Roma, 30 marzo 2021 – Con il terzo posto conquistato al Mondiale 470 di Vilamoura, in Portogallo, Elena Berta e Bianca Caruso hanno ottenuto il pass olimpico: sarà quindi l’equipaggio di ITA-6, rappresentante  i Gruppi Sportivi di Aeronautica Militare (Elena Berta) e Marina Militare (Bianca Caruso), a lottare per l’alloro olimpico all’ombra del Monte Fuji. Un pass meritato non solo in virtù del brillante podio iridato conquistato in una delle classi più competitive, ma soprattutto per la costanza mostrata nel corso di una campagna olimpica che ha dovuto fare i conti con le incertezze e i ritardi generati dall’emergenza COVID-19. Bene, nella stessa rassegna iridata, anche il binomio Dubbini-Di Salle, che ha centrato un convincente ottavo assoluto, vincendo la quarta prova e finendo secondo nella decima.

D: Siete reduci dal terzo posto al Mondiale 470 portoghese: che evento è stato?
R: Questo Mondiale per noi era una regata importantissima in quanto ultima selezione olimpica (il processo di selezione della FIV è iniziato a marzo del 2019) ma soprattutto primo vero appuntamento importante “post” COVID-19. Siamo arrivate in Portogallo reduci da un grosso blocco di allenamento a Trapani e ci sentivamo molto in forma. Il nostro obiettivo era quello di assicurarci il pass olimpico e allo stesso tempo cercare di riconfermarci dopo la crescita che avevamo ottenuto dal Mondiale in Giappone, che ci ha visto chiudere in Top 5 per almeno tre-quattro regate consecutive. Abbiamo cercato di regatare come se ogni giorno fosse il primo, pensando a una regata dopo l’altra, senza pensare troppo a quanto stavano facendo gli altri equipaggi italiani. Siamo riuscite a restare nel gruppo di testa per tutta la settimana, la classifica si è rivelata essere molto selettiva dato che tutte avevamo almeno due scarti fino al quarto giorno. Il quinto è stato il più importante: dovevamo cercare di sbagliare il meno possibile per riuscire a giocarci la medaglia in Medal Race. E’ venuta fuori una giornata perfetta con due piazzamenti in Top 10 che ci hanno permesso di arrivare alla medal a 7 punti dall’oro e 4 dall’argento. Alla fine la nostra sensazione di essere in forma si è rivelata giusta e in Medal Race siamo riuscite ad ottenere quella medaglia che tanto abbiamo rincorso.

D: Con il podio del Mondiale 470 è arrivata la certezza della partecipazione ai Giochi di Tokyo: è il raggiungimento di un obiettivo o l’inizio di una nuova avventura?
R: Sicuramente è il raggiungimento dell’obiettivo principale, ma il nostro obiettivo più grande è quello di vincere una medaglia ai Giochi e lo era anche prima di ottenere il pass olimpico. Solo ragionando in quest’ottica abbiamo ottenuto questi risultati. 

D: A causa dell’emergenza sanitaria nel corso del 2020 l’attività agonistica è stata ridotta al minimo: come siete riuscite a tenere alta la concentrazione? E’ stato necessario ridefinire le vostre modalità di allenamento? Come è cambiato il vostro approccio mentale?
R: All’inizio è stata dura perché per la prima volta ci siamo ritrovate di fronte all’incertezza. E’ stato difficile mantenere alta la motivazione piuttosto che la concentrazione, allenarsi per mesi non sapendo quando sarà la prossima competizione non è un gioco da ragazzi! Non potendo darci obiettivi di risultato abbiamo cercato di darci obiettivi di performance, lavorare sulla tecnica, sulla comunicazione, sulla parte mentale, insomma abbiamo messo il 100{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} del focus su noi stesse.Questa emergenza COVID rientra tra le cose che non sono nel nostro controllo, quindi la capacità di adattarsi, riprogrammare e ricominciare è stata molto importante.

D: Sono ormai diverse stagioni che navigate insieme: sono cambiate le dinamiche interne al vostro equipaggio o compiti e responsabilità restano come stabilito all’inizio del vostro percorso comune?
R: Ovviamente essere un equipaggio comporta far parte di un percorso di evoluzione.  Da quando ci siamo unite abbiamo sempre ricercato il miglior “playbook” possibile da attuare in barca e lo abbiamo cambiato tante volte in base alle nostre necessità e anche ai nostri miglioramenti. Al momento abbiamo trovato un ottimo equilibrio che contiamo di portare avanti fino a Tokyo. 

D: Quali sono stati i personaggi chiave di questa vostra campagna olimpica? Quelli senza i quali centrare la qualificazione sarebbe stato più complicato?
R: In primis le nostre famiglie, loro ci hanno dato il supporto più grande. Poi sicuramente i nostri allenatori Gabrio Zandonà e Pietro Zucchetti: loro ovviamente sono la parte più importante del nostro percorso. Senza di loro non saremmo riuscite ad ottenere questi risultati e questa medaglia. Cresciamo e miglioriamo grazie al loro aiuto! E poi le nostre forze armate, Aeronautica e Marina, due famiglie aggiuntive, che si confermano ogni indispensabili con il loro supporto. Non si può poi non citare la nostra veleria, North Sails, che cura le nostre vele ed ha sempre un occhio di riguardo per noi. Il cantiere Faccenda che cura alla perfezione i nostri scafi e più in generale tutti quelli che in qualche modo ci hanno aiutato nel raggiungimento del nostro obbiettivo.

D: Facciamo il punto sulla classe 470: com’è cambiata nel corso delle ultime stagioni, se è cambiata, quali sono le avversarie più temibili e quali sono le caratteristiche che temete maggiormente di ciascuno di questi equipaggi?
R: Il 470 è sempre stata una barca molto tecnica con grande possibilità di sviluppo di materiali. Da quando hanno introdotto il pompaggio libero dagli 8 nodi in su è diventata anche una barca molto fisica. Possiamo dire che ad oggi i velisti del 470 sono atleti molto completi. Le avversarie più temibili ad oggi sono sicuramente quelle con più esperienza: le inglesi Mills-McIntyre (oro a Rio 2016 e argento a Londra 2012), le francesi Lecointre-Retornaz (bronzo Londra 2012).  Le spagnole Mas Depares-Cantero Reina, neocampionesse del mondo, sono un altro equipaggio da temere, velocissime con poco vento e ottime con il vento forte, un bell’equipaggio all-round. 

D: Premesso che si può sempre migliorare, pensate di avere ulteriori margini di crescita? E se si in quale settore?
R: Abbiamo ancora margine di miglioramento soprattutto a livello di “self-confidence”. Stiamo imparando ad avere sempre più consapevolezza di noi stesse e di essere un equipaggio che può giocarsi una medaglia all’Olimpiade e questo sicuramente ci aiuta ad essere più sicure di noi stesse sul campo di regata e credere di più nelle nostre scelte!