La coperta a filarotti di teak è certamente un elemento di pregio e un ottimo sistema antiscivolo, tuttavia richiede cura e, ogni tanto, anche qualche intervento di restauro. A fronte delle parcelle spesso elevate dei professionisti, si può anche fare da soli.

Ovviamente ci vogliono tempo e buona manualità, ma alla fine c’è pure la soddisfazione di aver speso un quarto di quanto richiesto.
Tre sono i principali metodi utilizzati per intervenire su coperte a doghe lineari:

  • Applicare sulla coperta esistente un compensato in okumè con l’ultimo strato nobilitato in teak e i comenti quasi sempre già riempiti di sigillante.
  • Incollare sulla coperta pannelli sagomati in compensato da 3- 4 mm fatti realizzare da ditte esterne, già rivestiti con doghe di teak da 8 mm e sigillante per comenti di vari colori.
  • Realizzare direttamente sulla coperta un rivestimento con doghe di teak massello a tutto spessore e comenti in poliuretano (la cosiddetta gommatura) direttamente sagomato e incollato sulla stessa.

I tre metodi per restaurare coperte in teak: pro e contro

Applicare sulla coperta esistente un compensato in okumè

Pro: è la più facile, rapida ed economica.
Contro: lo strato di teak è sottile, perciò, dopo un po’ tempo o qualche levigatura di troppo, si consuma facendo emergere il compensato sottostante (che non è teak), con ovvie disarmonie estetiche; le teste del compensato devono essere rivestite con un listello a tutto spessore, altrimenti è brutto e si rovina rapidamente; tale listello può staccarsi con una certa facilità; possono insorgere problemi di ristagno d’acqua tra la coperta e il compensato.

Incollare sulla coperta pannelli sagomati in compensato

Pro: è di realizzazione abbastanza facile, consistendo sostanzialmente nella costruzione di sagome da far realizzare successivamente in teak da terzi. Risulta meno cara e più veloce rispetto all’applicazione del teak a tutto spessore.
Contro: col passare del tempo, il compensato di supporto può marcire e rovinare il teak massello sovrapposto; spesso non riesce a seguire la “bombatura” della coperta (il cosiddetto bolzone), creando dei vuoti al disotto che sono fonti di danneggiamento, o non garantendo il corretto scivolamento dell’acqua di lavaggio o piovana, se non ben pressato sull’andamento della coperta in fase di incollaggio; le teste del compensato devono essere rivestite con un listello a tutta altezza altrimenti è brutto e si rovinano.

Realizzare direttamente sulla coperta un rivestimento con doghe di teak massello

Pro: è il miglior modo di realizzare una coperta in teak e, se ben eseguito, garantisce decine di anni di durata. Varie sono le tipologie di posa, che incidono anche sulla possibilità di successive lamature e quindi sulla durata o sugli effetti estetici; soprattutto per applicazione rettilinea, ci consente di avere un maggiore spessore e quindi una durata superiore; aderenza del sigillante decisamente migliore; doga leggermente più sottile, rispetto alle altre metodologie, a parità di durata.

Contro: il costo più elevato e il lungo tempo di posa.
Varianti: Possiamo realizzare l’incollaggio delle doghe con o senza viti (consigliamo sempre di non metterle per evitare che fuoriescano negli anni, con le successive levigature) e con o senza cianfrinatura (quel dentino della doga che funge da distanziale).
Poiché i metodi 1 e 2 sono realizzabili semplicemente realizzando delle dime disegnate con precisione per poi farle realizzare da ditte e quindi incollarli con risultati anche buoni, ci concentriamo piuttosto sul più complesso metodo 3, quello che riguarda una posa di doghe a massello.

Come realizzare un rivestimento in teak

Attrezzature principali necessarie: seghetto alternativo; sega circolare; levigatrice a nastro, orbitale e a punta; pistola elettrica o ad aria per cartucce di sigillante; ferramenta ordinaria; acetone; nastro gommato; squadra; matite; pannelli di compensato da 2-3 mm per dime; aspirapolvere; stracci; calma e molta prudenza!

Innanzi tutto scegliamo un ottimo teak tipo Burma (Birmania) o Siam (thailandese, e più raro) con venatura rigatino non fiammato o rigato e senza nodi o altre imperfezioni, di colore biondo omogeneo con venature lineari; poi scegliamo un ottimo adesivo sigillante con i relativi primer per teak ed eventualmente per vtr – se lo posiamo su gelcoat – e studiamo con attenzione le istruzioni d’uso. Dobbiamo fare attenzione ai sigillanti/adesivi in colori differenti dal nero poiché alcuni hanno una resistenza minore e comunque devono sempre essere accoppiati con gli appositi primer.

Possiamo anche acquistare doghe già tagliate in spessore tra gli 8/10 mm con larghezza 50 mm, o meglio (e più moderno) 60/70 mm, senza cianfrinatura (che, come abbiamo detto, è il dentino distanziatore). Se abbiamo parti curve dobbiamo acquistare anche delle fasce più larghe (60–100 mm) per poterle poi sagomare. Per i coronamenti laterali necessitiamo anche di qualche fascia di larghezza superiore a 60/80 mm ma dipende dal nostro disegno preliminare. La canalina per il sigillante (il cosiddetto comento) la creeremo noi con degli spessori costituiti da pezzetti di compensato da 5 mm che andremo a interporre tra una doga e l’altra a intervalli di 30/40cm.

Qualora sia presente un precedente rivestimento, dovremo rimuoverlo meccanicamente con i suoi relativi adesivi, rifinendo la pulizia con l’uso di acetone.

teakFase 1

Pulizia della superficie di applicazione e smontaggio accessori di coperta (tavoli, sedili, bitte, maniglie, cerniere eccetera). Prima verifica delle larghezze per dimensionare le fasce di coronamento (nella tolleranza della doga di coronamento 60-80 mm) che compenseranno in larghezza il numero di doghe e comenti che dovranno contenere. Realizzazione di una bozza del disegno della coperta con doghe, meglio se in scala 1:1 con indicazione dell’ubicazione degli accessori e dei fori. Nel disegno che andiamo a realizzare, in relazione alla larghezza del nostro pannello di coperta (L1) calcoliamo la larghezza dei coronamenti laterali (L2) in base al numero e larghezze delle doghe (Ln) e dei comenti che deve contenere.

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Fase 2

Fase 2

Realizzazione dime di coronamento laterali da preparare con il compensato da 2-3 mm. Creiamo con il compensato delle sagome in pezzi vari che andranno ai bordi della nostra coperta in teak.

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Fase 3

Fase 3

Tagliamo da una fascia di teak più larga, il massimo di lunghezza che ci consente l’eventuale curvatura dalla dima realizzata e verifichiamone la forma attacandola provvisoriamente con del nastro gommato sempre inserendo sui lati i nostri distanziatori da 5 mm (o come i comenti).

Fase 4
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Fase 4
Fase 4

Fase 4

Posizioniamo provvisoriamente tutti i listelli di coronamento laterali con del nastro gommato, inserendo sui lati i nostri spessori distanziatori da 5 mm e verifichiamo che seguano il disegno della coperta. Successivamente inseriamo anche le doghe – tagliate a misura – con i nostri distanziatori da 5 mm e, fissando temporaneamente il tutto col nastro gommato, verifichiamo che la posa provvisoria vada bene.

Procedendo, sempre per zone limitate dai listelli di coronamento, smontiamo il tutto numerando con una matita le doghe e segnando l’orientamento delle stesse.

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Fase 5

Fase 5

Dopo aver pulito e primerizzato sia la coperta sia le doghe, incominciamo a incollare il teak (secondo la numerazione che abbiamo precedentemente apposto) applicando uniformemente il sigillante adesivo anche con una spatola a denti, iniziando sempre dai listelli di coronamento, apponendo i distanziatori e, per ultimo, inserendo le doghe.

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Fase 5

Verificata la correttezza del tutto esercitiamo una forte pressione uniforme verificando che le doghe siano a livello tra di loro e pulendo da eccessivo adesivo (con un pezzo di legno) l’interno delle fessure dei comenti che successivamente andranno riempite col sigillante.

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Fase 5

Fase 6

Una volta che l’incollaggio di tutte le varie zone è completo (la tempistica di polimerizzazione dipende dalla temperatura, dall’umidità e dai quantitativi), rimuoviamo gli spessori tra i comenti.

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Fase 6

Utilizzando la pistola per l’applicazione del sigillante (meglio se elettrica) e riscaldando in un secchio d’ acqua le sue cartucce per renderle meno viscose (altrimenti dopo poco non avremo più alcuna forza) inseriamo il prodotto nei comenti (se serve, aiutandosi con una stecca per comprimerlo). Il tutto facendo attenzione a non creare bolle d’ aria e lasciando indurire per il tempo necessario.

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Fase 6

Fase 7

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Fase 7

Con l’aiuto di una levigatrice orbitale circolare e di una a punta, provvediamo ad asportare, prima con una grana da 120/180 e poi con una grana più sottile tipo 240/400, l’eccesso di sigillante portandolo a filo doga, avendo accortezza di aspirare spesso la polvere. A questo punto il nostro lavoro è terminato!

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