Per i 20 anni del tender di Artemare Club e i tanti soci e simpatizzanti gommonauti, l’ Associazione nei prossimi giorni ricorda la lunga storia di questa tipologia di barca, la più diffusa lungo le nostre coste e non solo che in italiano chiamiamo “gommoni”, in francese “canot pneumatique” in inglese “rubber dinghy” ma l’ultima generazione, quella a carena rigida, è denominata a livello internazionale con una pratica e concisa abbreviazione RHIB – Rigid Hull Inflatable Boat, più brevemente RIB.
Alcune pillole di storia, fu il tenente di vascello della Royal Navy Peter Halkett dopo la metà dell’Ottocento il primo a progettare un gommone leggero pieghevole e gonfiabile in tessuto impregnato di gomma per viaggiare nell’Artico canadese, imbarcazione facile da trasportate ma robusta da essere utilizzata in condizioni climatiche estreme, e quando sgonfio  poter essere indossato come un mantello, il remo usato come bastone da passeggio e la vela come ombrello, a questo progetto fece seguito un battello per due persone abbastanza piccolo da inserirsi in uno zaino che sgonfio serviva da coperta impermeabile. La svolta tecnologica si ebbe con la scoperta del processo di “vulcanizzazione” della gomma naturale, nome in onore del dio Vulcano, fatta da Thomas Hancock e Charles Goodyear, che ha reso questo materiale impermeabile e resistente alle basse temperature e ha aperto le porte a un enorme mercato per gli articoli di gomma e pertanto ai gommoni. Reginald Foster Dagnall usò le sue iniziali RFD per denominare un’azienda che nel 1932 inventò la prima zattera di salvataggio gonfiabile e da allora leader nel campo della sicurezza marittima e aerospaziale e delle attrezzature di sopravvivenza. Ma anche Zodiac in Francia partecipò con la ricerca per la navigazione in acqua, Pierre Debroutelle uno dei suoi ingegneri inventò per l’Aeronavale uno dei primi prototipi di barche gonfiabili, il Cat, che era alla ricerca di soluzioni innovative e facili per il trasporto militare. Dal 1950 inizia la diffusione dei gommoni, in Italia viene varato “il Laros” il primo gommone Pirelli, negli anni successivi questi battelli si divisero in due distinte categorie, con chiglia in legno inevitabile scomponibile e con chiglia pneumatica entrambi trasportabili nel bagagliaio o sul tetto della vettura. Il passaggio alla carena rigida, avvenne negli anni Ottanta, per migliorare la tenuta di mare e il comfort, in Italia l’inventore dei RIB a metà degli anni Settanta fu Franco Donno che ha poi disegnato carene per la quasi totalità dei produttori italiani. Nel frattempo i tubolari non hanno più funzione di galleggiamento, ma sono diventati sedute e spesso, anche da fermi, non toccano l’acqua. Con il passare degli anni sono aumentate le dimensioni dei gommoni, soprattutto la lunghezza fuori tutto, ma è anche cambiata la tipologia e l’utenza. Alle motorizzazioni fuoribordo si sono affiancate quelle entrofuoribordo, dalle consolle centrali e si è arrivati a veri e propri cabinati con un fender perimetrale. La sfida futura sono i gommoni a gas e con tecnologia Foil, con due importanti innovazioni che rivoluzioneranno il settore della nautica, l’ HEB – Hybrid Ecological Boat e l’FRB – Foil Rubber Boat.
Tanti i libri in argomento nella sede di Artemare Club a Porto Santo Stefano, per studiosi soci e simpatizzanti come Il libro di Ugo Conti del 1995, piccola perla nel mare magnum dei racconti di viaggio di navigatori italiani, di un uomo ormai maturo su un canotto di salvataggio chiamato Emteess e attrezzato a vela in giro per i mari. L’Associazione per la ricorrenza del proprio tender ha creato un logo per i “gommonauti” e una serie di articoli ricordo in tema. Viva il mare e viva la nautica!