Lontana ormai da tempo l’estate, è bello ripensare alle vacanze passate in barca, alle spiagge viste, alle città visitate e agli amici incontrati, spesso per caso, in qualche porto. È il momento in cui si fanno programmi per la prossima estate e per le prossime vacanze in barca.

Crociera, parola magica che significa mare, riposo, sole, ma con varie interpretazioni: c’è la crociera con una nave che parte la sera da un porto e naviga la notte; ma questa soluzione piace poco a chi ha già la barca e vuole essere indipendente. Per alcuni invece significa prendere a noleggio una barca a vela o a motore con lo skipper: si può dare una mano alle manovre e non molto di più, decidendo dove andare, sempre che non lo abbia già deciso lo skipper per motivi meteorologici: è già un avvicinarsi di più al mare.

Poi c’è il noleggio senza skipper, tipico di chi vuole navigare a vela, un simpatico modo di fare del turismo e per navigare in pace senza estranei a bordo e senza le spese di manutenzione, assicurazione e altre, per tutto l’anno. Perché no? È anche un buon sistema per navigare, e, soprattutto, per ancorare dove si vuole, anche se spesso sono preferite le soste in porto, senza doversi preoccupare se dovesse cambiare il vento o alzarsi il mare. Peccato, perché ogni sosta in porto corrisponde a una serata che si sarebbe potuta passare in una rada tranquilla, invece che in un marina affollato, qualche volta squallido e a volte rumoroso, con i vicini che passano sulla vostra barca per raggiungere la propria, soprattutto la notte mentre voi dormite e sentite passi pesanti sulla testa.

Poi c’è la crociera dei diportisti più accorti, che alternano saggiamente navigazione lungo costa a soste in rada e a volte in porto. Ma questi normalmente hanno già una barca propria alla quale hanno dedicato tempo e denaro per le manutenzioni e le cure annuali, che in vacanza vogliono far fruttare al meglio. Di solito sono velisti con famiglia, che navigano silenziosi anche con cabinati piccoli: ricordo ancora oggi, dopo vent’anni, una barca a vela francese, di cui ho ben presente il nome, ancorata in Corsica non lontana da me e lunga non più di 8 metri. A bordo due nonni, i genitori con un bambino, un cane e, appesa al boma, una gabbietta bianca con un uccellino. Erano la pace personificata, con il cane e il bambino che facevano gare di nuoto tra la barca e la spiaggia.

Non avevano neanche una ghiacciaia a bordo, non dico frigorifero, come scoprii quando portai loro un cesto di frutta fresca – noi il frigo ce l’avevamo – per ringraziarli del fatto che ci avevano svegliati di mattina presto perché la barca di un nostro amico, mal ancorata vicino a noi, stava finendo sugli scogli.
E così si era salvata solo per pochi metri. Non dimenticherò mai i loro ringraziamenti e il loro viso sereno, tipico di chi vive in pace, senza bisogno di grandi comodità. Per noi a bordo fu motivo di riflessione, che ancora non è finita.

Da questo, appare chiaro che non c’è l’obbligo di avere un frigo, aria condizionata, gruppo elettrogeno, desalinizzatore, televisione, home theatre o altro per godersi la vacanza: loro vivevano tranquilli e conoscevano quel tratto di costa scoglio per scoglio, passando il loro tempo in acqua, sulla spiaggia e a bordo. Ma quanti possono dire altrettanto? I francesi facevano parte di quella silenziosa schiera di diportisti che, come vedremo in un prossimo numero di Nautica, non pensano in grande, ma in piccolo. Non è la lunghezza della barca quella che conta, ma lo spirito con il quale si naviga.