Immagini di qualità oscillante, raramente perfette, più spesso sfuocate, mosse o scolorite: comunque sempre chiarissime nel dimostrare quali sono i pericoli derivanti dai comportamenti sconsiderati di chi naviga per diletto o per professione.

Rifornimento frettoloso

Troppo spesso svolta di fretta, magari perché c’è fila al distributore, quella del rifornimento di carburante è un’operazione molto delicata, soprattutto se si tratta di benzina che è uno dei liquidi infiammabili più pericolosi.

Non solo: i suoi vapori, all’interno di un ambiente chiuso come una sala macchine, possono formare una miscela capace di esplodere alla minima scintilla, anche quella costituita da una semplice scarica elettrostatica generata da due elementi aventi potenziali diversi che entrano in contatto o anche solo si avvicinano, come può avvenire tra la pistola di rifornimento e il serbatoio di bordo.

È esattamente ciò che fissa il fotogramma estratto da una registrazione di una telecamera di sorveglianza, a Ponza, nel 2020. Aguzzando la vista, sulla verticale della plancetta di poppa si può notare una donna che viene letteralmente proiettata in alto dall’esplosione e che successivamente finirà in acqua, per fortuna senza riportare ferite o ustioni. La barca, invece, prenderà fuoco e andrà persa.

Foto 1

Il lacciolo di sicurezza, questo sconosciuto

Tra tutte le imprudenze che si possono commettere ai comandi di un motoscafo, soprattutto se dotato di fuoribordo con comandi a barra (tipico il caso dei tender), quella di non connettere alla propria persona il lacciolo di sicurezza – quello di colore rosso – è probabilmente la più diffusa e meno appariscente, motivo per il quale la maggior parte degli osservatori non la noterebbe osservando la foto 1.

Foto 2

Qui vediamo un pescatore in “traina lenta”, in piedi sul gommone, senza salvagente e, appunto, senza lacciolo (che vediamo arrotolato sulla barra di guida). Basterebbe una perdita di equilibrio, magari per l’onda di scia di un’altra barca, per provocare una caduta in acqua e aprire una rosa di possibilità anche tragiche.

Foto 3

Imprudenza da inesperti? Assolutamente no: nella foto 2 notiamo un addetto al controllo del traffico all’imboccatura di un famoso porto, che si destreggia tra le barche in ingresso, senza indossare il lacciolo (che anche in questo caso è arrotolato sulla barra di guida).

A rendere particolarmente pericolosa questa situazione è il fatto che il motore fuoribordo ha il brandeggio libero, cioè non è fissato su una posizione, e perciò, in caso di caduta, si porterebbe “alla banda” facendo compiere alla barca una serie di giri concentrici (teoricamente fino all’esaurimento del carburante) che finirebbero per passare sul corpo della persona caduta in acqua.

Foto 4

Per la cronaca, è ciò che è successo in quella stessa località, nel 2015, provocando la morte di una donna. Il fotogramma 3 mostra esattamente la dinamica di questo genere di incidente: il pilota è appena caduto in acqua e la barca incomincia la sua drammatica giostra; giostra che nel fotogramma 4 avviene addirittura tra i bagnanti.

Foto 5

Nella foto 5 vediamo il lacciolo correttamente indossato; nella foto 6, è inquadrato il suo terminale inserito nell’interruttore del motore.

Foto 6

“Effetto Titanic

Come molti ricorderanno, una delle immagini-simbolo del film che racconta la tragedia della nave affondata nel 1912, durante il suo viaggio inaugurale, è quella nella quale, durante la navigazione, i due protagonisti si sporgono sulla prua, come a volare nel vento.

Foto 1

Purtroppo, questo gioco – graditissimo soprattutto dai più giovani – è molto diffuso anche sulle nostre barchette che, tuttavia, hanno il “difetto” di beccheggiare sulle onde, potendo trasformare tutta la metà anteriore dello scafo, compresi i tipici prendisole, in una sorta di trampolino.

Foto 2

Infatti, tutto va apparentemente bene quando si avanza su un mare sostanzialmente calmo e regolare, come nelle foto 1, ma basta incrociare anche solo l’onda di scia lasciata da un’altra barca perché la situazione cambi drasticamente. Quello che poi capita sul mare mosso è reso ben evidente dalle foto 2 e 3.

Foto 3

Ancor più mostruose sono le situazioni colte dalle ultime due immagini: nel fotogramma 4 si può notare un padre irresponsabile (quanto il tizio che sta ai comandi) che tiene in braccio un bambino molto piccolo; nel fotogramma 5, due signore siedono in cima alla torretta di un veloce fisherman pilotato da un … (bip) che ha la mano destra sul volante e la sinistra impegnata a tenere un cellulare.

Foto 4

Manco a dirlo, le leve del gas sono in avanti, senza controllo.

Foto 5

Salti volontari e accidentali

La discutibile ricerca di emozioni forti spinge alcuni ad affrontare le onde in modo tale che la barca letteralmente decolli per poi ricadere fragorosamente.

Foto 1

Comfort a parte (poiché, evidentemente, chi si comporta in questo modo non lo considera un valore da perseguire), restano i danni alle cose trasportate, gli assai meno evidenti – ma più gravi – danni a carico della barca (più frequentemente gli scollamenti dei fondi di carena dalle strutture di irrigidimento, con conseguente indebolimento generale) e, soprattutto, quelli causati alle persone a bordo.

Foto 2

Le immagini 1 e 2 sono talmente eloquenti da non necessitare di alcun commento.

Foto 3

Sul fotogramma 3, invece, che abbiamo estratto da un video alquanto lungo, c’è da dire che inquadra il momento in cui la barca, dopo una serie di salti sconsiderati, si ingavona e incomincia a imbarcare acqua, finendo poi per affondare.

Foto 4

Il fotogramma 4, tratto da un video che ha un record di visualizzazioni, mostra i passeggeri di un veloce motoscafo (poi risultati feriti e contusi) dopo il violento impatto su un’onda nel corso di una maldestra accostata a dritta. Manca però qualcosa, anzi qualcuno: il pilota.

Foto 5

Chi sedeva ai comandi è stato sbalzato dalla poltrona di guida e, cadendo all’interno del pozzetto, ha sbattuto il capo ed è entrato in coma. Ci dicono che si è salvato per miracolo. L’ultimo fotogramma della serie, il numero 5, è qualitativamente il peggiore ma, tuttavia, coglie il preciso istante in cui, dopo il salto sull’onda, una passeggera della barca cade in acqua. Dopo svariati tentativi infruttuosi, verrà recuperata.

Foto 1

Cadute in acqua

Ricollegandoci all’ultima foto del paragrafo precedente, osserviamo che tra le situazioni di pericolo quella della caduta in acqua è sicuramente tra le peggiori, persino se il malcapitato è un buon nuotatore.

Foto 2

Il problema principale è infatti costituito dal suo recupero che, soprattutto in condizioni di mare mosso, può risultare persino impossibile e comunque sempre tale da mettere seriamente a rischio l’incolumità di chi è in acqua e quella di chi, a bordo, è direttamente impegnato nel salvataggio.

Foto 3

Il fotogramma 1 è stato estratto da un lungo video che mette ben in evidenza la difficoltà dell’operazione. Esistono dispositivi che possono aiutare molto, sebbene siano estremamente rari a bordo delle imbarcazioni da diporto: uno dei più efficaci (e meno ingombrati a bordo) è il cosiddetto Jason’s Cradle della foto 2, disponibile in diverse taglie.

Foto 4

Le cause di una caduta in acqua possono essere molto diverse: si va dalla perdita di equilibrio per eccessivo uso di alcool (fotogramma 3) allo scivolone durante un’azione di pesca in stand-up (4).

Foto 5

Ma, come mostrano le immagini 5 e 6, è più spesso l’inciampo nell’attrezzatura di coperta delle barche a vela a provocare l’incidente.

Foto 6

Nel caso specifico della 6 c’è anche da notare che la persona in volo – così come quella che, in piedi, assiste alla scena – è a piedi nudi, cosa che, come vedremo più avanti, è sempre da evitare quando ci si muove al di fuori del pozzetto.

 

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