Navigare a vista fra centinaia di isole nella continua scoperta di nuove realtà, ma anche navigare nella storia, con la compagnia di un vento un po’ amico un po’ nemico ma sempre motore della nostra barca. L’Egeo offre questo e molto altro, e scegliere la propria rotta desta sempre un certo imbarazzo.

Sole, mare, vento quanto basta, l’incontro con gente che fa dell’ospitalità un dovere sacro, e un’imbarazzante quantità di isole fra cui fare zapping nautico.

Questa la sintesi di una crociera in Grecia, un’avventura nautica a portata di tutti, dove più che per porti è bello andare per rade e ritrovare il piacere di navigare nella natura.

Lo si può fare con la propria barca, se si ha la necessaria disponibilità di tempo, o noleggiandone una fra le centinaia offerte da quella che è giustamente considerata la patria del charter nautico, forte di un bagaglio di esperienza e di organizzazione difficilmente eguagliabile.

Grecia
Gli spettacolari faraglioni di Kleftiko, a Milos, e sotto il porto di Astipalea, una splendida isola soprannominata per la morfologia delle sue coste la “Farfalla dell’Egeo”.

La Grecia

Per chi ha in mente il mare e il piacere di navigare ciò che colpisce di più è che in Grecia si contano oltre tremila fra isole, isolotti, e scogli che spuntano improvvisi dal blu, a volte neanche riportati sulle carte, davanti a cui dar fondo.

A patto di trovarlo il fondo, perché a poco più di 10 metri dalle coste precipiti di questi monoliti di roccia l’ecoscandaglio batte già gli 80-90 metri di profondità.

In ogni caso, data la situazione, si naviga a vista per forza di cose, a tutto vantaggio di chi ha poca esperienza di navigazione, ma anche con la tranquillità che quando il Meltemi bussa alla porta e nasce l’esigenza di un ridosso a portata di timone, ce n’è sempre uno a poche miglia di distanza. 

Grecia

Un vento per amico

Già, il Meltemi, altro simbolo dell’Egeo, croce e delizia di chi naviga questo mare, soprattutto a vela. Il Meltemi si forma a causa dello scontro fra le differenze di pressione che si generano nell’area, trovando forza e coraggio proprio nella stagione più bella.

È un vento amico del sole, che di solito la sera tende a calare, e come tutti i venti del nord è anche amico dei numeri dispari: uno, tre, cinque, sette.

Se però soffia per più di 7 giorni la vostra crociera sarà probabilmente solo un bel ricordo, anzi neanche bello, a meno che non abbiate intelligentemente scelto una rotta che il Meltemi anziché contrastarlo lo sfrutta.

Poche sono le zone dell’Egeo in cui questo vento, che alla fine diventa inevitabilmente un compagno di viaggio, non soffia con la consueta forza e costanza. 

L’area delle Sporadi è senz’altro una di queste, mentre fra le zone in cui il Meltemi è di casa, soprattutto nella stagione estiva, Cicladi e Dodecanneso sono di certo ai primi posti.

Delos
Una visita alla vicina Delos, considerata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, è però d’obbligo.

Zone quindi da evitare?

Assolutamente no, anche perché in questi arcipelaghi si trovano alcune delle isole più belle e suggestive della Grecia.

Basta non accarezzare il gatto contropelo tracciando un itinerario per quanto possibile a favore di vento, cosa che potrebbe essere facilitata scegliendo un charter che consenta magari di prendere la barca alla partenza e lasciarla all’arrivo (con relativo sovrapprezzo), che tanto per fare un esempio potrebbe essere come imbarcarsi ad Atene e sbarcare a Rodi con in mezzo la scelta di oltre un centinaio fra isole e isolotti.

Esattamente quello che proveremo a raccontarvi, premettendo che lasceremo necessariamente fuori rotta molte isole interessanti, ma il tempo d’altronde è tiranno e disponendo di giorni e non di anni non c’è altra scelta.

Meltemi in Grecia
A volte nemico, molto più spesso amico, il Meltemi è un costante compagno della navigazione estiva in Egeo, un vero paradiso per gli amanti della vela. E se rinforza poco male, le isole offrono sempre ridossi sicuri e angoli di piacevole solitudine.

La scelta migliore

Prenderemo in esame una crociera basata su una barca a noleggio, indubbiamente la forma più pratica e alla resa dei conti più economica di vivere l’Egeo, e partire da Atene ha molti vantaggi, uno dei quali è sicuramente quello di poter raggiungere facilmente la capitale greca in aereo. 

Ovviamente c’è di più: trovandosi in una città probabilmente non meravigliosa ma legata in modo indelebile alla storia, difficile non fare un salto all’Acropoli per emozionarsi di fronte al Partenone e difficile rinunciare ad un raki con mezedes a Turkolimani, l’antico porto ottomano, o al quartiere toda vida di Plaka, ai piedi dell’Acropoli.

Il marina principe di Atene è Alimos, distante circa 15 km e base naturale dei principali operatori charter, presso cui si può noleggiare ogni tipo di imbarcazione, anche se non a caso le principali protagoniste sono le imbarcazioni a vela, catamarani inclusi. 

Fra i vantaggi di un catamarano, considerando che la maggior parte degli ormeggi saranno in rada, oltre alla grande disponibilità di spazio, va considerata la possibilità di arrivare a pochi metri da riva trovando anche un miglior ridosso dal vento.

Ciò nonostante è bene accertarsi che nel contratto di noleggio sia incluso, anche se spesso è un optional, un tender motorizzato: a remi, infatti, anche per poche centinaia di metri può essere difficile contrastare il vento, e se le raffiche vi spingeranno al largo non è detto che ci sia qualcuno pronto a venirvi a riprendere. 

navigazione in Grecia

Il charter

Ricordiamo che in Grecia la gamma e varietà della flotta charter dei grandi operatori, soprattutto quella velica, è molto ampia sul piano dimensionale, partendo dai 30’ – 32’ per arrivare fin oltre i 55’, ma piuttosto concentrata per quanto riguarda il brand delle barche.

Dominano infatti i francesi (Beneteau, Jeanneau, Dufour e Pajot per i catamarani) e i tedeschi (Bavaria in quantità industriale), al cui fianco c’è qualche cantiere made in Greece del tutto rispettabile. Quasi tutte le barche sono studiate in versione charter, prediligendo spesso bagni e cuccette a spese dello spazio di movimento, che è sempre da mettere in relazione con i numeri del vostro equipaggio.

E quasi tutte le barche montano un’attrezzatura velica semplificata: randa e fiocco avvolgibili, mentre se volete uno spi, ammesso che sia disponibile, è quasi sempre un optional da pagare a parte. 

I marina sono anche il luogo più pratico per fare cambusa prima della partenza, più pratico anche se non più economico, ma la comodità di farsi portare tutta la spesa in barca ha un prezzo che si paga volentieri.

Una volta presa confidenza con la barca, cercando di farne partecipe tutto l’equipaggio in modo da dargli un minimo di autonomia, e sistemati opportunamente cambusa e bagagli, siamo pronti per la partenza.

 

Milos
Una banchina del porto di Milos

L’itinerario

Meglio togliere gli ormeggi di mattina presto perché, considerando che la nostra rotta punta a Sud-Est, e considerando che la costa ateniese non offre granché fino a Capo Sounion, estrema punta dell’Attica, ci sono da considerare circa 20 miglia da fare sottocosta a ridosso dell’eventuale Meltemi per raggiungere il capo in questione e il suo tempio di Apollo, tempio che per quanto poco visibile dal mare in quanto arroccato sulla cima del promontorio, resta uno spettacolo.

Doverosa quindi una breve sosta di raccoglimento, per proseguire poi per altre 20 miglia fino a Kea, la prima isola da inserire nel nostro itinerario. Il tragitto servirà a mettere a punto la vita di bordo, a prendere confidenza con l‘attrezzatura velica, a distribuire gli incarichi di base democraticamente decisi dal comandante ma anche, ci mancherebbe, a godersi il sole, il mare, e quell’azzurro dell’Attica che sembra non avere uguali.

Kea non è un’isola che lascia sbalorditi, ha coste brulle alte, e frastagliate, ma nella sua semplicità non manca di personalità, e naturalmente non manca qualche memoria archeologica.

Kea è però importante come punto di diramazione della nostra crociera. Da qui infatti si può decidere se fare rotta su un Sud quasi secco prendendo d’infilata tre isole fra loro simili e vicine, come Serifos, Kithinos e Sifnos, più o meno equidistanti nel range delle 15 miglia, oppure spostare la prua più a Est saltando un isolotto anonimo e semidisabitato come Yaros per poi puntare prima su Tinos, e poi sulla celeberrima Mykonos. 

Symi
Un caicco carico di spugne, un tempo una delle principali attività di Symi, oggi irrinunciabile souvenir turistico.

Più o meno famose

Celeberrima Mykonos? Per onor di verità personalmente non ho mai capito cosa ci sia da celebrare a Mykonos se non la voglia matta di divertirsi, un tempo a suon di syrtaki e di raki, oggi più facilmente a ritmo di un desolante rap condito da spritz, birra e qualche canna.

Poco a che fare comunque con il mare, salvo la quantità di megayacht ormeggiati lungo le sue coste. Però accanto a Mykonos c’è quello che era una volta il più celebrato, questo sì, oracolo del mondo antico. E una visita a Delos, alle sue rovine, e ai templi che ne incorniciano la cima, avendo come colonna sonora solo il silenzio e la voce del vento, vale veramente la pena. Tanto più che è possibile ancorarsi in una rada ben riparata per poi raggiungere la banchina di sbarco con il tender.

Prua su Mykonos dunque? Per chi ama una Grecia un po’ più vera e genuina anche no, quindi consigliamo di puntare a Sud, approdando dopo sole 15 miglia a Kythinos, un’isola poco turistica, quindi per noi interessante. Precisazione d’obbligo: le distanze indicate sono necessariamente medie, in quanti dipende da dove si parte e da dove si arriva.

Altrettanto rustica e poco turistica Serifos, anticamente importante isola mineraria, che però presenta un gradevole porto a Livadhi, anche se non riparatissimo dal Meltemi. L’isola è molto frastagliata e con meteo favorevole offre molte gradevoli baie, tenendo presente che anche i ridossi più invitanti risentono delle raffiche che scendono dalle alture. Più tranquilli gli ancoraggi di Sifnos, altre 15 miglia più a sud, con un versante meridionale che oltre al porto di Kamares offre due piccoli ma validi ancoraggi a Vathy e a Fikiada, quest’ultimo a prova di Meltemi e con delle ottime taverne sulla spiaggia.

A questo punto si pone un’altra scelta dicotomica sull’itinerario, perché proseguendo verso Sud si apre la possibilità di arrivare a veri e propri must della navigazione egea come Milos e Santorini passando per altre isole di notevole interesse, però poi si paga un tratto di navigazione in cui se spira Meltemi si soffre un po’. 

Va inoltre tenuto presente che circa 15 miglia (in Egeo sembra essere una distanza standard) ad E-NE di Sifnos si trova Paros, un’isola bella anche se molto turistica, ma soprattutto uno dei punti di riferimento degli operatori charter, facilmente raggiungibile anche in aereo. Che dire quindi? Decide sempre democraticamente il comandante, ma noi preferiremmo puntare a Sud, dove dopo circa una ventina di miglia si entra nell’immensa baia di Adamas, leggi Milos, facilmente individuabile sia di giorno che di notte, priva di pericoli, e con un porto assolutamente sicuro.

Lindos
Arrivarci non è una passeggiata, ma dall’alto dell’acropoli di Lindos la vista è decisamente spettacolare. Da Venere ad Atlantide

Siamo a Milos, l’isola della Venere (per la cronaca scoperta casualmente da un contadino nel 1820) ma non solo; anzi, l’archeologia lasciamola un po’ da parte, in primo luogo perché la Venere in questione oggi si trova al Louvre e l’isola non ha più grandi vestigia del tempo che fu, ma soprattutto perché le sue maggiori attrazioni sono sul mare: splendide spiagge a cui è facile accostare in barca e spot di rara suggestione soprattutto lungo la sua costa meridionale come la baia di Kleftiko, meta abituale del turismo nautico dell’isola: l’esempio più eclatante e spettacolare della genesi vulcanica di Milos.

La situazione, però, non ha nulla di drammatico, anzi, le sue dirupate e candide scogliere e i faraglioni di pomice circondati da un mare che ne riflette il substrato e i colori, creano un anfiteatro di rara bellezza. E se, girovagando con il tender fra le varie grotte che si aprono sul mare, magari fuori stagione, affiorasse il tenero sguardo di una foca monaca, poca meraviglia perché da queste parti è di casa. 

Si può inoltre tener presente, nel caso voleste alternare qualche membro dell’equipaggio, che l’isola è raggiungibile in aereo, e possiamo anche ricordarci che in Grecia l’estate è lunga a morire, che Milos gode di un ottimo clima e che, considerando l’attuale situazione climatica, salvo l’accorciamento delle giornate, può essere un’ottima meta anche a ottobre o addirittura a novembre.

Prima di lasciare Milos, vale la pena dare un’occhiata ai suoi isolotti satellite, Kimolos e Poliagos, che con una serie di micro isolotti formano una sorta di piccolo arcipelago con varie possibilità di ancoraggio: i canali che separano le isole sono tranquilli, ma sottocosta occorre fare attenzione ad eventuali bassifondi. 

Rodi
Il porto di Rodi, punto di riferimento del charter Egeo.

Cicladi del Sud

Abbiamo così raggiunto il profondo Sud delle Cicladi, e a questo punto possiamo mettere nuovamente la prua a SE per visitare il must più must dell’Egeo: Santorini. Magari, dato che è sulla strada, non prima di aver fatto una sosta a Folegandros, meglio se con tempo stabile perché i suoi ancoraggi non sono il massimo. Alta, imponente, e montuosa l’isola sta guadagnando il favore del turismo più selettivo, ed offre un po’ di tutto.

Ci sono splendide spiagge, cadute di roccia a picco che toccano i 300 metri, la rustica semplicità delle taverne ma anche hotel di gran lusso, e ovviamente non manca, e non va mancata, la classica candida chora abbarbicata sulla cima più alta dell’isola. Qui troverete anche una fortezza e la famosa chiesetta di Maria Vergine (Aghia Panaghia): data la sua posizione arrivarci è un po’ faticoso ma una volta a due passi dalla santità la suggestione è grande e la spettacolarità del panorama anche.

Parlare di Santorini, distante una trentina di miglia sembra un po’ pleonastico, e noi stessi su queste pagine ne abbiamo più volte parlato, ma non si può certo ignorare l’isola più pazzesca che si possa immaginare, la più meridionale e più spettacolare dell’arcipelago essendo nata dai resti di un’eruzione, e non un’eruzione qualunque, ma quella che nel 1450 a.C. con una potenza tre volte superiore a quella del Krakatoa che provocò onde alte 17 metri, causò la morte di 36.000 persone, mise in crisi la civiltà minoica… e causò la fine di Atlantide. O almeno questo ci racconta Platone, e da amanti del mito ci piace crederlo.

Di quest’isola si sa e si è visto tutto, perciò ci limitiamo a ricordare che quando metterete la prua nella sua gigantesca caldera l’emozione sarà grande, soprattutto ricordando che il centro del vulcano è ancora attivo e visitabile, come del resto il Vesuvio, e che entrambi attentamente monitorati dai vulcanologi ogni tanto si fanno notare con una fumatina. Al contrario del Vesuvio, però, che il mare lo domina ma non lo bacia, nei piccoli fiordi di Palea e Nea Kameni, ci si può temporaneamente ancorare e scendere a terra fra nere rocce laviche e cromatismi di vario genere, mentre ogni tanto una zaffata di zolfo ci ricorderà che stiamo camminando sulla cima di un vulcano attivo.

Inevitabile in ogni caso una visita a Thira, il centro vitale dell’isola appollaiato sulle coste della caldera, oggi purtroppo ben diversa e difficilmente riconoscibile da quella che era una quarantina di anni fa, ma pur sempre capace di regalare memorabili emozioni.

E già che ci siamo vale anche la pena fare un salto ad Akrotiri, all’estremo Sud, per visitare gli scavi e il locale museo archeologico e avere un’idea di quell’ultima distruttiva eruzione che, Atlantide o non Atlantide, cambiò la morfologia dell’isola. Per comodità ricordiamo che non troppo lontano da Akrotiri (e a una quindicina di chilometri da Thira) si trova il porto turistico di Vlychada: non è l’unico ormeggio possibile a Santorini, ma è sicuramente il più consigliabile.

Lasciando Santorini e proseguendo verso E, o per la precisione NE, non potendo purtroppo inserire Amorgos perché troppo a nord, possiamo mettere la prua su Astypalea, che la promozione turistica chiama vezzosamente la “Farfalla dell’Egeo”, per le sue caratteristiche morfologiche.

Sulla via, volendo, c’è un isolotto alto, roccioso, quasi dimenticato dal movimento turistico, con un solo villaggio abbarbicato sulla cima di un’altura a due chilometri dall’unico scalo dell’isola. La costruzione di un porticciolo turistico rende oggi più praticabile la visita di questo sperduto lembo di Grecia che nel suo piccolo merita sicuramente una sosta: si chiama Anafi, e finché manterrà la sua naturalezza vale la pena visitarlo. 

Frastagliata e ricca di ridossi, alcuni dei quali inattaccabili dal Meltemi, come Vathi tanto per citarne uno, che è quasi un lago chiuso accessibile da un canale privo di pericoli, Astipalèa è stata per secoli un rifugio apprezzatissimo dai pirati, ma nel suo percorso storico ha avuto, come del resto tutto il Dodecanneso, anche una parentesi italiana: fra il 1912 quando sull’isola fu issato il tricolore, e l’inizio della II guerra mondiale.

A metà strada fra le Cicladi e il Dodecanneso, è un’isola su cui si possono trascorrere diversi giorni cambiando ormeggio ogni sera, includendo una sosta agli isolotti che si trovano 5 miglia a sud delle sue coste. L’approdo principale resta comunque Skala, un porto tranquillo con alle spalle un delizioso paesino sormontato dall’imponente castello veneziano di San Giovanni risalente al XIII secolo.

Circondata da uno splendido mare, Astypalea è una di quelle isole da esplorare anche via terra noleggiando un motorino e zigzagando fra villaggi monasteri, spiagge e ristorantini bordo mare.

Folegandros
Oltre al fascino discreto delle sue intime e candide stradine, la Chora di Folegandros offre una vista spettacolare, soprattutto dalla chiesetta di Aghia Panaghia.

Fra spugne e cavalieri

A questo punto si potrebbe mettere la prua definitivamente su Rodi, ultima tappa della nostra traversata, ma non prima di aver passato almeno un giorno a Symi, isoletta a nord della nostra ultima meta e a un passo dalle coste turche da cui dista appena 4 miglia.

Felice incontro, fra il sacro delle sue decine se non centinaia di monasteri e il profano di un turismo internazionale un po’ invadente, con l’accompagnamento di bellezze naturali e di quell’architettura policroma e tipica del Dodecanneso, Symi offre porti e ridossi sicuri come Yalos, lo scalo principale sempre molto movimentato, dove però trovare posto in banchina durante la stagione è un colpo di fortuna.

In alternativa, lungo le coste frastagliate dell’isola non mancano validi ridossi alternativi, incluso un ancoraggio a prova di Meltemi e molto più tranquillo di Yalos, che è il lago mancato di Panormitis, sull’estremità sud occidentale dell’isola, dove si cala l’ancora su pochi metri di fondo di fronte al monastero di San Michele Arcangelo: il monastero è molto più suggestivo visto dall’esterno e da lontano, ma fosse solo per devozione può valere una visita.

Isola un tempo famosa come centro per la pesca delle spugne, che si praticava sia in apnea sia con rustiche attrezzature da palombaro ed è oggi il più gettonato articolo dello shopping locale, Symi era anche celebre fin dal tempo delle crociate per i suoi cantieri navali. Oggi è più famosa per le sue stradine pittoresche anche se spesso affollate, le taverne affacciate sul mare, la varietà e qualità dello shopping e per le sue incantevoli spiagge molte delle quali più facilmente raggiungibili in barca che da terra. Symi sarà anche un po’ troppo turistica, ma è un must da non perdere.

Rodi è ormai a un passo, per l’esattezza non più di una ventina di miglia per arrivare al porto di Mandraki che si trova proprio sull’estremità NE dell’isola, ed è base di partenza e di arrivo per il mondo del charter egeo.

Certo l’importanza del nome, Rodi, isola che ieri come oggi, dai tempi del “Colosso” a quello dei “Cavalieri”, è stato un grande centro politico e commerciale, fa presagire grandi meraviglie, e così è in effetti, ma non per il diportista, che si troverà un versante nord-occidentale caratterizzato da una costa piatta e priva di ridossi, dove però a poche miglia da terra può valere la pena fare un salto, ed eventualmente anche una sosta, in due isolotti sfuggiti al gran turismo internazionale che ci regaleranno un’ultima immagine di semplicità e natura prima di approdare a Rodi. 

Chalki è il più grande dei due, offre un buon approdo ed un villaggio accogliente con i suoi immancabili ristorantini “bord de mer”. Aspra, arida e montuosa come Chalki, la vicina Alimnià è invece praticamente disabitata, ma conserva qualche rovina del suo passato, incluso quello della seconda guerra mondiale dove la sua grande e superprotetta baia offriva un ottimo rifugio navale e non solo: lo testimonia il relitto di un idrovolante tedesco affondato nelle sue acque e visitabile anche in apnea. Ma la cosa in assoluto più affascinante di queste isole sono la pulizia e la trasparenza del mare, oggi un’esperienza purtroppo sempre più rara.

A questo punto la costa di Rodi è proprio davanti alla nostra prua, ovvero a poco più di 6 miglia, ma per raggiungere il porto di Mandraki, sull’estremità NE dell’isola di miglia ce ne sono da fare una trentina, e una volta messa la prua nel porto si avrà la percezione di come Rodi, una delle isole più grandi dell’Egeo e raggiungibile dall’Italia con volo diretto, sia il punto di riferimento per i maggiori operatori charter.

Indubbiamente affascinante dal punto di vista storico e culturale, Rodi merita una visita non solo della sua capitale, ma anche del suo interno, visitabile noleggiando un motorino o meglio ancora un’auto. 

Oia, Grecia
Meno affollato e caotico di Thira, Oia (pronuncia Ia), è il villaggio più a nord di Santorini, e uno dei punti suggestivi dell’isola.

Must turistici, non certo gli unici ma da non perdere?

Sicuramente la Valle delle Farfalle, con la sua foresta di pini attraversata da un gorgogliante fiumiciattolo dove nella stagione della riproduzione si radunano milioni di farfalle, e il Monastero di Filerimos con relativo sito archeologico ma soprattutto con i suoi pavoni (sì, proprio pavoni) pronti a farsi coccolare.

Rodi è meno affascinante dalla barca, dato che il versante nord occidentale presenta come detto una costa piatta, esposta e priva di ridossi, mentre la perla del versante opposto, su cui si riversano i vari centri turistici, è la baia di Lindos con il suo villaggio abbarbicato sulla costa: una chicca imperdibile.

Si può scendere a terra con il pram e salire all’omonimo villaggio, gradevole mix di centro turistico e antiche vestigia, con le sue stradine intime e piene di negozietti e l’imponente acropoli protetta dalle mura del castello medioevale, che però va conquistata con buone gambe.

Se siete soddisfatti della crociera sarete già pronti a progettare la prossima, e magari anche quella dopo. Di certo in Egeo non mancano le isole, e potrete graduare il vostro itinerario sulla base del tempo disponibile, contando anche sulla situazione che vede oggi tutte le isole facilmente raggiungibili via aereo, traghetto, aliscafo. O magari con la stessa barca noleggiata se avete deciso di partire dalla terraferma.