Si chiamano PSSA, acronimo di “Particularly Sensitive Sea Area”, ovvero aree particolarmente sensibili per la vita marina e gli ecosistemi, bisognose di tutela specifica. Soprattutto se interessate da intensa attività antropica, dal traffico marittimo commerciale, diportistico e peschereccio, oltreché dalla presenza di strutture che potrebbero avere impatti negativi in termini di inquinamento, rumori ed emissioni nocive.

La creazione di queste aree è stata prevista a livello internazionale dall’IMO (International Maritime Organization) e riguarda anche il Mediterraneo nord-occidentale. In particolare, l’area coincidente con il Santuario Pelagos (tra Italia, Francia e Principato di Monaco) e quella tra le isole Baleari e la costa spagnola continentale, nota come “Corridoio dei Cetacei”.

Le due aree sono state formalmente riconosciute e rese operative con una risoluzione adottata durante l’ottantesima riunione del Comitato per la Protezione dell’Ambiente Marino (MEPC) dell’IMO, svoltasi a Londra a luglio 2023. L’input di crearle nel mare nostrum è sorto da un’iniziativa congiunta di Italia, Francia, Principato di Monaco e Spagna, con l’obiettivo di diminuire il rischio di collisioni con la fauna marina, causa di mortalità rilevante per specie come capodogli e balenottere comuni.

Al loro interno sono previste misure di protezione, quali la riduzione volontaria della velocità di navigazione (nelle zone marine a maggiore presenza di cetacei non potrà superare i 13 nodi) e il rispetto di una distanza di sicurezza in caso di avvistamenti, evitando disturbi o scontri.

Sarà inoltre attivato un sistema coordinato attraverso il quale le navi forniranno le informazioni relative ad avvistamenti e impatti alle Autorità competenti dei quattro Paesi (che le dirameranno a tutte le unità presenti nelle aree) e saranno trasmesse alla banca dati sulle collisioni con i cetacei, gestita dalla Commissione Baleniera Internazionale (IWC), anche a fini conoscitivi e statistici. Queste misure contribuiranno alla riduzione delle emissioni in atmosfera delle unità navali, favorendo il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

Di queste problematiche e di come istituire PSSA in aree che ricadono all’interno e al di fuori delle giurisdizioni nazionali se ne è parlato a novembre scorso in un workshop organizzato dall’IMO in Costa Rica, durante il quale è stata presa in considerazione la cosiddetta cupola termica nel Pacifico orientale (al largo delle coste dell’America centrale) e nel Mar dei Sargassi, nell’Atlantico settentrionale. In quella sede, il governo francese ha presentato le esperienze del recente processo di designazione del Mar Mediterraneo nord-occidentale come PSSA.

La politica adottata dall’IMO è quella di concentrare gli sforzi per sostenere l’Obiettivo 14 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (quello relativo alla vita sott’acqua), aumentando la consapevolezza e il dialogo sulle questioni di governance degli oceani. Il Mediterraneo, è stato altresì designato come area di controllo delle emissioni di ossidi di zolfo e particolato (SECA) per cui, a partire da maggio 2025, le navi dovranno utilizzare carburante per uso marittimo a ridotto contenuto di zolfo, che passerà dall’attuale limite dello 0,5% allo 0,1%.

L’iniziativa, presentata congiuntamente all’IMO, è stata sviluppata nel quadro della Convenzione di Barcellona dagli Stati del Mediterraneo e dall’UE. Le altre aree SECA nel mondo includono il Mar Baltico, il Mare del Nord, le zone costiere degli Stati Uniti e del Canada e l’area del Mar dei Caraibi intorno a Porto Rico e alle Isole Vergini. Considerando i dati poco incoraggianti sulle emissioni (secondo un recente studio di Transport & Environment, Italia e Spagna sarebbero in testa alla classifica dei paesi europei più inquinati da navi da crociera), si auspica che il provvedimento possa consentire la riduzione delle emissioni solforose di quasi l’80% e quelle di polveri sottili (PM 2,5) nocive alla salute umana di quasi un quarto.

Ma anche che l’utilizzo del gas naturale liquefatto (gnl), sempre più impiegato dalle navi per ridurre le emissioni e migliorare le performance di navigazione, essendo una fonte fossile inquinante, venga presto sostituito da una maggiore elettrificazione (soprattutto nei porti) e dall’utilizzo dell’idrogeno per la propulsione.