Navigando oggi in un mare di ancore dalle mille forme, difficilmente si pensa a quanto antica sia la storia di questo semplice accessorio senza il quale la navigazione non avrebbe mai avuto, per l’appunto...storia.
Ancore romane
Una volta scoperto il suo primo mezzo nautico e, successivamente, qualcosa di simile a un remo per farlo navigare, l’uomo primitivo dovette affrontare un altro problema. A meno di non tirarla a riva, la sua piroga era infatti facilmente preda di onde, correnti, vento e in pratica non poteva mai star ferma in un posto. Il che poneva appunto un problema sia per un’eventuale azione di pesca o di navigazione, sia per fermarsi in una deliziosa baietta per romanticheggiare con la primitiva bionda del momento.
Dalle prime ancore litiche, come quella egizia qui raffigurata, a quelle in ferro o con ceppo in piombo, l’evoluzione dell’ancora è stata per millenni lentissima: basti pensare alla minima differenza fra le due ancore delle immagini accanto, separate da oltre un millennio di storia.
In altre parole si trattava di inventare un’ancora (come fu poi chiamata dai Greci: ἄγκυραν), che all’inizio fu probabilmente un semplice sasso di peso e dimensioni adeguate, tutt’al più leggermente lavorato per facilitare la presa della cima, legato a un cavo di cui il tempo e la degradabilità del materiale non hanno lasciato traccia, ma che possiamo immaginare realizzato con un intreccio di fibre vegetali o di pelle d’animale e, inevitabilmente, piuttosto corto.

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