruì uno di 8 metri con il quale attraversò l’Atlantico.

Si trattava di barche che aderivano perfettamente al significato del loro nome “kattumaram”, ossia, “legno legato”, spartane, poco veloci e incapaci di navigare con angoli inferiori al traverso.

Ma verso la fine degli anni ’80 e per tutti i ’90, i catamarani da crociera hanno vissuto una veloce evoluzione acquisendo le caratteristiche attuali: imbarcazioni stabili, grandi spazi all’aperto e al chiuso, veloci grazie alla poca superficie immersa, pescaggio ridotto per raggiungere fondali impossibili per i monoscafi, facilità di manovra grazie ai due motori, attrezzature semplici per il governo a vela e tanto comfort a bordo.

Grazie a un maggior vento apparente le vele sono molto più cazzate rispetto alla regolazione che si ottiene su un monoscafo a parità di andature.

Certo, per gli amanti della navigazione a vela su monoscafi, si tratta di accettare qualche compromesso sul piano delle prestazioni di bolina, soprattutto con venti leggeri, e su quello delle emozioni che derivano da una bella corsa nel vento con barca sbandata e un ravvicinato contatto con il mare.

Inoltre, i catamarani, proprio perché non sbandano, “comunicano” molto meno i segnali di allerta che derivano dall’aumento del vento, con il rischio di ridurre vela in ritardo e di esporsi a rotture dell’attrezzatura.

Oggi però gli standard di sicurezza sono molto elevati, grazie a attrezzature affidabili e a strumentazioni che permettono di intervenire per tempo, adottando le misure corrette per le condizioni meteomarine in cui ci si trova.

In poche parole, se è sempre vero che il momento per prendere una mano di terzaruoli è quello in cui per la prima volta ci si chiede se sia il caso di farlo, sui catamarani, questo momento, è bene anticiparlo.

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Il momento dell’issata di randa: la manovra avviene prua al vento.

Le prestazioni a vela

I catamarani, rispetto ai monoscafi, hanno una superficie immersa molto inferiore e sono quasi sempre privi di deriva, con il risultato di avere una resistenza idrodinamica di molto inferiore. La loro stabilità è in massima parte affidata alla forma, ossia alla loro larghezza che generalmente è pari a circa il 50{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} della loro lunghezza. Un rapporto valido fino a multiscafi di 50 piedi, misura oltre la quale, il rapporto diminuisce un po’.

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Normalmente, la regolazione delle vele avviene sempre osservando gli indicatori di flusso.

Meno superficie bagnata, anche grazie a geometrie di carene sempre più efficienti, piccole appendici immerse, minore resistenza in acqua, maggiore velocità. Questo significa che, a parità di intensità di vento, in andature dalla bolina larga al lasco, un catamarano è più veloce di un monoscafo di pari lunghezza.

Maggiori performance dovute anche a piani velici che molto spesso vedono fiocchi poco sovrapposti, se non addirittura autoviranti, e rande di grandi dimensioni, spesso molto allunate o square top.

Una velocità più elevata incide su una componente fondamentale per la regolazione delle vele nelle diverse andature. La differenza fra vento apparente e vento reale è molto più grande nei catamarani rispetto alle barche a vela tradizionali, con un apparente che su un catamarano, proprio grazie al fatto che il vento di velocità è di intensità maggiore, sarà più forte e con una direzione più spostata verso prua.

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Tutte le manovre sono rinviate alla postazione del timoniere.

Regolazione delle vele e manovre

Quanto detto sin qui ha una fondamentale ricaduta sulla regolazione delle vele, che saranno tendenzialmente sempre più cazzate rispetto a quanto non lo siano, a parità di lunghezza scafo e condizioni meteo, quelle di un monoscafo.

Il motivo è chiaro: se la maggiore velocità genera un vento apparente che oltre ad essere più forte ha anche un angolo inferiore rispetto alla prua, le vele saranno regolate di conseguenza, al punto che se si osservassero in navigazione con la stessa andatura e nello stesso punto un monoscafo e un catamarano, vedremmo una regolazione molto diversa delle vele, con quelle del monoscafo più lasche rispetto a quelle del cat. La prova la si ottiene passando dalla teoria alla regolazione pratica in navigazione.

La scotta di randa è servita da un winch cui arriva la scotta rinviata da un trasto o, come in questo caso, da due punti fissi.

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Di bolina, che su un catamarano da crociera generalmente non scende sotto il 60 gradi, regoleremo il fiocco nel modo classico, osservando gli indicatori di flusso. In questo modo ci accorgeremo che il fiocco sarà ben cazzato come nel caso di un monoscafo, con il “filetti” paralleli o, nel caso si voglia guadagnare qualche grado all’orza, con quello sopravento che tende a fileggiare verso l’alto.

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La postazione del timoniere sul fly garantisce un’ottima visuale a 360 gradi.

Al traverso, lascheremo le scotte della randa e del fiocco, rendendoci conto che la regolazione sarà più contenuta rispetto a quella che avremmo adottato su un monoscafo. Poggiando, il vento di velocità aumenta notevolmente e con esso quello apparente che tende a rimanere, come direzione, verso prua. Agendo sulle scotte e sui carrelli, sia quello del fiocco sia quello della randa se fornita di trasto, oppure solo con la scotta nel caso di due punti fissi, ci accorgeremo che per mantenere gli indicatori di flusso ben paralleli le vele resteranno molto più cazzate rispetto a quelle di una barca a vela tradizionale.

Al lasco, se dotati di un code 0 o di un gennaker, quindi nelle condizioni di mantenere alte velocità, sarà necessario lascare pochissimo le vele; con un vento sui 14-15 nodi a 130 gradi, la randa normalmente è regolata come se fossimo in bolina larga.

Nei multiscafi da competizione, o nei velocissimi scafi di Coppa America, che raggiungono velocità elevatissime, la differenza di regolazione delle vele fra una bolina e un lasco è minima.

Se l’abbattuta non comporta alcun problema rispetto alla stessa manovra eseguita su un monoscafo, la virata può comportare qualche piccola attenzione in più, considerando il fatto che entrando nell’angolo morto dobbiamo vincere l’inerzia di due scafi.

Dal punto di vista dell’esecuzione, soprattutto se l’armo prevede un fiocco autovirante, il timoniere deve agire esclusivamente sul timone, avendo cura di avviare la virata al massimo della velocità, tenendo la randa bella potente lascando la scotta di qualche centimetro. Con un fiocco tradizionale, soprattutto nel caso di vento leggero, può essere utile lasciarlo a collo per qualche secondo quando si è già passati sulle altre mure per agevolare il passaggio dell’angolo morto.

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Le manovre rinviate agli organizer sono sempre a portata di mano del timoniere.

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Timone e attrezzature

Nella gran parte dei catamarani da crociera, la postazione del timoniere si trova in posizione sopraelevata rispetto al pozzetto, spesso su un vero e proprio flybridge. Questa collocazione comporta il grande vantaggio di avere tutta la zona dedicata agli ospiti completamente sgombra dalle manovre e, nello stesso tempo, di consentire allo skipper di manovrare senza avere alcun tipo di ostacolo.

Nelle configurazioni più frequenti, a dritta e sinistra della ruota del timone sono collocati i winch cui sono rinviate le drizze, le scotte del genoa e le borose. Alle spalle del timoniere o lateralmente, c’è il winch della scotta della randa che passa attraverso un classico trasto o attraverso bozzelli su punti fissi. Le manovre così organizzate consento realmente il governo a vela a una sola persona, con la necessità di ricorrere a un aiuto solo nelle fasi di ancoraggio e di ormeggio.

Il vantaggio di avere la postazione del timoniere rialzata, rispetto a quelle sulle estreme poppe degli scafi, sta anche in una maggiore visuale su 360 gradi, utilissima nelle fasi di ormeggio ma anche in navigazione, quando è sufficiente spostarsi lateralmente per ottenere campo libero anche dalla copertura del fiocco.

Issata e ammainata della vela maestra e apertura del fiocco non comportano alcun problema, anzi: la grande superficie sgombra ricavata sul tetto del flybridge consente di lavorare all’albero, se necessario magari per una presa di terzaruoli, con grande facilità.

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La conduzione con il doppio motore è molto semplice. Agendo sulle leve si può far ruotare il catamarano sul proprio asse.

La conduzione a motore

Nonostante il suo aspetto così ingombrante possa incutere qualche timore, la conduzione a motore di un catamarano è piuttosto semplice. In navigazione, la presenza di due motori, abbinata alla poca superficie immersa, garantisce ottime velocità, anche con motorizzazioni non eccessivamente potenti, e un certo risparmio sui consumi. Inoltre, il doppio propulsore offre una certa garanzia sul piano della sicurezza; nel caso in cui se ne fermasse uno, l’altro può continuare a lavorare a pieni regimi senza problemi.

Dopo aver dato fondo all’ancora si deve agganciare
alla catena il moschettone delle briglie.

Il grosso vantaggio che comporta avere due motori così distanziati l’uno dall’altro, lo si percepisce soprattutto nelle manovre in porto. Agendo sulle due manette si può letteralmente far ruotare il catamarano sul proprio asse verticale. E questo anche in presenza di vento fresco al traverso, condizione in cui la componente di scarroccio è però consistente e ci obbliga ad agire con più risolutezza.

Spingendo in avanti la manetta di dritta e indietro quella di sinistra, si ottiene una rotazione del catamarano sulla sinistra; lavorando con le manette in modo opposto, si ottiene la rotazione sulla dritta. La regolazione del numero di giri dei due motori permette di accentuare la velocità di rotazione degli scafi o di ottenere una componente di avanzamento o di arretramento. Anche nelle fasi più delicate di ingresso nel posto barca, e in generale nelle manovre in cui la velocità è inferiore ai tre nodi, l’uso del timone è praticamente nullo perché del tutto inefficace a causa delle ridottissime dimensioni delle due pale: timone fermo al centro e mani sulle manette consentono di eseguire qualsiasi manovra.

Dopo avere agganciato il moschettone si fa filare la catena fino a quando le due briglie non vanno in tensione.

Catamarani, l’ancoraggio e la sosta in rada

La preparazione e la manovra di ancoraggio per un catamarano non differiscono da quelle che si effettuano su un monoscafo. Individuato il punto per dare fondo, si procederà con la prua al vento fino a fermare i motori, iniziare ad arretrare e a calare l’ancora velocemente. Sia la manovra per disporre le due prue al vento sia quella per arretrare e distendere il calumo, sono generalmente più semplici perché si dispone di due motori che permettono, agendo sulle manette, di mantenere l’assetto al vento. Fatta fare tesa all’ancora e distesa la quantità di catena necessaria, sarà il momento di utilizzare le “briglie” ossia due robuste cime collegate ai masconi dei due scafi.

A macchine ferme, si aggancerà il moschettone, cui sono uniti i due capi delle briglie, alla catena che sarà filata fino a quando le due briglie andranno in tensione lasciando in bando la parte di catena che arriva dal verricello del salpancora.

Questa operazione è fondamentale per due motivi. Il primo è in comune con quanto si fa su un monoscafo con una procedura analoga, e riguarda la necessità di scaricare la tensione della catena e le sue sollecitazioni dal verricello e dall’asse del suo motore per trasferirla alla briglia; il secondo riguarda il brandeggio durante il quale la catena, che esce dalla parte centrale della struttura di collegamento fra i due scafi, in assenza delle briglie potrebbe danneggiarli.

Concluso l’ancoraggio, inizierà la fase in cui tutte le qualità del catamarano emergono con forza fino a sconfiggere le diffidenze.
Assenza o quasi di rollio, livello di comfort alle stelle, spazio all’esterno e nel living in quantità tale da permettere una sosta indimenticabile. Con un vantaggio in più: il basso pescaggio garantito dai due scafi e dalle ridotte dimensioni delle appendici permette di raggiungere fondali bassi, ottimi tenitori, e in posizioni invidiabili (laddove consentito dalle norme) per vicinanza alle spiagge e qualità del ridosso.

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Una casa sul mare

La qualità della vita a bordo di un catamarano giustifica in gran parte quelle rinunce cui si va incontro sul piano delle performance a vela che riguardano, come detto, gli angoli di bolina e una ridotta capacità, rispetto a un monoscafo, di risalire mare molto formato.

Non si tratta solo di volumi, di spazio a disposizione, che per quanto riguarda il quadrato arriva ad avere un 50-60{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} di superficie disponibile in più rispetto a un monoscafo a parità di lunghezza, ma anche e soprattutto della sua organizzazione. Il cuore del catamarano è il living. Molto luminoso, ampie finestre che lo circondano, capace di accogliere una zona pranzo per equipaggi di 8/10 persone, una cucina casalinga e tanto volume a disposizione per stivare cambusa, stoviglie, attrezzature, il quadrato normalmente accoglie anche una pilot station, con un quadro strumenti completo, la postazione vhf, il pilota automatico.

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Sullo stesso piano è normalmente organizzato il pozzetto, una grande superficie attrezzata con sedute, divani e tavolo da pranzo. Il passaggio fra questa zona e il quadrato all’interno è aperto, molto fruibile, spesso organizzato in modo che la cucina sia una sorta di penisola che separa i due spazi.
In molti catamarani, nella parte frontale viene inserito un portello che mette in comunicazione il living con una piccola dinette di prua e con la rete che collega i due scafi. Alcuni modelli, poi, sostituiscono la tradizionale rete con una superficie calpestabile, organizzando una sorta di pozzetto prodiero delle stesse dimensioni di quello a poppavia della tuga.

La vita a bordo è di una semplicità disarmante. Il rollio molto contenuto consente di svolgere tutte le mansioni anche in navigazione, sia quelle dedicate alla preparazione dei pasti sia quelle per la cura della persona. Preparare una colazione, consumare un pasto, farsi una doccia mentre si procede sotto vela, raramente è impedito dalle condizioni del mare.

La zona notte è organizzata negli scafi. La dimensione delle cabine è pari o spesso superiore a quella delle cabine di barche tradizionali della stessa lunghezza. In più c’è un livello di privacy irraggiungibile nelle zone notte organizzate sullo stesso livello della dinette.
Vivere una vacanza in catamarano apre una prospettiva diversa. Sia per gli ospiti sia per chi ha la responsabilità della navigazione. Comfort, facilità di manovra, velocità negli spostamenti. Vantaggi pagati con qualche grado di bolina in meno, qualche limite nelle condizioni meteo avverse sopportabili e nella rinuncia a quell’emozione che deriva dal sentire un monoscafo che vibra sotto raffica, capace di comunicare a chi è al timone tutto ciò che vento e mare ci stanno raccontando. Detto questo: catamarani, che passione!