Generalmente per lega leggera si intende una lega di alluminio e magnesio in cui la percentuale ottimale di quest’ultimo si aggiri attorno al 4,4{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}. L’alluminio non viene corroso dall’acqua, per cui può anche restare nudo, ma teme molto la corrosione dovuta alle correnti galvaniche prodotte dal contatto con altri metalli.

Per dipingere uno scafo in alluminio bisogna procedere alla solita approfondita pulitura (durante la lavorazione le superfici si contaminano con sostanze grasse e oleose che vanno assolutamente eliminate) e quindi alla stesura del primer che, in questo caso, avrà una funzione «decapante» e cioè di rimozione dello strato di ossido di alluminio che si forma sulle superfici di questo materiale. Il decapante contiene speciali acidi che, oltre ad asportare l’ossido di alluminio, formano una microrugosità necessaria all’ancoraggio della pittura.

Dopo il decapaggio bisogna sciacquare abbondantemente lo scafo per eliminare ogni traccia di acido. Si potrà controllare con la cartina di tornasole se l’ultima acqua di risciacquo sia a pH neutro (=7). L’ossido di alluminio può essere eliminato anche con la discatura o la sabbiatura, ma sono metodi più faticosi e impegnativi.

Tolto l’ossido di alluminio, si procede con il ciclo di pitturazione adatto, cercando di adoperare stucchi a basso peso specifico. Le pitture vecchie si possono togliere con la sabbiatura o lo sverniciatore, l’uso della fiamma è escluso perché l’alluminio è un grande conduttore termico.

Essendo inoltre facilmente corruttibile a contatto con altri metalli è opportuno creare anche all’interno dello scafo una barriera protettiva, applicando una o più mani di fondo isolante, specialmente in sentina. In carena non si possono dare le normali antivegetative perché l’ossidulo di rame corromperebbe il metallo. Ormai quasi tutte le ditte produttrici di pitture hanno in commercio speciali antivegetative a base di biocidi ottenuti da vari composti organici.

Ferrocemento

Prima di essere pitturato il ferrocemento di una barca nuova dovrà essere completamente stagionato (in media ci vogliono circa 30 giorni). La superficie non deve avere un tasso di umidità superiore al 5{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}. Gli scafi possono presentarsi col cemento nudo o intonacati. Nel primo caso sarebbe opportuna una leggera sabbiatura.

Il ferrocemento va isolato dall’acqua, ma prima di cominciare a stendere abbondanti mani di fondo bisogna lavare lo scafo con una soluzione acida (acido cloridrico o fosforico o cloruro di zinco) per eliminarne la basicità e poi sciacquarlo. Si può controllare la neutralità della superficie con la cartina di tornasole nelle ultime acque di risciacquo.

La prima mano di fondo è opportuno che sia leggermente diluita (10{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8}) per permetterne un buon assorbimento. Le vecchie pitture su ferrocemento si possono togliere con i tre metodi, sabbiatura sverniciatura e fiamma, dopodiché si procede come se il materiale fosse nuovo, e cioè con fondi, stucchi e mano a finire.

Bulbi in ghisa o piombo

I bulbi in ghisa o piombo vanno trattati con i normali cicli di pitturazione per l’acciaio. La loro pulitura può essere fatta con sabbiatura o anche mediante un disco abrasivo.

I bulbi in piombo possono anche essere levigati con una normale pialla da legno. Per togliere le vecchie pitture si possono usare i tre metodi: sabbiatura, sverniciatura o fiamma.

Errori di pitturazione

Riesaminiamo i più frequenti errori di pitturazione e le conseguenze a cui portano.

Scarsa pulizia della superficie: macchie di grassi, sudiciume e polvere non asportati provocano sfogliamenti e schivature; oli residui, resine naturali e siliconi portano alla formazione di sbollature. Se si dipinge sopra una vecchia vernice senza prepararla (carteggiando e pulendo) si possono verificare veri e propri distacchi.

Insufficiente o errata miscelazione: l’errata miscelazione delle pitture bicomponenti produce striature e può compromettere anche l’adesione e l’essiccazione. Un’irregolare distribuzione dei pigmenti può causare delle sfiammature.

Diluizioni sbagliate: un eccesso di diluizione provoca colature o blistering, cioè la formazione di bolle sul film. Al contrario una pittura poco diluita causa delle bucciature. Un errato dosaggio di diluente può anche provocare l’opacizzazione del colore della pittura.

Troppo freddo o troppo caldo: il freddo eccessivo ritarda l’essiccazione provocando opacità e distacchi successivi. Altra conseguenza del freddo sono le colature al momento dell’applicazione, stesso inconveniente che si verifica col troppo caldo.

Umidità eccessiva: l’umidità non permette la perfetta adesione del film al supporto e causa sfogliamenti della pittura. Altre conseguenze dell’umidità sono le bolle e l’opacità.

Troppa e troppo poca pittura: se si stende un film di pittura troppo sottile possono verificarsi blistering, screpolature o ragnatele. Spessori eccessivi causano invece puntinature e raggrinzature, oltre che colature durante l’applicazione.

Mancato rispetto dei tempi di essiccazione: non rispettando i tempi di essiccazione si provocano raggrinzature e si rischia anche la rimozione della pittura.

Sovrapposizione di pitture non compatibili: questo grave errore porta alla rimozione della pittura o a raggrinzature. Per di più si rischia la mancata essiccazione del film.

Pennelli sporchi: usando pennelli sporchi si provocano delle sfiammature.

Difetti delle pitture

Vediamo i sintomi principali di degrado della pittura, il più classico dei sintomi di osmosi.

Blistering e desquamazione testimoniano l’esaurimento del film di pittura, e cioè il suo distacco in fiocchi o schegge dovuto alla perdita di elasticità.

Anche la scoloritura è sintomo di vecchiaia di un film che ha subito troppo a lungo l’azione corrosiva degli agenti atmosferici. Alcuni colori sono più delicati degli altri: certi gialli, il blu e l’amaranto.

Opacizzazione e ingiallimento sono dovuti all’effetto prolungato della luce su certe resine.

Anche lo sfarinamento è causato dalla prolungata esposizione ai raggi ultravioletti.