Anche se un po’ in sordina, è stato approvato e pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 248 del 23 ottobre 2023 il primo Piano nazionale del mare.    Il corposo documento – circa 250 pagine – rappresenta il classico  strumento di programmazione generale  che dovrebbe ispirare la futura politica marittima  del Paese e grazie al quale si dovrebbe giungere a un’azione amministrativa coerente, unitaria e, specialmente,  strategica. Il piano, di valore triennale,  è previsto dall’art. 12 del Decreto l. 173/22 , convertito con la l. n. 204 del 16/12722 che ha istituito il “Comitato interministeriale per le politiche del mare” composto da ben 11 Ministeri.   Ciò detto, siamo di fronte a un punto di partenza, un documento che nei prossimi anni dovrà ispirare un valido e costruttivo sviluppo per il settore di nostro interesse sino ad ora gravato da un’obiettiva disorganicità di intenti e interventi con i risultati che tutti conosciamo.   

In sintesi le linee guida son dirette a:

tutela e valorizzazione del mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico;

–  economia e cultura del mare con particolare riferimento all’archeologia subacquea, turismo, iniziative a favore della pesca e dell’acquacoltura e sfruttamento delle risorse energetiche;

– sistema portuale e valorizzazione delle “vie del mare”;

– promozione e coordinamento delle politiche relative alla “continuità territoriale” da e per le isole con superamento degli svantaggi derivanti dalla condizione insulare e valorizzazione economica delle isole minori;

– promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane;

– valorizzazione del turismo marittimo tra cui il diporto e del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni per finalità turistico-ricreative.

Il principale “azionista” è il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare che presiede il Comitato interministeriale per le politiche del mare istituito presso la Presidenza del consiglio dei ministri.    Il Piano del mare vuole assurgere a strumento essenziale per garantire uno sviluppo sostenibile e una visione olistica e omogenea in tutte le filiere marittime costituenti un elemento fondamentale della crescita economica del Paese, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni prive sino ad ora di un adeguato strumento di armonizzazione. Il Comitato di cui sopra è supportato dalla Struttura di missione per le Politiche del mare che, composta da dieci qualificati esperti, provvederà all’aggiornamento triennale del Piano. Esso costituisce un reale riferimento per gli strumenti di pianificazione di settore di cui l’azione istituzionale delle singole Amministrazioni dovrà tenere conto essendone orientata alla luce delle finalità e degli obiettivi unitariamente definiti in sede di pianificazione governativa.

L’elaborazione è avvenuta in tempi sostanzialmente brevi grazie all’impegno dei componenti della “struttura di missione”. Il 29 marzo 2023 si è svolta la prima riunione in cui sono state programmate dieci audizioni tematiche al fine di acquisire dagli stakeholder in ambito marittimo gli elementi informativi necessari all’individuazione di eventuali criticità e, conseguentemente, elaborare possibili soluzioni per un rilancio complessivo della blue economy nazionale.

A tali incontri hanno preso parte portatori di interessi, rappresentanti delle Amministrazioni interessate e Centri di ricerca. In particolare, si sono svolte 83 audizioni con la partecipazione di oltre 190 stakeholder e l’acquisizione di 123 contributi presentati dai portatori d’interesse.

Al numero delle singole audizioni si aggiungono anche i contributi ricevuti in forma scritta e si conteggiano anche i soggetti intervenuti alle dieci audizioni tematiche come uditori e, pertanto, il totale degli intervenuti sale a 342.   Il 5 luglio 2023 sono stati convocati per un ulteriore confronto i vertici della Marina Militare, del Corpo delle Capitanerie di Porto, della Guardia di Finanza e delle Agenzie del Demanio e delle Dogane giungendo all’unanime approvazione il 31 luglio 2023.  

Il Piano del Mare si sviluppa intorno a sedici direttrici, riguardanti gli spazi marittimi, le rotte commerciali, i porti, l’energia proveniente dal mare, la transizione ecologica dell’industria del mare, la pesca e l’acquacoltura, la cantieristica, l’industria armatoriale, il lavoro marittimo, la conservazione degli ecosistemi e le aree marine protette, la dimensione subacquea e le risorse geologiche dei fondali, il sistema delle isole minori, i turismi e sport del mare, i cambiamenti climatici, la cooperazione europea e internazionale e la sicurezza.

Passando al nostro settore, il piano gli dedica uno specifico interesse illustrando lo stato della situazione. Si osserva che nell’ultimo biennio di instabilità internazionale, l’industria nautica si è dimostrata capace di giocare un ruolo fondamentale nel sostegno alla crescita dell’Italia, confermatasi leader assoluta nel segmento superyacht, con oltre la metà del global order book, prima esportatrice mondiale di unità da diporto, con il record storico dell’export di 3,4 miliardi di euro e leader nella produzione di accessori e battelli pneumatici. Il 2022 ha chiuso con un incremento a doppia cifra, dopo un 2021 nel quale il contributo al PIL era cresciuto del +31,4%, generando una filiera di quasi 19.000 unità locali di produzione per un valore aggiunto di oltre 11 miliardi di euro e più di 187.742 occupati. Per ogni addetto alla produzione, si attivano 9,2 posti di lavoro; ogni euro investito nella produzione ne attiva 7,5 (dati Fondazione Symbola per Confindustria Nautica). La barca è anche un contenitore di Made in Italy e di prodotti di filiere territoriali: arredi, prodotti di design, illuminotecnica, tessili, cuoio e pelletteria eccetera. Per questo il settore merita di essere inserito fra i comparti produttivi di principale interesse nazionale.

Per la transizione ecologica si rileva che l’industria sta investendo in ricerca tecnologica finalizzata alla decarbonizzazione e va sostenuta in questo percorso che interessa i carburanti alternativi al fossile, l’evoluzione delle forme di carena finalizzate a ridurre i consumi, l’adozione di pitture antivegetative a basso impatto eccetera.

È fondamentale individuare nel principio della neutralità tecnologica il cardine delle politiche di contenimento delle emissioni di CO2 e, più in generale, di riduzione dell’impronta climatica, normando lo stoccaggio e l’impiego di idrogeno e metanolo per la propulsione e la produzione di energia a bordo. In ottica mediterranea, è necessaria una politica omogenea tra i Paesi marittimi EU ed extra EU per evitare sbilanciamenti e disequilibri che vanno a danno degli operatori europei, in particolare di quelli italiani. Infine, si vuole che sia rafforzata la presenza italiana ai tavoli decisionali europei e mondiali dove portare le istanze nazionali per ridare centralità al Mediterraneo.

È inoltre opportuno promuovere:

– sistemi di controllo di efficienza ed efficacia dei processi e di tracciamento dell’origine dei materiali;

– certificazioni ambientali come la 14001;

– certificazioni etiche come la SA8000;

– la gestione della commessa e dei processi in chiave Industry 4.0 e NIM (Naval Information modeling).