Roma, 24 gennaio. Oggi, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine e San Giuseppe, in Roma, si sono svolti i funerali di Lucio Petrone.
Tra i personaggi che, in un processo di reciproca identificazione, hanno creato un legame indissolubile tra il loro nome e la nostra rivista, egli occupa un posto molto particolare. Innanzi tutto perché il ricordo e l’eredità della sua magistrale direzione vivono nei tanti suoi “discepoli” che tuttora, giorno per giorno, costruiscono Nautica. Eppoi perché della lunga storia di questo mensile, che proprio a marzo compirà sessant’anni con il suo numero 719, egli è stato co-fondatore, protagonista, abilissimo timoniere, chiarissimo esempio per chi, successivamente al suo pensionamento, è stato chiamato a ricoprire lo stesso ruolo. Indimenticabile la lungimiranza con la quale, ventiquattro anni or sono, volle dar vita all’altra grande testata della nostra casa editrice: quel Superyacht che, in poche uscite, riuscì a imporsi a livello internazionale tra le riviste dedicate alle navi da diporto, posizione che detiene orgogliosamente tutt’ora.
A questi grandi meriti potremmo aggiungere una lunga lista di premi giornalistici, di riconoscimenti, di partecipazioni che lo hanno visto tante volte salire su un palcoscenico. Ma il Lucio che portiamo nel nostro cuore è quello che stava nella sua stanza, dietro una scrivania piena di appunti, sempre pronto a riceverci, a darci un consiglio. A darci la giusta rotta.