I lettori mi telefonano spesso perché hanno scoperto difetti nel gelcoat: dalla temuta osmosi alle delaminazioni, dalle macchie giallastre agli scollamenti, il panorama è decisamente vario.
Tra questi, la poco brillantezza del gelcoat, la porosità, le fessurazioni, gli ingiallimenti a macchia di leopardo. Ma il difetto che più colpisce – ed è il più diffuso – è quello delle ragnatele, o zampe di gallina che dir si voglia, ben visibili e per molti lettori preoccupanti.
Ci sono due tipi di questo difetto, ossia di fratture a stella del gelcoat, come si vede nella foto in alto. L’origine va, di solito, ricercata nel solo gelcoat e deriva dal fatto che, per estrarre la barca dallo stampo alla fine della laminazione in cantiere, sono state date delle martellate – sia pure delicate – sul gelcoat, perché la stampata non si stacca, a volte per insufficienza dei distaccanti precedentemente dati sullo stampo, come l’alcool polivinilico, la cera o altro.

In questo caso, per verificare meglio la profondità del difetto, si alza delicatamente un pezzetto triangolare della ragnatela e si noterà che la vetroresina sottostante spesso non è fratturata: si tratta dunque di un difetto che, talora, è solamente di natura estetica.

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Nella foto sopra si vedono ragnatele nella parte alta di uno scarico a mare, evidenziate della ruggine che viene dallo scarico o dalla sua saracinesca interna. In questo caso, che è abbastanza frequente e si può verificare anche in coperta sotto alle gallocce, alle bitte o ai passacavi, il difetto è causato dal fissaggio della ferramenta, che è stata troppo serrata dai dadi.

Ciò significa che, nello spessore dello stratificato, quando è a sandwich, è stato interposto come dovuto un pezzo di rinforzo in compensato o di poliuretano, ma non abbastanza duro, per cui lo stesso stratificato è stato un po’ schiacciato e ha fratturato il gelcoat che, lo ricordo, dovrebbe avere uno spessore ridotto per rimanere elastico.

Questo difetto può presentarsi anche negli scafi a stratificato semplice monolitico, dunque non a sandwich, soprattutto quando lo scarico a mare è stato montato con poco sigillante. Il difetto della ruggine che affiora lo si vede spesso comunque sotto alle ferramenta d’acciaio, che però a volte incide la vetroresina se ha dei bordi di contatto taglienti e crea ragnatele. Cosa che avviene con i perni filettati delle ferramenta o con le viti di fissaggio delle basi dei candelieri o dei bottazzi in acciaio inox, che perdono ruggine.
Di solito la ruggine può derivare proprio dalla filettatura delle viti, dei bulloni o dei dadi e, secondo me, l’unico mezzo per ridurre l’apparizione di ruggine consiste nell’accertarsi della buona qualità delle viti, sostituendole subito appena cominciano a lasciare ruggine. Ma, oltre questo, è necessario controllare che i bordi esterni di queste ferramenta in acciaio, più o meno inossidabile, nella corona esterna siano stondati nel contatto con il gel-coat e non taglienti.

In questo modo è probabile che, serrando il dado interno di fissaggio, per esempio dello scarico a mare grosso della foto 2 e interponendo un prodotto elastico tra il gelcoat e la ferramenta, non si abbiano segni evidenti di ruggine e il gelcoat stesso non presenti ragnatele. Si noti che nella foto sopra lo scarico a mare più piccolo è di ottone cromato ed evidentemente non ha inciso il gel-coat e, ovviamente non presenta ruggine: ecco perché comunque molte volte si preferisce montare dei passascafo in bronzo o in ottone cromati, ricordando sempre di non stringere mai troppo il grosso dado interno di fissaggio.