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Anche i pescatori potranno sbarcare e smaltire legalmente la plastica raccolta in mare, evitando di ricorrere in reati.

È uno dei provvedimenti chiave della cosiddetta “Legge Salvamare”, inclusa del disegno di legge “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare”, approvato definitivamente dall’aula del Senato a maggio, in seguito alle modifiche apportate in sede legislativa alla Camera lo scorso aprile.

Un provvedimento che permetterà all’Italia di disporre di uno strumento efficace e concreto, richiesto anche dall’Unione Europea, che consentirà ai pescatori di portare a terra i rifiuti recuperati con le reti invece di scaricarli in mare, evitando tra l’altro di incorrere nel reato di trasporto illecito di rifiuti e sanando una chiara incongruenza.

Una volta sbarcati, i rifiuti dovranno essere conferiti in apposite isole ecologiche, per essere avviati al circuito della raccolta differenziata e al riciclo. Un apposito decreto ministeriale, avrà poi il compito di individuare misure premiali nei confronti dei comandanti dei pescherecci soggetti al rispetto degli obblighi di conferimento dei rifiuti accidentalmente pescati.

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Il testo legislativo prevede l’installazione di sistemi di raccolta alla foce dei fiumi, per intercettare la plastica ed evitare che si disperda in mare, occupandosi anche di dissalatori, educazione ambientale e campagne di pulizia. In proposito, è prevista la promozione nelle scuole di ogni ordine e grado di attività evidenzianti l’importanza della conservazione dell’ambiente, del mare e delle acque interne, le corrette pratiche di conferimento dei rifiuti, il recupero e riuso di beni e prodotti giunti a fine ciclo di vita.

La “Salvamare” venne presentata in Parlamento dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa nel 2018, seguendo poi un iter durato 4 anni. “Sono felicissimo, emozionato e commosso” ha commentato Costa. “La perseveranza, la testardaggine, la voglia, la passione, con un pizzico di pazzia parlamentare, hanno trasformato un’idea in una legge che fa bene al mare e all’Italia”.

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Minolta DSC

Per giungere a questo risultato, ha avuto un ruolo fondamentale la spinta di associazioni come Marevivo e Federazione del Mare, insieme ad Assonave, Assoporti, Confindustria Nautica, Confitarma, Federpesca, Lega Navale, Lega Italiana Vela, Stazione Zoologica Anton Dohrn e La Grande Onda, che hanno accolto con entusiasmo l’approvazione definitiva della legge, insieme ai quasi 100.000 firmatari della petizione lanciata da Marevivo su Change.org. “È una grande vittoria, per il nostro mare, per il nostro Paese, per i nostri cittadini”, ha dichiarato Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. “Grazie a questa legge, avremo più forza per ripulire il mare dalla plastica, una vera piaga per l’ecosistema marino e non solo. Le microplastiche, infatti, sono state trovate nella placenta delle donne, nel sangue e nel latte materno.

Non c’è più tempo: dobbiamo agire tutti insieme. Il nostro futuro dipende dalla salute del mare e la salute del mare dipende da noi”. “La Federazione del Mare e le sue organizzazioni federate – ha aggiunto il Presidente Mario Mattioli – sono orgogliose di aver sostenuto l’iniziativa di Marevivo e felici di aver contribuito al raggiungimento di questo importante risultato, che tutto il mondo dell’economia del mare condivide e che certamente avrà un impatto ambientale immediato e concreto sulla salute dei nostri mari, laghi e fiumi, favorendo un ulteriore sviluppo dell’economia circolare”. Dal mondo dei pescatori, per FedAgriPesca – Confcooperative, “se la flotta da pesca italiana ad ogni uscita potesse portare a terra tutto quello che rimane impigliato nelle reti, oltre al pesce, potrebbe liberare in dieci anni il mare da 30 mila tonnellate di rifiuti”.

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