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Non sempre il navigar m’è dolce in Egeo, soprattutto quando soffia il meltemi. Ma di certo, fra centinaia di isole e migliaia di ridossi, difficile trovare un mare più affascinante e ricco di sorprese. È la bellezza della Grecia.

Sono in molti a sostenere che i momenti più belli di una navigazione sono quando si parte e quando si arriva, e se certo molto dipende da dove si naviga e dalle condizioni del mare, in sostanza c‘è un fondo di verità. Difficile allora trovare una situazione più ideale del navigare in un arcipelago, e se questo arcipelago è composto da centinaia di isole ancora meglio, un concetto che si può tradurre in una sola parola: Grecia.

Zigzagando tra le isole non mancano situazioni decisamente accoglienti come Astipalea.

Qui si possono spendere anni di vacanze in un continuo zapping fra le isole, cambiando ogni giorno meta senza mai esaurire l’elenco, con il comune denominatore di un mare rimasto ancora Mare, dove ad ogni passo ti ritrovi davanti la storia e tutti i nomi conosciuti sui libri di scuola e dove l’ospitalità fa parte del codice genetico di un popolo che, soprattutto sulle isole, ti accoglie sempre con un sorriso.

Se si considera che, contando anche certi scogli non riportati sulle carte, in Grecia si contano quasi tremila fra isole e isolotti davanti ai quali dar fondo, facile immaginare che si naviga quasi sempre a vista a tutto vantaggio di chi ha poca esperienza di navigazione, ma anche con la tranquillità che quando il meltemi bussa alla porta e nasce l’esigenza di un ridosso a portata di timone, ce n’è sempre uno a poche miglia di distanza.

Alla portata di chiunque, la Grecia è quindi un’avventura nautica che, avendo tempi e mezzi, può essere affrontata tranquillamente con la propria barca, sebbene possa risultare più pratico ed economico servirsi di una buona organizzazione charter. Ve ne sono di tutti i tipi, spesso rodate da decenni di attività, nazionali e internazionali, tutte affidabili (anche se alcune indubbiamente più di altre), con un’offerta di barche in grado di soddisfare qualsiasi esigenza e con basi sparse nei punti più strategici. Non mancano ovviamente le barche a motore, ma siamo nel paese del vento e perciò domina la vela.

Suggestive memorie di quella che fu la culla della civiltà si trovano sulle coste sud-orientali di Kea.

Si va allora dal cabinatino di 32’ per vivere in coppia la propria luna di miele nautica, alla flottiglia che si muove al seguito di una barca-guida, per arrivare quindi alle barche più importanti adatte a gruppi di amici. Ovviamente non mancano catamarani e megayacht. Il tutto, dimensioni permettendo, con o senza skipper e a un costo che, suddividendo la spesa, è più o meno quello di un buon albergo.

Quale che sia la scelta, vanno però tenute presenti alcune regole di base. La prima, comune ad ogni navigazione, è quella di formare un equipaggio ben amalgamato, in grado di sorridere anche nelle sempre possibili difficoltà. Da tenere poi presente che il punto di partenza e il punto di arrivo dell’itinerario devono assai preferibilmente coincidere, in quanto una navigazione di sola andata comporta un notevole sovrapprezzo.

Vanno quindi valutati i tempi di navigazione soprattutto in considerazione delle condizioni del mare: per i ritardi nella riconsegna della barca c’è sempre da pagare una penale. L’osservazione non è pleonastica, poiché l’Egeo – come già detto – è la patria del meltemi, gioia e dolore di tutti i velisti: un vento prevalentemente estivo e amico del sole, che di solito (ma non sempre) la sera tende a calare e che come tutti i venti settentrionali è anche amico dei numeri dispari: uno, tre, cinque, sette.

Se il suo persistere va oltre – e qualche volte capita – si corre il rischio di giocarsi la vacanza, per cui, se possibile, è bene stabilire l’itinerario in modo tale da facilitare la rotta di rientro. Una nota a proposito delle barche offerte dalle agenzie. In genere sono tutte in ottimo stato, soggette a costante manutenzione, dotate della strumentazione elettronica di base e semplificate per ciò che riguarda la conduzione, in quanto dotate di randa e fiocco avvolgibili. In caso di problemi, l’intervento di assistenza da parte delle agenzie serie è sempre pronto ed efficiente.

Comunque, come in tutto il mondo, anche in Grecia il noleggio/locazione di una barca comporta una serie di pratiche burocratiche per la maggior parte risolvibili on-line prima della partenza. Spesso, tra le cose richieste, c’è la presenza a bordo di almeno due patentati, o che, oltre allo skipper patentato, ci sia un “secondo” in grado di dimostrare una buona conoscenza dell’arte velica.

La scelta della barca è inevitabilmente legata alla quantità di persone e alle esigenze di navigazione. In ogni caso si tratta di brand internazionali – da Bavaria a Dufour, da Beneteau a Jeanneau, passando per Pajot per i catamarani – e di versioni charter, quindi con più cabine e posti letto rispetto ai modelli standard. Considerando che, vuoi per scelta, vuoi per mancanza di alternative, spesso si ormeggia in rada, la disponibilità di un tender con relativo fuoribordo è più un must che un optional: d’altra parte, provate a pagaiare contro il meltemi anche solo per un centinaio di metri e capirete.

La chora, il tipico candido villaggio abbarbicato sulla cima di una collina, è caratteristica comune a tutte le Cicladi.

Grecia… s’agapò

Grecia, ti amo, si sarà capito. Ma per chi ancora non la conosce, soprattutto sotto il profilo diportistico, vale la pena di fare un sintetico briefing di presentazione. Partiamo dalla costatazione che, soprattutto in Egeo, esistono ancora isolette di disarmante semplicità, dove il contatto con la natura e con la gente del posto ci riporta indietro negli anni.

Il progresso e il turismo hanno tuttavia inciso molto, pertanto oggi, soprattutto durante l’alta stagione e nei luoghi più frequentati, si può trovare un’allegra confusione, non sempre apprezzabile ma compensata da servizi nautici più efficienti. Se le isole più importanti dispongono di una propria marina con tutte le facilità del caso, anche nelle piccole isole si riesce in genere a fare carburante (che spesso viene portato in banchina da piccole autobotti), cambusa e acqua (fosse anche con una lunga manichetta attaccata al lavandino del ristorante in banchina). In alcuni porti – pochi – viene richiesta una modestissima tariffa d’ormeggio da pagare in capitaneria.

A questo punto, vogliamo fare i navigatori o i turisti? In altre parole, preferiamo macinare miglia e miglia in navigazione, arrivando dopo il tramonto in una caletta in cui dar fondo, ebbri di mare e di sole ma soddisfatti, o preferiamo spostarci pigramente di isola in isola suddividendo il tempo tra deliziosi bagnetti e la visita a villaggi e antichità varie, senza dimenticare lo shopping?

Sulla base di quanto sopra proponiamo tre potenziali itinerari che tengano conto sia delle isole imperdibili sia di una certa varietà di situazioni climatiche e paesaggistiche, lasciando quindi che ognuno scelga la propria rotta tenendo come riferimento alcune delle principali basi operative del charter in Grecia, tutte raggiungibili per via aerea. Da tener presente che la grafia dei nomi greci varia con facilità e che le distanze indicate sono le più dirette fra capo e capo di ogni isola.

Raggiungere i punti più suggestivi non è sempre facile, ma ne vale sicuramente la pena per la spettacolarità del paesaggio, come nel caso di Serifos e Sifnos.

Facile e suggestivo

Scegliere Atene, o per meglio dire la marina di Alimos cui fanno capo i principali operatori charter, vuol dire semplificare uno dei principali problemi che si pongono soprattutto nel periodo estivo, vale a dire il raggiungimento della base di partenza. Atene è infatti facilmente raggiungibile anche nel pieno periodo delle vacanze e le disponibilità della marina facilitano tutte le operazioni di pratiche e di cambusa. Da Kea a Milos, punta più meridionale dell’itinerario, la distanza fra le isole e la rotta di base sono pressoché omogenee: parliamo di tratti mediamente di 10 miglia su rotta 160°-170°, da percorrere preferibilmente a ridosso del versante di ponente.

Gli incredibili colori del mare di Milos, dovuti alla pomice che ne costituisce il fondale.

Kea

È la prima isola raggiungibile da Atene dopo aver navigato per 40 miglia, di cui buona parte a ridosso della costa e perciò abbastanza protetti da un eventuale meltemi. L’isola, semplice ma accogliente, pur appartenendo alle Cicladi non ne rispecchia la classica iconografia se non per l’aspetto brullo delle coste¬¬ frastagliate e montagnose. Si può dare fondo in rada nei vari ancoraggi o, soprattutto fuori stagione, ormeggiare in banchina nei pressi del villaggio di Vourkari, meglio se all’inglese in caso di meltemi teso, anche perché il fondale scende rapidamente e richiede un accorto ancoraggio.

Hydra, un po’ come Mykonos, può essere amata o snobbata, ma resta pur sempre un luogo deliziosamente accogliente.

Serifos e Kithinos

Fatto un doveroso stop-and-go su Kithinos, isola appena sfiorata dal gran turismo internazionale e ricca di piacevoli ridossi, a Serifos il paesaggio si fa più cicladico e rende irrinunciabile un approdo nella baia di Livadhi, a Sud-Est dell’isola, per salire al piccolo villaggio, la classica chora, che domina dall’alto l’intera baia. Lo spettacolo è splendido, con vista sulle isole circostanti, e con il suggestivo candido contorno di chiesette e mulini a vento.

Mykonos, forse la più mondana delle isole greche, dispone di una moderna ed efficiente marina a cui fanno capo le grandi compagnie del charter.

Sifnos

Sempre mantenendo la prua grosso modo sui 160°, la serie di questa catena di isole tra loro equidistanti si chiude con Sifnos, estremo Ovest delle Cicladi, più verde e montagnosa delle altre e forse la più bella: sicuramente la più accogliente per chi naviga. Se infatti la parte terrestre non offre attrattive diverse da quelle delle altre isole, la costa frastagliata del versante Ovest, con il suo alternarsi di spiagge e baie rocciose, è un invito allo zapping costiero, con la sicurezza di ridossi affidabili come quello di Kamares, principale centro dell’isola, o gli ancoraggi intimi e ben protetti di Fikiada e Vathy, sulle cui coste si trovano sempre piccole ma accoglienti taverne.

Le spettacolari rovine di Delos, isolotto a due miglia da Mykonos, antica sede di un famoso oracolo la cui sacralità è ancor oggi percepibile.

Milos

La penultima tappa dell’itinerario ci porta però all’isola più importante, Milos, nome noto forse più per la sua Venere – che oggi riposa nelle sale del Louvre – che per le sue bellezze naturali, che invece sono molte.

A partire dalla suggestione di essere nella bocca di un vulcano, oggi invaso dal mare. L’isola è grande, ha due isolotti satellite – Kimolos e Poliagos – che meritano una visita, un’immensa rada ben protetta sia alla fonda (ma il meltemi può portare violente raffiche) sia con la poppa in banchina nel porto di Adamas, cui fa da cornice un gradevole villaggio con possibilità di shopping, cambusa e sempre apprezzatissime taverne con cucina locale, il tutto immerso in un’atmosfera tranquilla e rilassata.

All’interno dell’isola non c’è molto da vedere, a parte il museo archeologico, ma il vero spettacolo sono le coste che, proprio per la loro natura vulcanica, si presentano a volte nere come la lava, altre volte candide come pomice, frastagliate con alternanza di spiagge e accoglienti baie anche se prive di ridossi sicuri, e soprattutto con straordinari colori del mare dovuti ai fondali ricoperti da depositi di pomice, particolarmente evidenti nel versante Sud.

Paros, centro molto attivo per il charter, offre coste rocciose e frastagliate in cui godere la limpidezza del mare.

Hydra

Dovendo riportare la barca ad Atene, esistono due possibilità. Tornare lungo la stessa rotta rivisitando i luoghi che ci sono più piaciuti e godendo di una navigazione sempre assistita da buoni ridossi, oppure, se esiste la ragionevole certezza di una stabilità meteo, affrontare una navigazione offshore e raggiungere dopo poco più di 50 miglia Hydra, perla del golfo Saronico, isola mondana e rilucente di modernità fuse con la seducente architettura dei secoli scorsi, ovvero di quando l’isola era un’importante capitale del commercio marittimo. Oggi Hydra è molto battuta dal turismo locale e nautico, tanto che in estate ci sono poche speranze di trovare posto in banchina. Ma la particolarità della location, per chi dopo tanta natura non avesse difficoltà a tornare fra la gente (tanta), merita sicuramente uno stop & go.

La spettacolare chora di Folegandros, con in alto la chiesetta di Aghia Panaghia.

Le imperdibili

Ci sono isole che, per una ragione o per l’altra, non possono essere perse: Mykonos per la sua mondanità; Delos per la suggestione delle sue rovine; Santorini per lo spettacolo della caldera. Noi ci aggiungiamo le “Piccole Cicladi” (Skhinoussa, Koufonisia, Karos), per essere un po’ fuori dal mondo, e Amorgos per l’imponente impatto del paesaggio. L’ultima tappa per chiudere il ciclo passa per Dhenousa, isoletta piuttosto anonima, 9 miglia a Est di Naxos, da considerare per i suoi comunque non strepitosi ridossi in caso di meltemi, data la rotta che ci riporterà a Mykonos.

Uno dei più suggestivi spettacoli delle Cicladi: la caldera di Santorini, vista dalla sommità di Thira, oggi capitale del turismo internazionale.

Mykonos

Chi la ama e chi la snobba, mondana e alternativa, comunque dotata di una bella marina (anche se un po’ distante dal paese) alla quale fanno capo numerose compagnie di charter. Comunque la si pensi, anche se un po’ artefatta, Mykonos è comunque una località decisamente gradevole e suggestiva che merita una sosta, se non altro perché un po’ di mondanità non ha mai fatto male a nessuno. Costeggiando l’isola, passando per le numerose e affollate baie orlate di sdraio ed ombrelloni, capita di trovarsi in compagnia di strepitosi megayacht: uno spettacolo che, per alcuni, rappresenta un’attrattiva da non sottovalutare.

Il monastero di Hozoviotissa, a strapiombo sul mare.

Delos

Poco più di 2 miglia a Ovest di Mykonos, lo scenario cambia drasticamente. Delos è infatti un’isoletta arida e disabitata: ieri, anzi l’altro ieri, il più importante centro religioso dell’Egeo; oggi, uno strepitoso palcoscenico di rovine che si estendono fino alla cima della collina da cui si domina il paesaggio, tra colonne di antichi templi. L’approdo (solo per i tender) si trova nel canale tra Delos e la quasi confinante Rhinia ed è quindi molto ben protetto, sebbene sotto meltemi l’aria si incanali potendo generare forti raffiche. Non manca qualche secca che richiede un po’ d’attenzione, ma niente di serio.

In ogni caso non si può perdere l’isola dove nacque Apollo, la “Pompei dell’Egeo”, dal 1990 Patrimonio dell’Umanità e sede di un interessantissimo museo. Per passare la notte nelle vicinanze, Rhinia offre sul versante Sud un ancoraggio ben ridossato.

Le spugne, tipici souvenir in vendita lungo le banchine del pittoresco porto di Symi.

Paros

Viva, turistica e in costante fermento nautico essendo un’importante base per le compagnie di charter, Paros, e in particolare il porto di Paroikia (nel porto di Noussa, a Nord, la situazione cambia di poco), sarebbe anche invitante, ma il condizionale è d’obbligo per le difficoltà di trovare posto in banchina. Se non ci sono esigenze particolari, meglio godersi la costa navigando verso Sud, passando con la massima attenzione lo stretto e basso canale fra Paros e Antiparos, per poi dar fondo nella ben ridossata baia di Dhespotiko, un tempo rifugio di pirati. Il canale fra Paros e Naxos è il paradiso dei surfisti, e questo già la dice lunga sulla situazione vento. Non va sottovalutata neppure la presenza di diverse secche poco visibili, soprattutto con mare formato.

Il meltemi è il più fedele compagno dell’Egeo. Anche se a volte esagera e lo si può maledire, più spesso accompagna felicemente le nostre navigazioni. Non mancano tuttavia le più morbide brezze che costringono il velista a sfruttare ogni minima refola.

Folegandros

Aspra e rocciosa, ma anche ricca di splendide spiagge, passa per essere la perla poco conosciuta delle Cicladi. Verissimo. L’isola è spettacolare nel paesaggio, ha un porto tranquillo ed accogliente, non è troppo turistica e se costringe a qualche camminata…ne vale la pena. Come non raggiungere infatti la chiesetta di Aghia Panaghia, anche a costo di qualche litro di sudore? Il suo mare, come un po’ in tutta la Grecia, è un concentrato di limpidezza e pulizia.

Santorini

Una volta, per salire dal porto alla chora (Thira) si andava a dorso di mulo o a piedi. Oggi c’è anche la funicolare. Al di là del drastico cambiamento dell’isola più spettacolare del Mediterraneo, fosse o non fosse la leggendaria Atlantide, Santorini non la si può evitare: sarebbe come andare a Roma e non vedere il Colosseo.

Il paese e le sue propaggini sono accoglienti e turisticamente gradevoli, in grado di sedurre anche marinai dalla scorza dura. Lo spettacolo della caldera sprofondata in mare causando la più catastrofica eruzione della nostra storia (1600 a.C.) è impagabile. Al tramonto, di fronte a un bicchiere di ouzo ghiacciato, direi addirittura commovente. Nea Kameni, l’isolotto al centro della caldera, ospita il cratere ancora attivo del vulcano.

Per la parte storico-archeologica c’è il museo di Akrotiri, un must, mentre ai fini nautici sul versante Sud dell’isola, un po’ distante dal paese, c’è la marina (non grandiosa e a basso pescaggio) di Vlichada, in alta stagione sempre molto affollata. La cosa va considerata con attenzione, trattandosi dell’unica possibilità, o quasi, di ormeggio a Santorini. Le uniche alternative più o meno affidabili sono i ridossi nei pressi di Capo Akrotiri o di Nea Kameni, o la baia di Aghios Nikolaos a Thirasia, che è l’isolotto superstite che chiudeva il cerchio della caldera, e dove oggi ci sono anche un paio di ristoranti. A proposito, Santorini produce un ottimo vino.

La cartina riassume i nostri itinerari, che rappresentanto solo tre delle infinite scelte possibili riguardanti l’Egeo.

Amorgos

Con i suoi spettacolari strapiombi a picco sul mare e la sua lontananza dalle rotte del gran turismo, l’isola ha il suo indubbio fascino. Alquanto esposta al meltemi, ha un porto sicuro (Katapola) dove fare i vari rifornimenti e qualche ancoraggio sul versante di NO: consigliabili con bel tempo quello di Kolofana e quello più accogliente a ridosso dell’isolotto di Nikouria. Al contrario, l’isola è assolutamente inaccessibile sul versante di SE, dove però si può ammirare lo straordinario monastero di Hozoviotissa, appollaiato su una parete 300 metri a picco sul mare. Trecento sono anche gli scalini da fare per raggiungerlo via terra (sconsigliabile in estate), ma via mare è anche più spettacolare. Ad Amorgos, per chi se lo ricorda, Louc Besson ha girato “Il Grande Blu”.

Non solo turismo

Abbiamo tralasciato con dispiacere le Sporadi, l’arcipelago più verde dell’Egeo, per navigare lungo le coste del Dodecanneso fra isole note e meno note. Un po’ perché, sebbene la navigazione nell’arcipelago si faccia impegnativa a causa del meltemi e delle distanze, si possono comunque scoprire situazioni che ripagano ampiamente della fatica; un po’ perché la base di partenza, Rodi, è facilmente raggiungibile dall’Italia anche con voli diretti. Siamo a un passo dalle coste turche e qui si passa con facilità da zone ad alto tasso turistico ad altre dove si ritrova il piacere della semplicità, tralasciando le poche spiagge coperte di sdraio e ombrelloni per godere paesaggi a volte mozzafiato.

Rodi

Come altre isole del Dodecanneso, Rodi ha avuto la sua parentesi italiana (dal 1912 al 1947) di cui conserva il ricordo, mentre del gigantesco “colosso” alto ben 32 metri non resta che la leggenda. È una delle isole più grandi dell’Egeo, turistica ma gradevole, cosmopolita e un po’ caotica, con un interno che merita una visita (da non mancare la Valle delle Farfalle) e un porto molto frequentato cui fanno capo i maggiori operatori del charter. Per l’andamento ciclico del nostro itinerario saranno le condizioni meteo a dettare la scelta della rotta tra il versante esposto a SE, un po’ più ridossato, e quello che guarda a NO. In entrambi i casi, però, la costa non offre granché, salvo nel primo, per l’imperdibile baia di Lindos dominata dalla splendida acropoli, o nel secondo, per le isolette di Kalki e Alimnià che, distanti poche miglia, offrono buoni ancoraggi, talvolta anche in banchina.

Symi

Puntando verso Nord, a sole 4 miglia dalla costa turca, Symi è una meta molto ricercata dal turismo e pure da chi naviga, essendo ricca di ancoraggi. Sede un tempo di grandi cantieri e di un’importante flotta per la pesca delle spugne (attività svolta allora da palombari e apneisti, ma oggi pressoché scomparsa), il porto è molto accogliente ma non è facile trovarvi posto in estate. In ogni caso è bene ricordare che i fondali sono alti e c’è da dare molta catena. La migliore alternativa è la riparatissima baia di Panormitis, sul versante Sud, quasi un lago con l’immancabile ma non straordinario monastero.

Nisiros e Tilos

Sulla rotta per Astipalea, queste due piccole isole possono senz’altro valere una sosta. Nisiros è il cono superstite di un antico vulcano (peraltro ancora attivo): in pratica un’isola tondeggiante e priva di ridossi, con un porto esposto a Nord (Mandraki) che sotto meltemi non è il massimo della sicurezza. Con tempo stabile vale la pena fermarsi per un drink nelle taverne bordo mare, per salire al cratere (servono una giornata, buone scarpe e buone gambe), o anche solo per fare quattro passi a terra fra le stradine del villaggio.
Anche Tilos è al di fuori delle rotte del turismo di massa – il che non guasta – ed è anche molto frastagliata e ricca di ridossi e di una varietà di spiagge: a volte di sabbia, a volte di ciottoli, intime e accoglienti o aperte e lunghe quanto Ipanema, comunque ben accostabili dalla barca. Dire che il mare è splendido è riduttivo, ma questa in Grecia è qualità comune. Il porto, piccolo ma accogliente con i suoi ristorantini sull’acqua, offre un ormeggio abbastanza tranquillo sia in banchina – volendo anche all’inglese quando non sono in arrivo traghetti – sia alla fonda.

Astipalea

Non si è mai capito se considerarla appartenente alle Cicladi o al Dodecanneso, ma poco importa: l’isola, la prima ad essere occupata dagli italiani nel 1912, è comunque splendida e, sebbene sia distante da Tilos più di 40 miglia, merita la traversata. Particolare la sua forma a farfalla, con un corpo-istmo spiaggioso di poche centinaia di metri da cui si allargano le ali. Le sue coste rocciose e frastagliate, ricche di ridossi, furono al tempo ben frequentate – si fa per dire – dai pirati, ma oggi sono meta di un diporto amante della tranquillità e della bellezza. Un po’ meno tranquillo il porto principale di Skala, ma delizioso per le sue taverne e lo shopping raffinato. Bello il castello che domina il paese dalla cima di una collina, mentre fra i numerosi ancoraggi sono da privilegiare Maltezana, Livadhia e Agrilithi sulla costa Sud, e il fiordo di Vathi sul versante nord-orientale dell’isola.

Karpathos

Da Astipalea a Karphatos ci sono ben 60 miglia di mare aperto, ma se soffia meltemi godetevele tutte perché viaggiare a 11 nodi di solo fiocco con un bel mare di poppa non è da tutti i giorni. Karpathos è un gigantesco bastione roccioso scarso di ridossi, verde e scosceso, che solo apparentemente sbarra il passo al meltemi. Lo stesso porto di Pigadia sotto questo vento non offre il massimo del ridosso, così come gli ancoraggi sulla punta Sud (Makri Yalo e Amorfos).

Però, navigando sottocosta lungo il versante orientale, si veleggia piacevolmente apprezzando la scenografica morfologia dell’isola. Paradossalmente sicuro, a patto di riuscire a entrarci, è invece l’ancoraggio di Tristomo, sull’apice di NO, un profondo fiordo dall’entrata difficile e nascosta da due scogli: all’interno è come un lago. Da non perdere una visita al villaggio di Olympos: appollaiato sulla montagna, è infatti rimasto ancorato al passato ed è accessibile via bus o taxi dallo scalo di Diafani, sul versante orientale, al cui moletto (molto…etto) potrete ormeggiarvi.<p style=”text-align: center;”>Scarica pdf Nautica Luglio 2022</p>