Come manovrare per ormeggiarsi lungo un fiume, sfruttando a proprio favore la corrente

Ormeggiarsi all’inglese, ossia con la murata affiancata alla banchina, è la manovra più diffusa nei numerosi approdi allestiti lungo i fiumi della nostra penisola. Salvo rare eccezioni, si tratta dell’unica possibilità di ormeggio.

Una manovra che viene generalmente percepita come molto più semplice rispetto a quella che normalmente si esegue per entrare di poppa in un posto barca. E per molti aspetti lo è, anche grazie al fatto che una volta accostati non c’è la necessità di andare di corsa a prendere il corpo morto.

Si tratta quindi di realizzare un classico accosto, molto spesso affiancandosi a una barca già ormeggiata, tenendo sempre in considerazione direzione e intensità del vento e spazio di manovra disponibile. Nel caso di un fiume però, è necessario aggiungere un terzo elemento – la corrente – che può essere trasformata in un valido aiuto, affidandole la funzione che normalmente svolgono contemporaneamente joystick, bow thruster, eliche di poppa.

L’obiettivo è dunque quello di riuscire a far traslare lateralmente la barca in modo da ormeggiarla in spazi anche molto ristretti. La prima condizione, a prescindere da come si voglia realizzare la manovra, è che si proceda sempre contro corrente. Anche nel caso in cui si sia sopravanzato il posto barca e si debba tornare indietro, è sempre necessario riportarsi in direzione ad essa contraria.

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Entrare all’ormeggio

La manovra si realizza in modo semplice se la corrente ha una intensità costante. Questo accade spesso lungo i tratti rettilinei dei fiumi, come nel caso del video che abbiamo realizzato al rientro a Fiumara, la foce naturale del fiume Tevere.

Ma anche per un accosto in banchina, magari quella del distributore di benzina, in quei porti – soprattutto del nord Europa – in cui è presente corrente in entrata o in uscita a seconda degli orari e delle maree. Più difficile se la corrente è molto irregolare, come accade in corrispondenza delle anse e intorno alle zone di basso fondale, dove può subire variazioni anche molto importanti di direzione e di intensità.

Sia che si manovri su una barca a vela sia che lo si faccia su una a motore, la tecnica prevede di avvicinarsi all’altezza del posto barca, rallentando fino a fermarsi praticamente paralleli all’ormeggio. A questo punto è sufficiente accostare leggermente la prua verso la banchina per ottenere che la stessa corrente spinga la barca  lateralmente in quella direzione. Tuttavia, poiché la corrente cambia di intensità lungo la sezione del fiume (più veloce al centro, sempre più lenta verso le sponde), è necessario lavorare più o meno continuamente sulle manette dei motori al fine mantenere costante l’allineamento con il punto di ormeggio. Allo stesso tempo, bisogna far sì che l’orientamento dello scafo rispetto al flusso sia tale da non consentire il raggiungimento di una velocità di traslazione troppo elevata, cosa che potrebbe creare qualche problema al momento dell’accosto. Insomma, vale anche in questo caso la regola aurea di fare le cose con una certa calma.

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La manovra d’uscita

Lo stesso principio che abbiamo appena descritto è valido anche per lasciare l’ormeggio. In questo caso si deve orientare lo scafo verso l’uscita del posto barca e lasciare che la corrente faccia il grosso del lavoro. E’ quindi sufficiente liberare gli ormeggi di prua e gli spring mantenendo la barbetta a poppa, passata a doppino sulla bitta d’ormeggio a terra o su quella della barca alla quale si è affiancati, mentre si deve dare marcia avanti quel tanto che permetta di non arretrare mentre lo scafo ruota. Non appena la prua è libera si può finalmente mollare la cima di poppa e dare maggiore potenza al motore per uscire completamente dal posto e continuare ad accostare, stavolta seguendo la corrente, fino raggiungere il corretto orientamento per procedere fino alla foce del fiume.