Il 29 marzo scorso, a Milano, sono stati consegnati i Foiling Awards, riconoscimenti alle eccellenze della nautica “volante” sotto tutti i punti di vista, dalle barche ai materiali e componenti, dagli equipaggi alle iniziative di ogni genere. Ma anche un’occasione per conoscere meglio questo pazzo mondo del foiling. Tutto cominciò quando, agli inizi del secolo scorso, l’ingegnere milanese Enrico Forlanini, fratello minore del più famoso Carlo Forlanini, illustre medico pneumologo due volte candidato al premio Nobel, iniziò a far volare sul Lago Maggiore i suoi idroplani, antesignani di quelli che poi sarebbero diventati i moderni aliscafi. Fino all’inizio del nuovo millennio, l’applicazione di ali immerse - oggi comunemente indicate con il termine foil - alle carene delle imbarcazioni, al fine di farle “volare”, è rimasta relegata ad applicazioni particolari come i piccoli traghetti veloci di collegamento tra le isole che ben conosciamo. E poco più. Questo per vari motivi, a partire dalle tante complicazioni dovute alle ali sporgenti sotto la carena, elementi fortemente esposti alla possibilità di urti e danneggiamenti capaci di compromettere l’operatività del mezzo e che costituiscono un ingombro che limita fortemente la possibilità di operare in acque basse, così come la possibilità di entrare in porto o attraccare in banchina. Non solo. Un aliscafo tradizionale comporta costi di costruzione e gestione molto elevati mentre la gestione della dinamica del volo è complessa e delicata. Questa la situazione fino a una decina di anni fa. Poi, nel 2013, sono arrivati i catamarani volanti della Coppa America e tutto è cambiato, dimostrando che proprio i foil sono oggi uno strumento tecnologicamente maturo per essere applicato in larga scala su imbarcazioni e navi di tutti i tipi. Ancor prima di questa rivoluzione si erano visti dei velisti estremi (qualcuno li chiamerebbe in modo più esplicito velisti un po’ matti) che volavano sui Moth, piccole barche a vela di poco più di tre metri. Anche in Italia. Tra i primi, Luca Rizzotti che, da presidente dell’Associazione Italiana Classe Moth, nel 2012 organizzò il mondiale a Campione del Garda. Proprio guardando i catamarani volanti della America’s Cup del 2013, Luca pensò: “Se un barchino di 3 metri come il mio Moth può volare sui foil come gli AC72, che sono barche di 26 metri di lunghezza fuori tutto, allora è possibile far volare sui foil anche tutto il mondo che c’è in mezzo!” Così, con lo scopo di far incontrare i velisti volanti sui Moth e sulle altre barche del genere che venivano “inventate” in quegli anni, Luca Rizzotti e l’amico Domenico Boffi organizzano un evento in cui velisti foiling potessero confrontarsi e fare regate. Era il 2014 e nasceva la prima Foiling Week. A riguardo Luca racconta: “Alla prima foiling week avevamo poche barche appartenenti a una specifica classe come il Moth. Per la precisione avevamo tre sole classi. Ma avevamo un sacco di prototipi, anche molto strani. L’evento che avevamo in testa, però, non era solo regate. Infatti, volevamo creare un punto di contatto e confronto tra gli appassionati del settore e, allo stesso tempo, far conoscere il foiling.

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