Il Club del gommone di Milano mette a segno un’altra vittoria

Dopo 2.414,2 miglia di navigazione il Suzuki DF40A porta Italo ed equipaggi al traguardo di Genova.

Giornate di navigazione 33. Media delle miglia giornaliere percorse 73,16

Litri benzina totali 1.437 per 2.414,2 miglia– percorso medio 1,68 M/L

#gibilterraingommone è patrocinato da UCINA, la Confindustria Nautica, che opera per lo sviluppo del settore nautico, promuovendo la cultura del mare

Onde alte fino a tre metri e mezzo piene di creste bianche e acqua ovunque: dal mare, talvolta a secchiate oppure sotto forma di finissimo spray salato, ma anche dal cielo, come pioggia battente. Portare a termine il raid “A Gibilterra in gommone” non è stata proprio una passeggiata, almeno non sempre. Eppure il piccolo Italo, lo ZARmini RIB 16, già protagonista lo scorso anno del “Giro d’Italia in gommone”, assieme al Suzuki DF40A che lo spinse nel 2017 da Genova a Venezia e poi fino a Padova su per l’Idrovia Veneta, e poi ancora in questa nuova avventura da Genova a Gibilterra e ritorno, ce l’hanno fatta! Lo scorso 2 giugno, infatti, una folla di appassionati festanti ha potuto accogliere e festeggiare l’undicesimo, e ultimo, equipaggio composto da Doriano Grigoletto e Franco De Gradi.

Un po’ di numeri rendono meglio le dimensioni dell’impresa di quest’anno: 33 giorni di navigazione, 2.414,2 miglia percorse con una media giornaliera di 73,16 miglia, utilizzando un totale di 1.437 litri di benzina con un consumo medio di 1,68 litri per miglio.

Grazie all’organizzazione e alla destrezza degli equipaggi del Club del Gommone di Milano, che hanno portato a termine il raid anche in situazioni difficili per un normale natante di 5 metri spinto da un fuoribordo “senza patente” da 40HP, sono state superate le difficoltà incontrate sul percorso, e nonostante i rallentamenti causati delle condizioni avverse, si è giunti sempre alla meta. Perché il meteo, specie quando si è trattato di navigare nel minaccioso Golfo del Leone, all’andata verso le Colonne d’Ercole e poi al ritorno, verso Genova, ha ricordato a tutti quanto il mare possa essere duro e difficile da affrontare. Lo stesso nella tratta da Valencia a Barcellona, al ritorno da Gibilterra, un vero e proprio toboga per Italo e il suo Suzuki, che però sono risultati efficienti lungo tutta la tratta, infondendo sicurezza anche nei momenti più duri.

Non c’erano guinness da far registrare né record da battere in quest’impresa, ma un solo obiettivo: dimostrare a tutti che anche con un piccolo battello di qualità e un motore tecnologico e affidabile, navigando lungo costa si può arrivare in capo al mondo, anche alle Colonne d’Ercole. A #gibilterraingommone è una bella storia di navigazione fatta con passione, che insegna, innanzitutto, che ogni impresa, grande o piccola che sia, ha bisogno di programmazione, organizzazione e buon senso, e soprattutto di una buona manutenzione del proprio natante e relativo motore in modo che risultino sempre efficienti.

Il Suzuki DF40A, protagonista di questa storia, il meglio che la tecnologia possa esprimere fra i fuoribordo quattro tempi di pari potenza, in due anni ha percorso oltre 4.000 miglia nautiche, per l’esattezza 1.767 nel Giro d’Italia in gommone, #italiaingommone, e 2.414,2 nel raid appena concluso, cioè un totale di 4.181, ben 7.743 km, tanto per rendere meglio l’idea. Un motore di serie sul quale è stata eseguita solo la manutenzione ordinaria, quella che qualsiasi diportista trova nel proprio libretto d’uso e manutenzione.

Le principali fiche tecniche dell’inarrestabile Suzuki DF40A sono:

–       il suo cuore pulsante, un quattro tempi di 941 cc., un’unità termica con architettura a tre cilindri particolarmente compatta rispetto ai quattro cilindri e dunque anche più leggera: solo 102 kg il suo peso a secco e questo è indubbiamente un bel vantaggio in termini di rapporto peso/potenza, ma anche per il bilanciamento dei pesi a bordo nella ricerca di un assetto ottimale.

–       un grande punto a favore rispetto ad altri fuoribordo da 40HP, tale da renderlo unico, sta nel fatto che il DF40A porta in dote un sistema di distribuzione con doppio albero a camme in testa (DOHC), azionato da una catena in luogo di una “normale” cinghia. Tale soluzione garantisce un’affidabilità ben oltre la norma, perché il rischio di rottura è di fatto annullato e, soprattutto, toglie pensieri al diportista perché anche di fronte a un uso particolarmente prolungato del fuoribordo, il sistema non necessita di alcun intervento di manutenzione.

–       a fare la differenza c’è anche il Lean Burn, l’interpretazione del concetto di combustione magra fornita da Suzuki, grazie al quale a velocità costante e dunque in crociera, si ottiene un notevole abbattimento dei consumi. Grazie alla supervisione di un’elettronica particolarmente efficiente, in grado di gestire il motore e le sue performance istante per istante, il sistema è in grado di analizzare in maniera puntuale l’effettivo bisogno di carburante dell’unità termica in funzione delle condizioni di lavoro del motore, cioè potenza erogata, carico e coppia. Adattando la miscela aria-carburante in modo ottimale e continuo, il motore riesce a mantenere un perfetto funzionamento, utilizzando però meno combustibile, benzina, e più comburente, ossigeno, dando vita così alla combustione magra che riduce i consumi e le emissioni nocive. Il Lean Burn di Suzuki è anche in grado di analizzare preventivamente il tipo di carburante utilizzato, la sua qualità, per procedere con l’iniezione nei cilindri della miscela ottimale. Questo sistema entra in funzione tra i 1.500 e i 5.000 giri/min, ottenendo massima efficacia a 4.500 giri, regime di rotazione nel quale i condotti alle camere di scoppio, anch’essi appositamente realizzati per ottenere il massimo in termini di rendimento, ottimizzano le turbolenze orientando il combustibile vaporizzato in un punto ben preciso, in prossimità della candela. Un sistema ingegnoso anche se semplice, che ne avvalora la qualità.