È mossa con garbo, nel riconoscimento dei ruoli e dell’impegno delle istituzioni a trovare la quadra di fronte ai bisogni che possono entrare in conflitto: in questo caso, sicurezza e voglia di svago sul mare. Si tratta di una petizione popolare al presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Orientale, al comandante della Capitaneria di Porto e al sindaco di La Spezia sul tema dei divieti che, durante la bella stagione, complicano la vita ai diportisti. Le firme in calce sono 1052.

L’appello è ad una rivisitazione delle norme locali per verificare la praticabilità di alcuni colpi di spugna là dove i lacci appaiono eccessivi. L’innesco è venuto dal malumore montato la scorsa estate a seguito dello ’sfratto’ dato ai diportisti ormeggiati sottovento ai massi della diga foranea che si sviluppa per 2.300 metri nel cuore del golfo. L’estensore è un uomo che di mare e di sicurezza ci capisce molto: il dottor Alfredo Gilone, ex responsabile del Servizio nautico portuale dei Vigili del Fuoco. La petizione chiede di “valutare, alla luce delle mutate esigenze e realtà locali, se i presupposti e i vincoli demaniali che portano a determinati divieti abbiano, ad oggi, ancora una loro valenza”.

L’attenzione è alle potenzialità della struttura costruita alla fine alla fine del XIX secolo con scopi difensivi, lasciando aperti alle sue estremità due passaggi di 400 e 200 metri, facilmente controllabili militarmente, che rappresentano i soli accessi al porto per navi e imbarcazioni. Si chiede, al proposito, la “revisione del divieto di balneazione, di accesso e di ormeggio all’installazione capace di offrire un tranquillo riparo alle piccole unità da diporto e ai loro equipaggi”. Puntualizza Gilone, andando oltre il testo-appello depositato agli enti lo scorso 7 novembre: “La diga è una risorsa strutturale che merita di essere valorizzata in armonia con la tutela del lavoro dei mitilicoltori dell’opera-scudo”.

 Che fare? “Cogliere nella prospettiva di ricollocazione momentanea dei vivai dei mitili fuori diga per i dragaggi dei fondali; un’occasione per ripensare la stessa come nuova frontiera del diporto”.

Corrado Ricci