IN CROCIERA AI CONFINI CON LA TURCHIA

Navigare lungo questo arcipelago ha un fascino tutto particolare perché, se da un lato si vivono tutte le caratteristiche dell’Egeo, meltemi incluso, dall’altro si incontrano isole che pur mantenendo integra tutta la loro atmosfera a base di retsina e sirtaki subiscono il respiro del vicino gigante turco, in un suggestivo travaso di costumi e tradizioni.

Grecia Egeo

Da Rodi a Kastellorizo

Rodi come base di partenza è la scelta più logica: perché è un centro turistico di portata internazionale, con un aeroporto in perenne movimento e un grande porto dove fanno capo il naviglio commerciale, le grandi crociere, e un traffico diportistico alimentato dalle grandi compagnie di charter. L’isola è carica di storia, quasi tutta concentrata nella sua capitale ma, se si esclude la splendida baia di Lindos e il gruppo di isolette raggruppate sul versante di NO (soprattutto Kalki e Alimnià), non offre granché al diportista. Però è la base di molte grandi compagnie di charter, e chi prende la barca nel suo porto deve avere le idee chiare sul proprio itinerario. Le scelte sono prevalentemente tre, ed ovviamente dipendono dal tempo a disposizione. I più avventurosi potrebbero fare rotta ad est, puntando all’ultima briciola di Grecia, Kastellorizo, ma soprattutto alle coste turche, dato che proprio di fronte a Rodi, a non più di una ventina di miglia, si trovano due gemme più che ben attrezzate per il diporto come Marmaris e Bodrum. La distanza per raggiungere Kastellorizo è ben maggiore e necessariamente da percorrere in acque turche, dove forse ci si può sentire un po’ spaesati anche per la mancanza di porti turisticamente accoglienti, ma al di là del piacere di navigare senza l’incubo del meltemi, che da quelle parti diventa una gradevole brezza, costeggiando si incontrano situazioni di grande bellezza paesaggistica e i ridossi non mancano.

Da Karpathos a Nisiros

Volendo mettere prua a ponente, senza allungare esageratamente il raggio della propria rotta (salvo accordi particolari una barca in charter va riportata al porto di partenza) la scelta è in effetti molto limitata: in pratica una sola isola, Karpathos, con un paio di isolotti satellite (Kassos e Sarià), ma un’isola da non perdere per la sua bellezza imponente e selvaggia, e la particolarità di quel paesino perso fra le montagne (Olympos) rimasto ancorato nel tempo, anche se il turismo ne sta poco a poco cambiando l’anima. Karpathos è uno spettacolare bastione di roccia su cui prospera il verde delle pinete, con una costa alta e poco frastagliata che non ripara granché del meltemi, ma con un particolare ridosso a Tristomo, sul vertice settentrionale: una sorta di lago chiuso con un’entrata stretta e non facile da individuare: un ridosso sicuro anche dal meltemi, ma tentare di entrarci con vento e mare formato è un rischio da non prendere. Altrettanto selvaggi e forse anche per questo affascinanti i vicini isolotti di Sarià, a nord, e Kassos a sud, soprattutto quest’ultimo il cui porticciolo offre però ben poche possibilità di ormeggio. Chi può farà comunque bene ad inserire Karpathos e i suoi satelliti nel proprio programma di viaggio, considerando che il porto di Pigadia offre una discreta accoglienza; per tutti gli altri invece mano alle vele e rotta verso nord, dove si snoda la lunga catena di isole che formano il cuore del Dodecanneso.

Symi è la più vicina a Rodi, ma dista solo 4 miglia dalla costa turca. Isola di spugnari e di antiche tradizioni nautiche, molto battuta dal turismo, incluso quello nautico, con un porto ben attrezzato dove in stagione non è facile trovare posto, ricordando comunque, prima di dare fondo all’ancora, che in alcuni punti il fondale arriva a superare i 20 metri. Symi è anche uno dei pochi porti pubblici in Grecia dove si paga l’ormeggio, ma la cifra è talmente ridicola da non poter essere neanche paragonata con il più misero marina delle nostre coste. In ogni caso la baia di Panormitis, sul versante opposto dell’isola, è un’ottima alternativa: un’altra sorta di lago mancato, ideale per mettersi alla fonda su fondali bassi e privi di pericoli, e magari dare un’occhiata al monastero che si affaccia sulla baia: punto cospicuo, anche se più suggestivo dall’esterno, che vale comunque una visita.

L’alternativa a Symi, puntando un po’ più a ponente, è Tilos, isola assai diversa: ignorata dal gran turismo internazionale è meta di chi cerca pace e tranquillità, con una buona disponibilità di ridossi che la rendono uno stop gradevole anche per il diporto meno mondano. Una decina di miglia a NO si cambia nuovamente scenario: Nisiros, un monolite roccioso che con i suoi 700 metri si fa ben notare anche da lontano essendo la punta emergente di un antico vulcano… per altro non ancora del tutto dormiente. Decisamente sconsigliabile l’approdo sotto meltemi, può essere uno stop interessante in condizioni stabili, soprattutto se si è decisi ad affrontare la non facile salita al cratere (poco consigliabile in estate), una grande caldera formatasi trentamila anni fa segnata dai colori accesi dei residui sulfurei che affascinano l’occhio e stimolano le narici. La pigrizia e l’irresistibile invito di un mare cristallino ci hanno impedito l’esperienza, ma chi l’ha compiuta ne parla in termini assolutamente entusiastici. La singolarità di Nisiros, isola circolare e totalmente priva di ancoraggi, sta anche nel fatto che i suoi due unici approdi si trovano sul versante settentrionale, esattamente in faccia ai venti dominanti. Volendo, nell’eventuale attesa che si calmino le acque, si può sfruttare il buon ridosso di Yalì, un isolotto 3 miglia a nord, che però, essendo un centro minerario, è un ancoraggio decisamente triste.

Da Kos a Kalymnos

L’alternanza fra grandi centri vacanzieri e isole brade e immutate nel tempo è una delle caratteristiche del grande arcipelago egeo, e l’isola che poco più a nord sbarra il passo al meltemi ne è un chiaro esempio: grande, stretta, lunga, e geograficamente posizionata in modo incomprensibile, essendo stata posta dalla natura in modo esattamente perpendicolare alla direzione del meltemi, con un lato quasi sempre ridossato ed uno sempre esposto al vento e al mare, Kos è assai diversa: dimenticate la selvaggia atmosfera di Nisiros, perché a Kos è… “toda vida”! Tutta però concentrata intorno al suo porto, che fronteggia la costa turca distante poche miglia: grande, sicuro, piacevole, cosmopolita, allegro, vivo, rumoroso, ideale per lo shopping e per fare cambusa, e affiancato da un bel marina molto attrezzato, il porto di Kos merita comunque una sosta. Peccato che il resto dell’isola sia una costa piatta ed uniforme di scarso interesse e pressoché priva di ridossi.

Passata la sbornia vitaiola, pochi rimpianti nel lasciare l’isola proseguendo verso nord, dove prima di approdare a Kalymnos è d’obbligo una sosta a Pserimos per ritrovare il senso di navigare in Egeo. Un solo villaggio di 200 anime, coste frastagliate ed accoglienti con un ancoraggio ultra sicuro sul versante SO, ma purtroppo in estate molto battuto dai caicchi turistici. Poche miglia separano Pserimos da Kalymnos, dove si cambia nuovamente passo per incontrare un’isola un tempo prevalentemente commerciale essendo la capitale della pesca e del commercio delle spugne, oggi sempre più devota al turismo, con una caratteristica per altro singolare. Pur presentandosi con coste accoglienti e frastagliate, e con il mare cristallino che caratterizza tutte queste isole, Kalymnos è diventata per le sue caratteristiche di pareti a picco sul mare una meta ambita dai rocciatori: palestra per principianti e sfida per i più esperti, tanto da organizzare in estate un “Festival Climbing Kalymnos” molto apprezzato dagli appassionati.

Leros Grecia

Un mini arcipelago

In tutte le rotte che collegano le isole del levante egeo si naviga costantemente a vista, e spesso la distanza fra un’isola e l’altra è solo di poche miglia. Come quelle che dividono Kalymnos da Leros, e portano direttamente all’accogliente ancoraggio di Xerocampos, dove alle radici di una profonda insenatura si apre una bella spiaggia con tanto di villaggio e taverne. Il porto principale dell’isola è poco distante e altrettanto ben ridossato, e porta le testimonianze di un passato che ci riguarda da vicino. Non solo perché durante la contestata occupazione italiana del Dodecanneso (1912-1943) Leros divenne il centro della colonia italiana, ma anche perché durante la seconda guerra mondiale la grande baia che ospita il porto fu una nostra importante base militare, in particolare per i nostri sommergibili. Una fase storica di cui restano alcune testimonianze architettoniche tutt’altro che spettacolari, e di cui ci si dimentica navigando fra i tanti accoglienti ridossi dell’isola, spesso orlati da deliziose spiaggette (immancabili quanto gradite le numerose taverne fronte mare) dove il turismo è ovviamente arrivato, ma con rispettosa discrezione.

Il gruppo di isolette che si incontrano poco più a nord di Leros segna il giro di boa del nostro itinerario, ma merita la dovuta attenzione formando una sorta di micro-arcipelago dentro il quale si aprono incredibili lagune di bassifondi smeraldini, con poco da invidiare ai più celebrati Caraibi. La Grecia ha vissuto in questi ultimi anni una notevole evoluzione diportistica, e dove una volta si incontravano solo i piccoli caicchi dei pescatori oggi non è raro trovare mega gommoni, piccoli e grandi cruiser, grandi yacht o addirittura un quattro alberi ancorato di misura in una piccola baia. Esattamente com’è successo a noi in un ancoraggio di Arki, una delle briciole di roccia raccolte in una decina di miglia a nord di Leros.

Lipsos è l’isola più grande e più montuosa, frastagliata e ricca di ridossi, orlata da una quantità di scogli ed isolotti (consigliabile quindi navigare con attenzione e mai di notte) offre anche l’unico porto della zona con la possibilità di rifornirsi di acqua e fare cambusa. Più piatta ma altrettanto arida Arki, anch’essa circondata da una quantità di isolotti, è in grado di offrire ancoraggi gradevoli e sicuri, con la costante di un mare sempre limpido ed invitante anche se non altrettanto generoso. La notazione è d’obbligo per gli appassionati di pesca, e vale un po’ per tutte queste isole che, dato il loro… isolamento e lo scarso impatto dei piccoli caicchi da pesca, dovrebbero offrire fondali ben più generosi. In realtà se da un lato queste acque soffrono un po’ dello scarso ricambio biologico del fondale, dall’altro sopportano anche l’eredità della dinamite con cui in un passato non del tutto passato si praticava una pesca facile ma estremamente dannosa, e degli spugnari, che dotati di narghilè alimentati da rudimentali compressori a bassa pressione alternavano volentieri la retina per le spugne al fucile subacqueo.

Patmos, l’isola dell’Apocalisse (che qui fu scritta da San Giovanni), o se preferite la Gerusalemme dell’Egeo, o se vi piace di più in omaggio alla mitologia l’isola della luna amata da Artemide, è l’ultima quanto irrinunciabile meta da toccare prima di rimettere la prua verso sud. Altro cambio di passo per incontrare un’isola brulla e montuosa, divenuta meta delle grandi crociere soprattutto per il suo carattere misto di spettacolarità e spiritualità, anche se il turismo ha poi prodotto la necessaria cornice di shopping e mondanità. Il pittoresco villaggio di Chora, che appare dal largo come una macchia candida che domina la costa, è a sua volta dominato dal monastero di San Giovanni, un’antica e possente fortezza medioevale risalente al 1088 d.C. che offre un momento di suggestiva sacralità capace di scalfire anche il più pagano degli animi. Nominato dall’Unesco patrimonio dell’umanità il monastero, dove il flusso turistico è benvenuto ma guardato a vista, è un must da visitare per il suo significato storico e religioso, ma anche per la spettacolare vista che si gode dall’alto delle sue mura.

L’isola, di origine vulcanica e moderatamente verde, Patmos è tutto un susseguirsi di splendidi ridossi e spiagge spesso raggiungibili solo dal mare: 13 km di coste sinuose e frastagliate lungo un corpo d’isola largo, o meglio stretto, in alcuni punti appena un paio di chilometri. Per cui se sarà decisamente piacevole passare una sera al porto di Skala, l’unico dell’isola, dedicandosi prima allo shopping per riempirsi dei soliti simpatici quanto inutili souvenir, e poi ad uno dei tanti ristorantini locali, sarà ancor più suggestivo passare una notte sotto le stelle ancorati in una delle tante baie ben ridossate.

Anche se l’inversione di rotta ha l’amaro sapore di un ritorno nient’affatto desiderato, dato che apparteniamo alla cosiddetta civiltà a un certo punto occorre purtroppo iniziare l’amaro ritorno e dirigere la prua verso il porto di partenza. Il che considerando di dover rientrare su Rodi vuol dire un’allegra cavalcata a favore di meltemi, con eventuali pit-stop in quelle calette mancate all’andata, fino a ritrovarsi davanti le lunghe file di ombrelloni che punteggiano la costa nei pressi del porto di Rodi, dove non c’è più il colosso a sorvegliare le navi che entrano ed escono, ma solo il segno inequivocabile di quella cosiddetta civiltà pronta a riabbracciarci.

Indirizzi utili per il charter in Grecia

www.forzatre.it

www.kiriacoulis