Capire in tempo reale l’evoluzione delle condimeteo marine può fare la differenza tra la vita e la morte e limitare i danni a mezzi e strutture.

Da qualche anno, negli Stati Uniti sono operativi dei particolari droni che, guidati a distanza, sono anche in grado di muoversi autonomamente per rilevare e inviare dati salienti meteomarini, nonchè di navigare in mezzo agli uragani per catturare immagini spettacolari e dettagli importanti per il loro studio.

Sono i saildrone, creati dall’omonima azienda californiana, fondata nel 2012 e sviluppatasi in collaborazione con NOAA, NASA, università e vari centri di ricerca internazionali. Sono conosciuti anche come “tavole da surf robot”, in quanto dotati di una struttura velica rigida orientabile e di una particolare ala/deriva che consentono loro di “surfare” pure nell’occhio dei cicloni, in condizioni estreme, senza affondare.

Dopo un anno di test, sono stati nuovamente impiegati nell’Atlantico per migliorare le previsioni delle tempeste, particolarmente frequenti lungo la costa americana centrosettentrionale fra l’estate e l’autunno.

Per operare senza equipaggio, sfruttano una tecnologia di propulsione a energia eolica, con sensori meteorologici e oceanografici a energia solare, applicati su tre tipologie di scafi, a seconda del tipo di servizio al quale sono destinati: Explorer, Voyager e Surveyor, quest’ultimo premiato di recente con l’Innovation Award dalla Blue Marine Foundation e gli Ocean Awards di BOAT International, per aver rivoluzionato la mappatura degli oceani.

Sono capaci di grande autonomia, potendo restare in mare per un anno prima di tornare in porto – da soli – per la necessaria manutenzione. “Sono stati schierati prima vicino alla terraferma, nei primi mesi estivi, e poi si sono diretti in alcune regioni dove gli uragani sono di solito monitorati” ha spiegato Greg Foltz, oceanografo dell’Atlantic Oceanographic and Meteorological Laboratory del NOAA a Miami. “I saildrone operano ed inviano dati durante la stagione degli uragani e sono comandati a distanza da piloti di droni a vela, che lavorano con gli scienziati del NOAA”, ha aggiunto Foltz, precisando che “le loro rotte vengono adattate in base allo sviluppo di un ciclone tropicale, in cui possiamo inviarli per raccogliere i dati necessari”.

Quest’anno, tre droni hanno operato insieme a speciali “alianti” subacquei per ottenere importanti misurazioni dell’oceano e dell’interfaccia aria-mare, elaborando un quadro più completo delle dinamiche note per influenzare la forza degli uragani, spesso rimediando ai disservizi delle boe meteorologiche fisse. Secondo John Cortinas, direttore dell’Atlantic Oceanographic and Meteorological Laboratory, “le tempeste che si intensificano rapidamente possono causare ingenti danni e perdite di vite umane.

Questi sistemi di osservazione in tempo reale sono fondamentali per comprendere meglio i processi atmosferici e oceanici che portano alla formazione e all’intensificazione di questi uragani”. I dati ottenuti dai saildrone vengono inviati ai ricercatori e ai meteorologi del NOAA quasi in tempo reale e trasmessi al centro di telecomunicazioni globale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, così da renderli disponibili anche ai centri di previsione di tutto il mondo.

Durante la stagione degli uragani, nel 2021, un saildrone raccolse dati scientifici fondamentali e registrò il primo video in assoluto dall’interno di un uragano, il Sam, di categoria 4, così come accaduto per il Fiona nel settembre scorso, mentre imperversava nell’Atlantico occidentale ad oltre 200 km orari.

A scopo oceanografico, oltre all’impiego in condimeteo particolarmente avverse, i saildrone hanno già compiuto missioni importanti, tra cui la circumnavigazione antartica nel 2019 (sfidando iceberg, venti fortissimi e temperature molto basse), la traversata Atlantico–Mediterraneo nel 2019-20 (per la raccolta di dati ambientali focalizzati sulle emissioni di carbonio) e, nel 2021, la rilevazione “multibeam” (tecnica per studi batimetrici ad alta risoluzione) dei fondali del Pacifico tra San Francisco e Honolulu, navigando per 2.250 miglia.

Grazie ai saildrone, si punta a raggiungere l’obiettivo fissato da “Seabed 2030” (progetto di GEBCO, organismo intergovernativo per la mappatura dei fondali oceanici), ovvero mappare dettagliatamente gli oceani entro la fine del decennio 2020-30, impiegando una flotta di 20 unità.

Ma questi mezzi speciali vengono utilizzati anche per scopi militari, essendo in grado di svolgere operazioni di intelligence marittima, sorveglianza e ricognizione con tecnologia ad apprendimento automatico e, come tali, sono in dotazione, per esempio, alla US Navy. Chiamati USV (Unmanned Surface Vehicles), possono controllare ampi tratti marini da remoto, con l’appoggio di unità navali nelle vicinanze, inviando dati sensibili talvolta non senza complicazioni.

Come accaduto nel settembre scorso, nel mar Rosso meridionale, quando unità navali iraniane hanno sequestrato temporaneamente due saildrone Explorer utilizzati dalla marina militare statunitense, per poi rilasciarli.